Cè stato chi, sullonda dellentusiasmo per il ritorno della comicità a Rai Uno, ha cantato vittoria un po troppo presto. Si, perché dopo il 22,7% ottenuto da Voglia di aria fresca nel corso della prima puntata, lo show comico di Mamma Rai ha perso 5 punti di share, crollando a un misero 17,7% e regalando lo scettro della prima serata a Squadra antimafia 2 della rivale Mediaset.
Stasera si gioca la semifinale e siamo tutti curiosi di vedere se Carlo Conti e i suoi autori siano rimasti fedeli alla struttura collaudata nelle prime due puntate oppure se abbiano deciso di apportare qualche briosa modifica in vista della terza e penultima diretta.
molto difficile che la compagnia comica della Rai decida un colpo di coda, soprattutto perché il viaggio per portare il format in viale Mazzini è stato lungo. partito allinizio degli anni 90, quando Aria Fresca – questo il titolo del cult a cui il programma si ispira e che portò alla ribalta comici quali Pieraccioni, Solfrizzi, Panariello – impazzava sulle locali reti toscane.
Allora sicuramente lo show parlava una lingua televisiva nuova, portando comici e sketch diversi sul palco e di fronte a un unico presentatore. Ma oggi? Questo stesso formato ha trovato applicazioni di successo in programmi come Zelig, a cui Voglia di aria fresca fa pensare.
La differenza tra i due, però, è abissale. Dovessimo usare unimmagine per rappresentare lo stato dei due show, useremmo quella di una farfalla. Zelig ha spiccato il volo, Voglia di aria fresca è un bozzolo che non si trasformerà mai.
Di chi è la colpa? Di chi non ha saputo adattare lidea al contesto di Rai Uno? Di un falso senso del pudore? Del gap tra il desiderio di usare un linguaggio televisivo davanguardia per ragioni storiche e lincapacità – o forse peggio ancora limpossibilità – di sfruttarne appieno le potenzialità?
Perché Voglia di aria fresca è ironia, è parodia, è comico divertimento, è imitazione e sketch. La parodia a nulla serve, però, se è buonista e sottotono. Ecco, è proprio questa limpressione che è emersa dalle prime due puntate. Unironia buona che alterna personaggi leggeri ad altri che vorrebbero essere velenosi – anche nei confronti della stessa Rai – ma non ci riescono. Forse per rispetto o timore delle regole imposte dalla padrona di casa.
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Il risultato sono due ore di ritmo più o meno serrato ma di tono differente nella risata, a cui nulla – o poco – valgono i nomi illustri di Franco Neri, Sconsolata o Emanuela Aureli. Neppure Conti riesce a sollevare interesse, lui che dovrebbe essere la spalla dei comici che scendono in campo e invece è un po’ fiacco nel suo smoking nero.
Non so se dopo tutto questo ci sia ancora rimasta voglia di aria fresca. La primavera in casa Rai quest’anno non è ancora arrivata.