«Sa qual è la prima volta in cui mi sono confrontato con Giacomo Leopardi? stato circa quarantanni fa, quando ho portato il Canto notturno di un pastore errante allesame dellAccademia darte drammatica. Le sue parole mi affascinavano già allora, quando ero ancora un giovane di grandi speranze sul futuro. E da quei giorni sono convinto che il poeta di Recanati non è assolutamente un pessimista, anzi: è un realista con enormi punti di ottimismo: uno che scrive nè dolce naufragar in questo mare non è un triste: intenso si, ma non depresso.



Parlare con Giancarlo Giannini della sua partecipazione al Meeting di Rimini, dove interpreterà alcune tra le più famose liriche di Leopardi, è una conversazione che offre una piccola serie di sorprese. Lui, forse il più grande attore italiano in attività, sicuramente il più noto (e richiesto nel mondo), è uomo di eleganza e sensibilità.



A suo agio con Lina Wertmuller come con Shakespeare, con Francis Ford Coppola come con Ridley Scott, Giannini arriva a Rimini per Che fai tu luna in ciel, uno degli avvenimento più attesi della settimana riminese, spettacolo sulle più note liriche del poeta più amato da Luigi Giussani e di colpo parole come poesia, mistero, parola, tensione, intensità diventano facili, comprensibili, palpabili.

Non che lattore ligure abbia una lunga tradizione come interprete poetico sotto i riflettori, «e in effetti è la prima volta che porto Leopardi su un palcoscenico, racconta Giannini, «ma devo dire che mi sento assolutamente a mio agio con un programma che prevede il Canto notturno, che da solo occupa circa quindici minuti di interpretazione, e anche A Silvia, Linfinito e due titoli abbastanza ermetici come Il pensiero dominante e Alla sua donna.



A ben vedere non è la prima volta al Meeting per il grande attore, visto che Giannini aveva già offerto a distanza una delle voci ai Cori de La straniera nel 2008: cosa si aspetta in questa sua prima e inedita presenza fisica nei saloni della Fiera? «Non so dirlo esattamente, perché non so nemmeno se mi troverò di fronte poche o tante persone, confessa con semplicità Giancarlo Giannini. «In ogni caso, mi piace essere al Meeting proprio con Leopardi, perché trovo labbinamento particolarmente felice e senza controindicazioni. Non ci sarei mai venuto, tanto per fare un esempio e un nome, con Shakespeare, perché in questo specifico momento la poesia mi esprime, diverte e mi attira molto di più del teatro.

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Al Meeting negli anni sono passati nomi stupendi del teatro e del cinema come Ionesco e Tarkovsky, Testori e Morricone: la grande cultura, il dialogo aperto e senza barriere qui è di casa, sempre con l’uomo integralmente al centro… «E anche io spero di sentirmi a casa, perché la grande cultura è sempre disponibile al dialogo».

 

Un’ultima cosa. Questo è il Meeting del “cuore”. Dostoievsky aveva scritto che la bellezza salverà il mondo: è questo il compito dell’arte in un epoca che spesso mostra d’aver smarrito il senso dell’umano e del suo riscatto? «Forse sì, forse la bellezza ci farà fiorire di nuovo, ma in ogni caso io credo che solo una cosa può salvare il mondo: l’apertura al Mistero, la fede in Dio, qualcosa che si ritrova alla perfezione nell’Infinito di Leopardi. Spero che le sue parole arrivino a tutti quelli del Meeting come alimento, perché è la fame quella che Dio ci ha dato. Fame, appetito, perché continuiamo a cercarlo».

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