In Twilight romanzo, la cosa più bella è seguire la nascita di un amore che, dopo linevitabile chimica dei primi istanti, passa attraverso la conoscenza reciproca: Edward vuole uccidere Bella ma non lo fa perché, come dice lui stesso, si prende la briga di osservarla e conoscerla meglio e scopre che è troppo interessante. Scopre in lei la persona che finalmente può rendere la sua vita completa, con cui condividere tutti gli interessi e le scoperte che finora ha dovuto affrontare da solo.

Lattrazione fisica conta, certo; ma lalchimia che li unisce ha basi solide, rendendo Jacob – il rivale di Edward, il fedele, solido migliore amico che si occupa di Bella quando il grande amore la abbandona (per il suo bene) – sconfitto in partenza. Se Jacob dovesse combattere solo contro lattrazione fisica, perché il vampiro è eccezionalmente bello, forse vincerebbe e catturerebbe anche i favori dei fan; ma Edward è pure gentile, generoso, rispettoso, praticamente imbattibile. Il sogno di ogni donna, non solo delladolescente Bella.

In Eclipse, infatti, la protagonista è in crisi perché i due rivali le offrono due tipi di amore completamente diverso, due futuri opposti: lei è attratta da entrambi, fisicamente e psicologicamente. Jacob rappresenta la tranquillità, il calore umano, la certezza di una rassicurante quotidianità: un tipo di vita che Bella inizialmente non voleva, che forse ancora non vuole, ma che inconsciamente considera il più naturale per il suo futuro di donna. Edward, daltro canto, è la passione (anche fisica), lideale, la realizzazione di un sogno impossibile; allo stesso tempo è il mistero, la prospettiva di un futuro sconosciuto e diverso. Bella non può rinunciare a Edward (so chi è la persona senza la quale non posso vivere) perché rappresenta loccasione straordinaria che a poche donne è data: avere lamore assoluto.

Per evidenti ragioni di marketing, nel film di New Moon si è provveduto a creare due prototipi maschili opposti da un punto di vista fisico, i muscoli contro lalgida bellezza, un binomio che va a sostituire quello tra caldo (Jacob) e freddo (Edward) presente nel romanzo. Ed ecco le folle femminili scatenarsi a favore delluno o dellaltro, come ideale personale più che partner per Bella: giocare sugli archetipi paga sempre, come insegna Jung.

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D’altra parte, c’è un disperato bisogno di sognare, di trovare un luogo (il cinema, la letteratura) in cui la vita sia più emozionante e intensa che nella realtà. Non a caso i fan di Twilight si sono appassionati pure alla storia d’amore, ipotizzata, negata, spiata, confessata, lasciata nel mistero, dei due attori protagonisti, Pattinson e la Stewart: “Ho bisogno di credere che un amore da favola sia possibile”, scrive una fan su Internet. Non essendo abbastanza ingenue da desiderare l’attore per sé, le adolescenti sperano che la coppia cinematografica diventi reale, rispecchiando il finale di Twilight, ma senza vampiri ed elementi fantastici.

 

Il potere delle immagini, dei volti degli attori e del marketing creano il fenomeno, ma esso si nutre dei sogni, dell’entusiasmo e dei gusti del pubblico. Tutto questo non sarebbe successo se alla base non ci fosse una passione per la storia di Twilight, inventata e scritta da Stephenie Meyer. Sulla carta stampata si può approfondire, descrivere, affondare nella psicologia dei personaggi, renderli talmente veri da conquistare l’affetto dei lettori; il cinema, poi, dà loro un volto, regala azione, musica e colori, cercando di concentrare il materiale narrativo nel tempo a disposizione.

 

In passato, forse solo Titanic è riuscito a creare un effetto simile senza basarsi su un successo editoriale: al di là delle romanticissime immagini del film, però, la forza in grado di attrarre in sala adolescenti disposti a vedersi per più volte di fila un affondamento straziante stava nella storia d’amore, costruita sul più classico dei binomi: amore e morte.

 

In Twilight sono in gioco amore e immortalità, ma la morte incombe come minaccia costante. L’estrema pericolosità del vampiro per Bella è infatti un aspetto su cui il romanzo insiste molto, e i registi sono stati abili a mantenerlo: l’aspetto innocente di Edward (e dell’attore che lo interpreta) contrasta con la forza e l’istinto che deve costantemente disciplinare, per impedire a se stesso di uccidere la persona amata.

 

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Le scene action, costruite con l’aiuto degli effetti speciali, funzionano proprio quando riescono a sottolineare il senso di pericolo, di fronte al quale l’amore cresce esponenzialmente. È facile amare qualcuno come noi; più difficile accettare e amare così appassionatamente il diverso. Un tema su cui gioca soprattutto il terzo romanzo della saga, che vedremo a fine giugno al cinema e che la Meyer ha costruito sul concetto di rischio, in tutte le sue declinazioni: grazie alla tensione che ha saputo creare tra i nuclei di personaggi – vampiri, licantropi e umani – e alla scelta che ha imposto alla sua protagonista, la scrittrice è riuscita a caricare di suspense un libro in cui non succede quasi nulla.

 

Se sceneggiatrice e regista hanno fatto il loro dovere, Eclipse ha tutti gli elementi per trasformarsi in un bel film, senza sacrificare o stravolgere la storia: una delle chiavi per avere uno script efficace, infatti, è mettere il protagonista di fronte a una scelta ardua, e Bella si trova a dover decidere se rinunciare o meno alla sua umanità, con tutte le implicazioni del caso (diventare vampiri, tra parentesi, significa anche diventare – almeno per un certo periodo di tempo – assassini). Altro che decidere cosa fare da grandi…