Dallidea che ci siamo fatti grazie alla cascata di clip tratte dal film e diffuse su internet (ormai ben poco rimane da vedere in sala, ma il marketing è anche questo), in Eclipse ampio spazio sarà dato alla battaglia tra i Cullen, alleati con i licantropi, e i vampiri neonati, nonché alle storie private dei personaggi secondari, finora un po trascurati.
Il regista ha dichiarato nelle interviste di aver posto laccento sul realismo della storia, per evitare che gli elementi fantastici stridessero con il realismo delle emozioni. Per rendere le invenzioni più credibili, è ricorso a un attento studio della mitologia e agli effetti speciali; ha costretto i vampiri a correre su un enorme tapis roulant trainato da automezzi per rendere lidea della velocità sovrumana, e ha cercato di rendere i lupi più realistici (in New Moon, in effetti, assomigliavano a grossi peluches…).
Daltra parte, il punto di forza del genere fantasy – se ben sfruttato – risiede nella possibilità di varcare i limiti imposti dalla realtà: la storia damore è così efficace anche perchè contiene un elemento fondamentale nella fiction, ovvero la dimensione ottativa. Il pubblico cerca nei libri e nei film qualcosa che non ritrova nella realtà quotidiana, una chiave che apre mondi fantastici dove le emozioni sono più forti, gli amori assoluti, i paesaggi più suggestivi, le leggende reali; mondi in cui i personaggi ricordano le divinità greche e le scelte cambiano radicalmente la vita.
Il romanzo più difficile, in questo senso, è Breaking Dawn (lultimo della saga), dove le contraddizioni esplodono e i personaggi passano dal romanticismo delladolescenza alle responsabilità (ma anche ai piaceri) della vita adulta. Eclipse ancora non è in sala e già si parla del quarto film, che sarà diviso in due e dovrà raccontare la trasformazione di Bella in vampiro e in madre.
La sceneggiatrice si sente chiedere di continuo come abbia in mente di trattare le scene più estreme, quelle che rischierebbero di rendere il film inadatto ai minori di 13 anni; la Rosenberg offre una risposta elegante al quesito, ricordando che la sensualità si esprime meglio nel non-mostrato e la tensione non richiede scene di violenza.
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Ancora pochi giorni e le notizie, le ipotesi, le anticipazioni di Breaking Dawn cadranno come manna sui fan che, dopo aver visto Eclipse, già si sentiranno sperduti e si aggrapperanno all’attesa del prossimo capitolo. Nessuno di loro va al cinema a vedere cosa succede, perché lo sanno a memoria: in sala cercano l’emozione, vogliono vivere insieme ai personaggi ciò che nella realtà (purtroppo e per fortuna) non è concesso, almeno non in misura così estrema. D’altronde, un lettore attento forse avrà notato che l’intera saga di Twilight è racchiusa in nuce in poche frasi del primo romanzo.
Capitolo primo, Bella si trasferisce da Phoenix a Forks e, all’atterraggio, è accolta dal tempo piovoso. Lei dice: “Non vidi la pioggia come un presagio – semplicemente, era inevitabile. Avevo già detto addio al sole”. La pioggia è inevitabile come l’amore che la legherà a Edward; e l’addio al sole, è l’addio che dirà a Jacob (paragonato più volte al sole) alla fine di Eclipse.
Capitolo nove, Bella ha scoperto la verità su Edward e lui ha confermato di essere un vampiro, di aver desiderato il suo sangue eppure di aver deciso di proteggerla, perché non vuole essere un mostro. Lei dichiara: “Ero incondizionatamente, irrevocabilmente innamorata di lui”. Il lettore è avvertito: ci saranno enormi ostacoli e momenti in cui Bella potrebbe tornare indietro, ma non lo farà.
L’effetto speciale più interessante dell’intera saga (letteraria e cinematografica), in fondo, è proprio questo: alla faccia del cinismo e dell’assenza di certezze di cui tanto si parla ai giorni nostri, la Meyer non ha avuto paura di andare controcorrente e offrire al pubblico la più desiderata – la certezza dell’amore eterno.