Per chi si occupa di televisione, lestate è una bestia strana da trattare: cala sensibilmente e progressivamente il numero degli spettatori; calano gli investimenti pubblicitari (e i due fenomeni sono tuttaltro che scollegati); scende il budget disponibile per produrre cose nuove e, solitamente, i gioielli di famiglia, i prodotti più forti, vengono riposti per qualche tempo in cassaforte, a ritemprarsi per i periodi duri. Cioè per le stagioni di garanzia, quelle in cui ci si gioca il meglio, perché gli investitori pubblicitari si aspettano ascolti certi e nulla cè di peggio che fallire il raggiungimento di questi risultati. A ben guardare in questa stagione accadono anche altri fenomeni interessanti: gli spettatori, oltre a diminuire, cambiano anche. In che senso?

Ad esempio, i bambini e i ragazzi in età scolastica, esauriti i loro obblighi, hanno molto più tempo libero a disposizione e una parte di esso lo dedicano alla televisione. Non è una congettura, sono numeri; carta canta, anzi, meglio, i dati auditel cantano, certificando, indefettibilmente, ogni anno laccadere di questi fenomeni. E ugualmente si potrebbero notare anche altri fenomeni interessanti che riguardano il comportamento di visione pure del pubblico adulto. Difficile quindi per gli strateghi della televisione puntare su ricette sicure. Si possono giocare partite diverse, si possono pensare molteplici offerte. E questo è quanto di norma accade. Fantasia, budget disponibili, coraggio di osare e idee sono gli asset che vengono messi in campo e che si concretizzano in offerte fra loro ben differenti.

 

E, qualche volta, guardando bene, senza farsi fuorviare e condizionare oltre maniera dalle abusate invettive di quelli che “la televisione fa schifo sempre, figurarsi d’estate”, si possono incontrare (certo in mezzo a una grandissima quantità di repliche) alcune piccole perle: film classici in orari decenti, prime visioni raffinate, sperimentazione di nuove serialità, valorizzazione di generi “alti” come la documentaristica pura o la storia. Tutti buoni motivi per non farsi condizionare e andare in prima persona a vedere, prima di decidere che “no, non vale assolutamente la pena sprecare tempo”. E allora, eccoci finalmente al punto: perché le repliche dei Cesaroni? E perché durante l’estate? Quali le ragioni di questa scelta?

I contorni generali delle risposte a queste domande dovrebbero essere a questo punto abbastanza chiari e ci consentono, forse, di approfondire un po’ le caratteristiche del prodotto. Commedia leggera, adattamento della spagnola Los serranos, I Cesaroni racconta in maniera disincantata e lieve le vicende di una famiglia allargata, prodotto di una specie di fusione nucleare di altri due nuclei: quello di Giulio, vedovo, romano e romanista e dei suoi tre figli; e quello di Lucia, milanese, divorziata e disillusa con le sue due figlie. Tante le occasioni di “racconto” che scaturiscono da questa combinazione: dalla storia d’amore dei due genitori, ex fidanzati in giovane età e che ora si rincontrano in circostanze ben diverse e devono re imparare a volersi bene; ai piccoli e grandi problemi di convivenza di un solido gruppo di maschi, figli dello stesso padre, Giulio, con una altrettanto tosta coppia di femmine figlie di lei, Lucia; fino all’amore apparentemente impossibile dei due primogeniti, Marco ed Eva. Modernità della storia, divertimento e leggerezza, cast molto ben riuscito (Claudio Amendola, Elena Sofia Ricci, Antonello Fassari, Max Tortora e Alessandra Mastronardi solo per citare qualche nome): ecco alcune delle ragioni del successo di questa serie.

 

E’ un prodotto che tenta di essere sincero e genuino (soprattutto nella prima stagione) nella ricostruzione dei sentimenti, dei rapporti e dei casi della vita. Anche se, qualche volta, fatica a trattare in modo adeguato, in tutta la loro naturale complessità, alcuni dei temi più scottanti. Nel complesso, è una proposta solare, divertente e vivace che in replica ben si adatta all’estate televisiva: buona qualità e attesa di un riscontro adeguato in termini di ascolto, ecco il primo motivo di questa scelta. Ma, poi, c’è anche un’altra ragione, altrettanto importante: in autunno Canale 5  proporrà ai suoi telespettatori la nuova stagione di questo fortunato seriale e la replica è un modo per aiutare gli spettatori a riallacciare i fili della memoria sulle situazioni lasciate in sospeso un anno e mezzo fa, quando la terza stagione (quella appunto in replica su Canale 5 quest’estate) fu trasmessa in prima tv.

Fine serie sorprendente, con un clamoroso colpo di scena che non ricordiamo qui per non togliere il gusto della sorpresa a chi non l’ha visto o a chi non lo ricorda dopo averlo visto (dubitiamo ci sia qualcuno in questo secondo gruppo, ma tant’è). E, in mezzo al mare magnum del multichannel in cui tutti quanti ci troviamo a navigare, un cartello segnaletico ben chiaro che aiuti a non finire dispersi e confusi nella enorme quantità di proposte ormai disponibile è una premessa preziosa per il futuro.