Un racconto avventuroso, con tanto di antico veliero che solca i mari in tempesta, draghi sputa fuoco, isole nascoste dalla nebbia e spade di antichi lord: il terzo film tratto da Le Cronache di Narnia di C. S. Lewis è un mix tra i Pirati dei Caraibi e lOdissea, con il tocco di modernità dato dal 3D e la dimensione spirituale tipica del testo di base, esaltata dalla regia di Michael Apted.
Rispetto al capitolo precedente (Il principe Caspian), che si era letteralmente perso nei meandri di Narnia, Il viaggio del veliero ha un ritmo più serrato, svolte più intriganti e una rappresentazione della magia più originale.

Protagonisti dellavventura sono i ragazzini Lucy ed Edmund, confinati nella campagna inglese mentre i fratelli maggiori Peter e Susan sono impegnati nella loro vita più adulta: costretti a passare il tempo con linsopportabile cugino Eustace, sognano di tornare di nuovo nel mondo di Narnia, dove sono conosciuti come il Giusto e la Valorosa. Il loro desiderio viene esaudito quando dal quadro con paesaggio marino appeso in camera comincia a fuoriuscire acqua salata, che li travolge trasportandoli in mezzo alloceano dove vengono salvati dalla ciurma di un veliero, alla cui guida cè proprio il principe Caspian.

Peccato che si ritrovino al seguito anche Eustace, che incarna lincredulità e lo scetticismo di fronte al fantastico e al meraviglioso e crede di essere stato rapito: ci penserà il prode topolino parlante Reepicheep a domare il capriccioso e lamentoso ragazzino, che dovrà imparare a convivere con lequipaggio più strano che si sia mai visto. Con Narnia, infatti, tornano anche le figure mitologiche tipiche del mondo creato da Lewis, il minotauro, le sirene, i mostri marini, gli animali parlanti, che sono stati poi ripresi da J.K. Rowling in Harry Potter.

Questa volta, i fratelli Pevensie vengono richiamati a Narnia per portare a termine l’ultima missione, prima che anche loro diventino troppo grandi per tornare nel regno fantastico: dovranno recuperare le spade dei sette lord, portarle sulla tavola di Aslan e sconfiggere la “nube” che assorbe le creature di Narnia, facendole scomparire. Durante il viaggio, il veliero approderà in isole sconosciute, dove Lucy, Caspian e i loro amici si troveranno ad affrontare creature invisibili, mercanti di schiavi e persino un lago che trasforma ogni cosa in oro, con esplicito richiamo alla leggenda del Re Mida. La mitologia classica e alcuni riferimenti alle peregrinazioni di Ulisse permeano la storia, fondendosi senza frizioni con elementi più fiabeschi (il castello del mago, le creature invisibili che sembrano uscire da Alice nel Paese delle Meraviglie) e nordici (le spade dei lord, che richiamano le saghe britanniche).

Il nemico più importante, però, non è esterno ai protagonisti, ma dentro di loro: come spiega il potente mago che possiede il libro degli incantesimi, in grado di rendere gli oggetti invisibili ed esaudire i desideri, nel corso della missione Lucy, Edmund, Eustace e Caspian saranno tentati dal male e soltanto affrontando se stessi potranno sconfiggerlo. Per dissolvere le tenebre del mondo, bisogna prima combattere quelle della propria anima e accettare di essere tentati, messi alla prova, sfidati anche, per tirar fuori la forza che (forse) non si era del tutto convinti di avere e, allo stesso tempo, imparare a sperare in un aiuto più grande, che non viene meno neppure nel momento più difficile.

Lucy, ormai alle soglie dell’adolescenza, desidera diventare bella come Susan e ruba un incantesimo che le permetterebbe di realizzare quel desiderio… perdendo se stessa; Edmund soffre di un complesso di inferiorità, mentre Caspian deve risolvere il difficile rapporto con il padre. Tutti i nodi verranno al pettine nell’ultima tappa del viaggio, quando il veliero si troverà ad attraversare il mare in tempesta per raggiungere l’isola delle tenebre, che corrompe gli onesti e – come il vaso di Pandora – libera i fantasmi e le paure di ogni uomo.

A sorpresa, l’aiuto arriverà da Eustace, la cui avidità lo ha portato a trasformarsi in drago e a dover collaborare con il gruppo, ormai convinto della reale esistenza del mondo che fino a quel momento aveva rifiutato. L’amicizia con il suo mentore Reepicheep, il graffiante diario di bordo che tiene durante il viaggio e l’impeto coraggioso che lo porta a lottare nella battaglia finale, per poi essere ferito e curato da Aslan stesso, sono forse i momenti migliori del film, che un po’ manca di ironia e di approfondimento dei personaggi – soprattutto Caspian, che continua a restare un principe freddo e di scarsa empatia.

Forse i personaggi non riescono davvero a emergere perché Narnia è una storia allegorica, dove non sono i caratteri ma il significato spirituale ad avere un ruolo centrale: l’irlandese Lewis era interessato soprattutto a rappresentare l’eterna lotta tra Bene e Male nel mondo in termini cristiani, anche se fu molto attento a incorporare i concetti teologici nelle storie in modo da renderli comprensibili ai bambini. Specialmente il leone Aslan, che compare solo se invocato, vive in un regno che gli esseri umani possono visitare solo al termine del loro viaggio e da cui non c’è ritorno (palesemente simile ai Porti Grigi, la terra oltre il mare verso cui salpa Frodo insieme agli elfi alla fine del Signore degli Anelli) e guarisce le ferite, è stato interpretato come figura Christi: nell’ultima parte del film, infatti, Aslan dice a Edmund e Lucy che soltanto i bambini possono andare a Narnia, per conoscere qui qualcosa che poi dovranno cercare – in forma diversa – nel mondo reale. A cosa si riferisce, se non alla dimensione religiosa, al senso di Dio che i più piccoli possono approcciare leggendo le fiabe di Narnia?

Lo spessore letterario, che in questo terzo capitolo della saga riesce a non perdersi, rende il film – che, intendiamoci, è ben lontano dalle vette della trasposizione cinematografica del Signore degli Anelli – un rassicurante appuntamento natalizio per le famiglie, così come per chiunque abbia voglia di riscoprire un grande classico.