Finalmente, finalmente, finalmente sono ripartiti i Cesaroni! Giovedì sera, 21.10, Canale 5. Ammetto che, in generale, la fiction italiana non è proprio la mia passione…sarà che per il target a cui appartengo (donna del nord, sotto i trenta, laureata) lofferta non risulta particolarmente entusiasmante. E, ammetto le mie colpe, sono sempre stata un po ideologica a riguardo: se incrocio Distretto di Polizia -per intenderci- tendo a cambiare canale istantaneamente. I Cesaroni, poi, li ho sempre evitati come la peste; tutto quel parlare di Eva e Marco, ma stanno insieme o no, ma sono fratellastri, ma che scandalo, e poi la bottiglieria alla Garbatella…mi prendete in giro? Ma dai, ma che cosè…io abito a Milano, qui si prende una brioche e si pattina verso il lavoro, altro che vinello a metà pomeriggio.
Eppure un giorno, lanno scorso, ho ceduto anchio; non ricordo precisamente il motivo della mia bandiera bianca: forse non cera nientaltro in tv, forse avevo già visto tutto il vedibile e lo scaricabile. Forse il mio inconfessato amore per laccento romano (e per Claudio Amendola) mi aveva reso più vulnerabile di quanto pensassi. Sta di fatto che una puntata me la sono guardata. Ed è stato colpo di fulmine. I Cesaroni mi hanno strappato la maschera da giovane intelletuale cresciuta a retrospettive su Jim Jarmusch e con la loro cacioneria (come si dice in questi casi) hanno conquistato il mio cuore.
Ora, essendo io appunto- una del clan giovane intelletuale cresciuta a retrospettive su Jim Jarmusch, mi sono più volte interrogata sul motivo di questa passione travolgente. Perché, siamo onesti: il livello della recitazione, pur considerando come attenuante la giovane età dei protagonisti, non è propriamente stellare; e non si può nemmeno dire che nella trama ci sia qualcosa di particolarmente innovativo o accattivante.
un buon prodotto, una fiction standard, né migliore né peggiore di tante altre.
Allora, com’è possibile che io abbia cancellato il giovedì sera dalla mia agenda (essendo il suddetto giorno consacrato alla visione dei Cesaroni)? Dopo lunghe riflessioni sono giunta a questa conclusione: è il senso della famiglia che emanano.
Mi spiego: per quanto incasinata, problematica, allargata, la famiglia Cesaroni è unita. Su questo non ci piove. Si vogliono bene e affrontano la vita insieme, punto.
Ora, questa mia affermazione, potrebbe facilmente essere smentita da quello che abbiamo visto nella prima puntata: Elena Sofia Ricci prende la porta, sale sul freccia rossa e se ne va a Venezia a dirigere un museo; d’altronde, dice all’affranto marito, “è sempre stato il mio sogno”. Siamo onesti (di nuovo): questa deviazione del personaggio di Lucia dipende strettamente da esigenze di copione; se bisogna girare una quarta serie, qualcosa deve pur succedere, giusto? Altrimenti che si racconta?
A parer mio quindi, il nucleo sostanziale di solidarietà dei Cesaroni rimane intatto.
E credo sia proprio questo che conquista di loro: sono legati a doppio filo da un affetto intenso e radicale. Un affetto che coinvolge visceralmente lo spettatore fino a farlo sentire parte della storia.