Paola Barale, con La Pupa e il Secchione, torna in grande stile sul piccolo schermo dopo interminabili anni di assenza e una piccola parentesi a La Talpa in un ruolo minore. Non che altre occasioni non le avesse avute. E’ che Paola Barale aspettava l’occasione giusta per rimettersi in gioco. E La Pupa e il Secchione ha rappresentato proprio questo. In un’intervista rilasciata a Davidemaggio.it, racconta di come, dopo l’esilio volontario dalla tv, La Pupa e il Secchione al abbia fatto tornare al voglia di ricomparire in video. Per la prima volta da quando lasciò Buona Domenica, semplicemente perché voleva «fare altro. Potevo permettermi il lusso – spiega – di fermarmi un attimo, cosa che ritengo sia una grande opportunità che non tutti hanno, e ho preso del tempo». E poi? «Alcune cose che mi hanno proposto non mi sono piaciute, quelle che aspettavo non sono mai arrivate ma ora è arrivata quest’opportunità in un momento in cui avevo davvero una gran voglia di tornare». E così Paola Barale ha accettato di fare La Pupa e il Secchione.



Pare, in ogni caso che Paola Barale non abbia accettato subito di condurre La Pupa e il Secchione: ma «non per una questione economica» tiene a sottolineare. «Sin dall’inizio racconta Paola Barale – da quel punto di vista, non ci sono stati problemi. La conduzione de La Pupa e il Secchione le avrebbe garantito un lauto stipendio. Per Paola Barale «era, invece, una questione di contenuti». All’epoca, infatti, era all’estero e non vide la prima versione de La Pupa e il Secchione. «Stando a ciò che si diceva, mi sembrava che non mi piacesse». Poi, invece, La Pupa e il Secchione è riuscito a conquistarla. «Prima di accettare, quindi, ho voluto vedere di cosa si trattasse e capire quale sarebbe stato il mio ruolo



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Cosa ha fatto cambiare a Paola Barale idea su la Pupa e il Secchione? Semplice: pensava che La Pupa e il Secchione fosse offensivo nei confronti della donne. Ma, in realtà, «ho visto che si trattava di un gioco, una parodia. E mi piace perché è spudoratamente onesto nel senso che non fa finta di essere un’altra cosa».

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