Potente affresco, drenato da ogni visionarietà, sulle sette neonaziste proliferanti da decenni in ogni paese europeo e no, dà fiato al compresso grido di dolore e rabbia autolesionista sulla difficoltà per un uomo di accettare i suoi sentimenti e la sua voglia per un altro uomo, infine sulla rivelazione che il tuo vero e più impensato nemico sociale è sempre lamore che provi, anche quando sia condiviso, e da segreto e da manifesto.
Sono queste le parole che lo scrittore italiano Aldo Busi ha usato per descrivere la pellicola danese Fratellanza – Brotherhood, diretta da Nicolo Donato (miscellanea di origini italiche e nordiche), brutale dipinto di un amore omosessuale nato tra le fila di uno dei tanti partiti neonazisti diffusi in Europa e non.
Lars, militare nellesercito danese, viene espulso dallArma per la sua presunta omosessualità. Lepurazione causa in lui una crisi di identità, che lo porta a inserirsi in un gruppo neonazista. La sua spiccata intelligenza e la voglia di andare a fondo alle questioni, lo fanno presto salire di grado, entrando nelle gioie dei capofila, che gli assegnano il compito di restaurare la loro sede estiva insieme al camerata Jimmy, testa calda del gruppo. Dopo liniziale diffidenza, tra i due nasce unattrazione fisica e sentimentale che dovrà però scontrarsi con le ideologie in cui pensavano di credere.
Lesordio cinematografico di Nicolo Donato (dopo qualche esperienza televisiva) è unopera coraggiosa e brutale, capace di sostenere al contempo la durezza della vita e dellideologia nazista e la struggente delicatezza della nascita di un amore impossibile.
La descrizione dei riti, lillustrazione delle gerarchie, la mostra di azioni, raid e rappresaglie ben introducono anche lo spettatore meno informato ai meccanismi dei gruppi neonazisti, descrizione che, oltre ai meriti informativi, ha soprattutto il pregio di non essere il semplice catalogo di brutalità e stupidità con cui tanto cinema didascalico e pressappochista ha descritto la rinascita del nazismo.
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Difatti “Fratellanza – Brotherhood” descrive le rinate fila del partito nazista come un’organizzazione perfetta, gestita da uomini intelligenti e non da stupidi alla ricerca di uno sfogo; un’ideologia sorretta non solo da fanatici, ma da intellettuali fanatici, questo è quello che ci dovrebbe preoccupare di più.
E poi c’è la storia d’amore tra Lars e Jimmy, raccontata da Nicolo Donato con delicatezza, lontano dagli stereotipi. L’atmosfera claustrofobica creata dal regista, che con la macchina da presa si aggrappa ai personaggi escludendo lo sfondo (il futuro?) dalla narrazione, assume una doppia e opposta valenza.
Se all’inizio la vicinanza della camera ai personaggi crea un senso di soffocamento (ma anche di appartenenza alla mischia), col nascere della storia d’amore tra i due protagonisti, quella vicinanza si trasforma dapprima in frastornante sensualità e successivamente in un amore tattile, pulsante, riconoscibile attraverso i lenti movimenti della pelle e dei muscoli.
Se nella prima parte tutto funziona alla perfezione, dal secondo tempo in poi tutto è un poco più prevedibile, ma la cosa non rovina la visione della pellicola dato che il buon lavoro messo in piedi da Donato, riguardante la psicologia dei personaggi, regge perfettamente sino alla fine sopperendo quindi alle mancanze di un secondo tempo debole.
“Fratellanza – Brotherhood” è un film importante che ci riporta alla mente la pericolosità delle ideologie (che siano di matrice politica, religiosa, sociale), il cui peso si va prima o poi a scontrare con la libertà dell’essere umano.