Carnevale è una delle feste preferite dei bambini. Oggi li vedo vestiti da Spiderman, Batman, Winx o da Ape Regina. Quando ero piccolo io, se eri fortunato ti capitava il vestito da Peter Pan, ma se la mamma non aveva voglia di cucirtelo o di comprartelo finiva che dovevi ripiegare sul triste Pagliaccio o sul patetico Pierrot.

Ricordo di aver avuto un costume da Visitor, da Principe delle Nevi e da Robin Hood. Poi, crescendo, volevo emulare i miei miti, ovvero i personaggi dei cartoni animati. Insieme a tutti i miei cugini festeggiavamo il carnevale dalla nonna e ci divertivamo fingendo di essere abili ladri e compiendo piccoli furtarelli nelle ville del vicinato.

Tranquilli, non eravamo una baby gang. Il massimo che riuscivamo a raccimolare erano fiori recisi, vasi rubati dal balcone e mollette per stendere i panni.

Scusa Gabriele, da cosa sei vestito?. Capitan Harlock. Ma guarda che il tuo costume è da Zorro!. E tu invece, cugina invidiosa, da cosa sei travestita?. Io? Da Occhi di gatto!. Non è vero, stai indossando solo una tuta da ginnastica!.

I ladri più famosi del mio periodo erano indiscutibilmente Lupin, Diabolik e le tre sorelle Kisugi, alias Occhi di gatto. Altro che Eva Kant! Sheila, Tati e Kelly sono state nominate a furor di popolo come i personaggi più sexy dellanimazione giapponese. Conosciute in patria con il nome di Hitomi, Ai e Rui, le belle ladre nipponiche hanno conquistato un posto nellOlimpo dei cartoni animati.

Io non capivo come facessero a saltare per i tetti, ma sicuramente le loro acrobazie, le rocambolesche fughe e gli inseguimenti mozza fiato ne facevano un anime poliziesco ricco di colpi di scena e con inquadrature maliziose che ammiccavano anche al pubblico adulto.

La trama narra di tre sorelle che di giorno gestiscono un bar – il Cats eye- e che di notte si trasformano in atletiche acrobate e rubano tutte le opere appartenute allartista Heintz, ovvero il loro padre misteriosamente scomparso.

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Tre donne con tre abilità ben distinte: Sheila, la più atletica, è quello che esegue i colpi; Tati, la più giovane, si occupa di tecnologia e costruisce marchingegni che neanche l’ispettore Gadget sarebbe in grado di fare; infine Kelly, la maggiore, è la mente del gruppo e a parer mio la più sensuale. A complicare l’intreccio narrativo c’è Matthew, il fidanzato di Sheila, poliziotto e acerrimo nemico di Occhi di gatto.

 

Tsukasa Hojo, il mangaka che le ha create, ha il pallino per le belle donne: sue sono anche opere come “City Hunter”, “Rush” e il divertentissimo “Family Compo” dove le protagoniste femminili si distinguono per l’avvenenza.

 

“Gabriele, ti va se andiamo dentro la villa dei vicini e rubiamo le uova delle galline?”. “Sei matta? Non si possono fare queste cose”. La mia resistenza dura poco e senza farmelo ripetere due volte ecco che mi ritrovo dentro il giardino della dirimpettaia di mia nonna. Il piano di mia cugina era però quello di vendicarsi della figura che le avevo fatto fare davanti agli amichetti con la storia della tuta e invece di seguirmi nel pollaio, corre dal proprietario di casa a denunciarmi. Il resto ve lo lascio immaginare, beccato in flagrante con mantello e maschera a toccare il sedere delle galline.

 

Occhi di gatto invece non le beccavano mai. Neanche la poliziotta Alice, scelta per la sua astuzia, è stata capace di fermarle. Gli unici a bloccarle in qualche modo sono stati gli adattatori italiani. Fra la prima messa in onda e la seconda ci fu un grande taglia e cuci della serie: via le scollature che facevano intravedere seni troppo prosperosi e le scene di nudo sotto la doccia. Peccato perché sono pochi i cartoni che mostrano i protagonisti nel loro momento più intimo, intendo quello dell’igiene personale!

 

In Giappone il successo di un cartone animato si misura con la ricchezza del merchandising prodotto: dai giocattoli per tutti i gusti alle figurine, dal portachiavi al rossetto. E a segnare il trionfo di una serie, il film con gli attori veri.

 

Non sono fuggite a quest’operazione neanche le tre sorelle. Nel 1997 il regista Kaizo Hayashi gira il Live Action di “Cat’s eye”, molto fedele all’anime tranne che per i costumi, copiati praticamente dalla famosa Cat Woman di Tim Burton.

 

GUARDA UNO SPEZZONE

DEL FILM CAT’S EYE

 

 

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Due sono i finali della serie: quello più romantico del fumetto, dove Matthew scopre la verità, e quello del cartone animato, dove Sheila e Matthew vengono scelti come protagonisti di una piece teatrale dedicata proprio a “Occhi di gatto”.

 

La sigla italiana della serie è cantata da Cristina D’Avena. Molte delle sue sigle sono state adattate anche per le edizioni francesi dei cartoni animati, ma stranamente il motivo di “Occhi di gatto” è stato usato come colonna sonora del cartone “Hallo Sandybell”.

 

GUARDA LA SIGLA ITALIANA

DI OCCHI DI GATTO

 

 

Ora andatevi a vedere la versione francese della sigla di “Cat’s eye” con Sheila che imita Kim Basinger in Nove settimane ½ e che si struscia a terra in un costume strizzatissimo.

 

GUARDA LA SIGLA FRANCESE

DI OCCHI DI GATTO

 

 

Se invece volete sapere la punizione che ho preso per aver spaventato quattro galline, scrivetemi una mail in privato. Magari potrei anche darvi delle dritte su come rubare delle uova in un pollaio o trafugare dei nani da giardino.

 

“Ti prego Matthew, continua a rincorrerci, non smettere mai di darci la caccia. Rincorrici per sempre” (Sheila – Cat’s Eye).

 

(Gabriele de Risi)

 

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