Un viaggio in Giappone, per gli amanti dei cartoni animati, è un rischio per la sanità mentale. Tutto sembra familiare, riconosci metà delle cose perché fanno parte dei tuoi ricordi dinfanzia, quindi è come essere a casa ma senza i tuoi genitori, come vivere nella tua città natale ma senza gli abitanti. una strana sensazione, ogni cosa, oggetto o luogo, apre un cassetto della tua mente e ti riporta a una sensazione.

Se prendi un treno verso Hakone puoi scorgere la fortezza delle scienze, oppure puoi trovarti a mangiare al Mambo, il locale di Licia e Marrabbio o ancora, con un po di fortuna, incontrare Ken Shiro in qualche lotta clandestina nei sobborghi a luci rosse di Shinjuku.

Io però avevo rimosso un personaggio della mia infanzia che mi aveva fatto apprezzare il teatro e che ho inaspettatamente ritrovato in un internet cafè, grazie a una sorprendete coincidenza di eventi. Fra le e-mail che stavo scaricando, ce nera una del mio bancario di fiducia che, per una volta, non minacciava di bloccare la mia carta di credito, ma voleva solo fare una richiesta per conto di una sua amica.

Mentre il computer lavorava, noto nello scaffale di fianco a me, fra le mille copertine dei fumetti in vendita, il volto di Maya Kitajima, la grande attrice protagonista dei fumetti di Suzue Miuchi. Quella che aveva il grande sogno di interpretare La Dea Scarlatta e che dopo 24 anni non lo ha ancora realizzato.

La mail del bancario diceva così: Ciao Alberto come ti dicevo quando ci siamo incontrati, cè una serie a fumetti che mi sta tanto a cuore e pare che in Giappone sia uscito lultimo volume, (fai conto che è iniziata nel 76) Si chiama Maya no garasu no kamen e il volume è il numero 43! Si tratta di uno Shojo manga, un fumetto per ragazze e dovrebbe essere edito da Hakusensha. Siccome è lultimo vorrei tanto sapere come finisce la saga. Pare che lautrice abbia deciso di farsi monaca e per questo prepara i nuovi episodi a distanza di mesi e mesi luno dallaltro. A nulla sono valse le preghiere dei fan di pubblicare i volumi con cadenze più regolari. Sembra addirittura abbia ricevuto una lettera da una ottantenne che le supplicava di pubblicare lultimo volume prima della sua morte. Puoi dire al tuo amico che se mi porta una copia gli faccio un monumento? Tienimi aggiornata e se non fosse uscito il fumetto giuro che mi immolo! Firmato Clara.

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Io che ho il cuore d’oro – come mi ha insegnato Candy Candy – sono corso ad acquistare due copie del fumetto, pensando soprattutto alla statua che Clara avrebbe eretto in mio onore. E sfogliando le pagine ho scoperto che neanche questa volta Maya aveva realizzato il suo sogno. “Glass No Kamen” ovvero “Il grande sogno di Maya”, è uno dei fumetti giapponesi più longevi.

 

Più che una monaca la sua autrice è una lumaca! Non si può certo paragonarla ai classici fumettisti stressati che disegnano pure nel sonno o in treno pur di non consegnare le tavole in ritardo. Se la notizia dei voti pare sia una leggenda urbana, la nostra Maya è diventata davvero una leggenda in Giappone.Nello stand dell’internet cafè, il suo volume era segnalato con un cartello e messo in evidenza rispetto agli altri, come a dire: finalmente Suzue Miuchi si è degnata di disegnare!

 

Il cartone animato che hanno tratto dalla serie ebbe grande successo in Italia negli anni Ottanta, ma i fan non hanno mai scoperto il finale. Maya è una ragazza modesta, non tanto bella e di famiglia povera ma con un grande talento per la recitazione. La sua insegnante – la temibile signora Tsukikage, una virago senza occhio e unica proprietaria dei diritti della piece “La Dea Scarlatta” -, l’addestrerà e la formerà durante tutta la sua carriera di attrice. Ad aiutare Maya anche un benefattore misterioso che pagherà gli studi e la incoraggerà sempre con delle rose a ogni prima teatrale.

 

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IL GRANDE SOGNO DI MAYA

 

 

Il sacrificio è una costante di tutte le serie giapponesi, e persino chi recita deve soffrire: Maya non è da meno e vestita di lastre di bambù interpreterà una bambola di porcellana, talmente rigida e ferma che il minimo movimento le provoca ferite sanguinanti.

 

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Proprio un cartone per tutta la famiglia: nessun violento combattimento, nessuno che si trasforma e che lancia razzi per aria, niente terribili onde energetiche, né tanto meno cani parlanti. Solo un’esaltazione dello spirito di sacrificio, colonna portante per la morale del “se vuoi puoi”.

 

L’antagonista di Maya è la bionda, ricca e saccente Ayumi Himekawa, anche lei candidata a interpretare “La Dea Scarlatta”. Le due ragazze si contendono il ruolo più ambito a colpi di monologhi interminabili e studi massacranti. Il cartone animato si conclude senza che la contesa sia risolta. E nemmeno il fumetto ha dato a oggi una risposta.

 

Con questi ritmi di pubblicazione i fan della serie dovranno forse aspettare il 2050 per sapere se Maya interpreterà “La Dea Scarlatta” o morirà di vecchiaia nell’ospizio per attrici di Tokyo. Sfogliando i diversi volumi del fumetto è curioso notare i cambiamenti d’epoca: nel numero uno i protagonisti vestono anni Settanta e usano un linguaggio melenso e ridondante; negli ultimi numeri li ritrovi un pochino più contemporanei, dotati di telefoni cellulari e a volte maliziosi nei loro dialoghi.

 

Dell’anime è stato girato un remake, edito da Yamato Video, più moderno ma senza aggiunte degne di rilievo. Per chiudere il cerchio i giapponesi della Tv Asahi hanno anche prodotto due telefilm con attrici poco somiglianti e con doti recitative discutibili. Per una volta la fantasia ha battuto la realtà!

 

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DEL TELEFILM TRATTO DA

IL GRANDE SOGNO DI MAYA

 

 

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“Caro Alberto puoi dire alla tua amica che può considerare il volume come già nelle sue mani e che la statua la voglio di bronzo. Immagino che del fumetto guarderà soltanto le figure. Oppure riesce a leggere il giapponese? Non dirle però che la serie non è finita e che le toccherà aspettare ancora secoli prima di sapere che fine farà Maya.” Io però la mia statua non l’ho ancora vista!

 

(Gabriele de Risi)

 

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