A breve ci tufferemo nei Mondiali del Sudafrica e per un mese in tv si vedrà solo calcio. Lo ammetto, ultimamente ho visto soprattutto questo, ricompensato dalla triplete interista. Per più di quattro mesi, però, abbiamo visto al sabato sera bambini e ragazzi cantare, prima in Io canto e poi in Ti lascio una canzone.

Due programmi fotocopia, ma di questo non dobbiamo rammaricarci perché la tv è tutta una scopiazzatura, con al centro i bambini e i ragazzi. Nel 2009 Antonellona Clerici aveva fatto un botto di ascolti su RaiUno: unidea semplice, dei ragazzi che cantavano canzoni dei grandi meglio dei veri cantanti. Un exploit di consensi.

Uno degli ideatori del programma , il regista Roberto Cenci, questanno ha fatto armi e bagagli (ed euri) e si è trasferito a Mediaset. Prima serata del sabato, con la conduzione del grande Gerry Scotti, partecipazione di cantanti importanti che hanno duettato con i piccoli, scenografia e risorse a profusione.

La Rai per parare il colpo come contro-programmazione ha proposto Ballando con le stelle e lha spuntata con il 29 % di share contro il 24% di Io canto. In alcune puntate di RaiUno sono stati presentati dei ragazzini che ballavano, della serie Ballando con le stelline, per punzecchiare il programma concorrente. A Mediaset hanno comunque brindato, ed hanno annunciato che vi sarà un sequel.

Terminato Io canto su Canale 5 è partito Ti lascio una canzone su RaiUno. Un assaggio la Clerici lo aveva già dato durante il Festival di Sanremo annunciando che il suo programma era quello originale e portando alcuni baby-cantanti in trasmissione.

Sicuramente è stata una guerra vera, dascolti e di talenti e non uninnocua spartizione di programmi nei palinsesti. vero anche che il programma della Clerici ha avuto come contrapposizione su Canale 5 il debole Show dei record.

Morale: Antonellina e i suoi bimbi ha avuto una media del 29%, con punte al 33% con 7.000.000 di telespettatori, mentre Paola Perego e il suoi spesso inguardabili mostri da record si è fermata al 19%.

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Ciliegina: Clerici, Perego, Cenci, come Bonolis e Benigni, fanno parte della squadra del potente agente Lucio Presta, l’unico che ha brindato per le percentuali incassate gestendo i suoi protetti.

 

Visti gli ascolti la Rai ha pensato che in autunno, al posto di ritornare ai costosi fasti di Canzonissima, la lotteria di Capodanno sarà abbinata al programma canoro della Clerici. Sicuramente poi a gennaio ripartirà la fotocopia di Canale 5.

 

Alcuni critici hanno esaltato i programmi, altri li hanno massacrati per ragioni diverse: Antonellina era troppo cinguettosa con i suoi passerottini (così li definiva), mentre Scotti era troppo professional, programmi fotocopia, sfruttamento dei minori. La tv fa il suo mestiere: ascolti e guadagni.

 

Francamente è da quando son nato che vedo talent canori con bambini e ai telespettatori piace: Lo Zecchino d’Oro con il Mago Zurlì ha inchiodato generazioni e generazioni di ragazzi; per poi passare a Piccoli Fans con Sandra Milo e Bravo Bravissimo condotto da Mike Bongiorno. C’è anche da ricordare che il vincitore di quest’anno a Sanremo, Valerio Scanu, ha esordito proprio con il programma di Mike nel 2002.

 

Ma cosa si è visto, anzi ascoltato? Dei piccoli talenti che in ambedue i programmi, quasi sempre cantavano meglio degli adulti professionisti, che si atteggiavano un po’ a piccole star con capacità canore notevoli. Nulla da eccepire, danno l’anima quando cantano.

 

Sicuramente il business che gira intorno a queste trasmissioni è notevole, la tv enfatizza e spettacolarizza tutto e perciò anche questi giovani cantanti si adeguano, anzi vengono plagiati a questo. Qui parte la sottile ma devastante strada che fa diventare i talentuosi dei mostri. La tv per definizione è ormai un creatore di mostruosità, ma qui entriamo in campo noi adulti.

 

Ma chi sono per noi i figli? Sono la nostra speranza, il nostro futuro. Andate a vedere il film The Road, anzi leggete prima il libro di Cormack McCarthy: un padre che cerca di proteggere il figlio che è per lui l’unica speranza in un mondo che non esiste più.

 

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Ricordo che mio padre nei primi anni ‘70 vegliò una notte su un marciapiede per iscrivermi alla mattina in una prestigiosa scuola superiore di Milano. Cosa non si fa o si farebbe per i figli? Innanzitutto li si ama e si vuole il loro bene, ma li si cresce ed educa spesso con le nostre idee o sogni mancati.

 

Andate a vedere i campionati di calcio dei giovanissimi e resterete amareggiati: molti genitori pretendono o considerano il loro figlio un futuro Messi e perciò giù insulti contro l’allenatore che lo sostituisce. Dovreste vedere le mamme… Questo vale ancor di più per i talent televisivi: da gioco si arriva a un lavoro.

 

Perciò più che prendersela con la tv, che è già un mezzo distruttivo di per sé, bisogna prendersela con gli adulti e i genitori che spesso hanno coltivato in maniera esasperata le capacità dei propri piccoli. Non a caso nelle due trasmissioni padri e madri venivano sempre inquadrati. Tutto è spettacolo. Pensate che al paesello natale ci sono i nonni e gli amici che non aspettano di veder altro!

 

I telespettatori hanno bisogno di essere rasserenati, di dimenticare le angosce quotidiane, vogliono vedere volti, situazioni di gioia e di semplicità, cosa c’è meglio di un piccolo che ci canta Sapore di sale, sapore di mare… come omeglio dell’autore? E se poi arriva tra i migliori e lo assoldano per gli spot e poi gli fanno fare un tour tutto suo?

 

Concludo con una ciliegina che fa capire il moralismo della tv e il suo prenderci in giro. In Io Canto sono state cambiate delle parole alle canzoni della Carrà, Come bello far rumore (l’amore) da Trieste in giù; di Alex Britti, e finalmente sarà vero amore (faremo all’amore).

 

Come dire: non facciamo dire cose tendenziose o scandalose ai ragazzi sennò ci chiudono il programma.