Prendete un appartamento e prendete un gruppo di amici. Ecco la ricetta perfetta (e anche un po’ trita, diciamo la verità) per una sit-com leggera e divertente. Being human ha un appartamento e ha un gruppo di amici, ma non è un serial che fa sorridere, anzi.

Mitchell e George, amici e colleghi di lavoro, si sono da poco trasferiti in un piccolo appartamento della periferia di Bristol. Dopo aver finito il trasloco, i due scoprono che l’appartamento è infestato da un fantasma, Annie, la ragazza che viveva lì prima di loro, morta in circostanze misteriose. Per i due amici il problema non sussiste, visto che George è un licantropo e Mitchell un vampiro, entrambi con il desiderio di integrarsi con la società, di diventare umani.

Se pensate che questo Being human, serie televisiva creata da Toby Whithouse, sembri essere uno dei tanti prodotti derivativi dal fenomeno Twilight (la saga con protagonista Robert Pattinson), vi sbagliate di grosso. Se da una parte Twilight piega la mitologia vampiresca a favore di una storia d’amore priva di dolore e sofferenza (e ricca di uno sciapo romanticismo), Being human usa la mitologia dell’horror classico per creare un impianto drammaturgico sorprendente, emozionante, ricco di pathos e sentimenti veri, pulsanti.

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Being human affronta con inaspettata serietà temi importanti come l’integrazione, il pregiudizio, la ricerca della verità e dell’innocenza, il rapporto con il proprio corpo e le voglie impulsive della carne, il senso di colpa, usando come chiave di interpretazione tre figure atipiche (ma chi ben conosce l’horror non si stupirà più di tanto della scelta).

Scendono quindi in campo vampiri, fantasmi e licantropi per parlare dell’umanità reietta ed esclusa, che cerca di integrarsi con il mondo, ma una serie di fattori (in primis le condizioni sociali e quelle fisiche) non permettono loro di farlo. Being human è la storia di un cammino di tre outsider verso il sogno di diventare (o semplicemente tornare) essere umani, un viaggio la cui missione (quasi del tutto impossibile) è il recupero delle debolezze dell’uomo a favore della schiavitù mentale e corporea del male che si è impossessato di loro.

Sorretto da un’ottima sceneggiatura che, oltre alla forte impronta drammatica, è ben coadiuvata da una linea mistery e da un filo di sense of humour tipicamente inglese, Being human è l’ennesima conferma di come la televisione inglese stia superando, in quanto a originalità, gli analoghi prodotti statunitensi, coniugando il piacere di seguire una storia all’importanza di far riflettere e proporre sempre nuovi spunti di riflessione al proprio pubblico.