Nobel si nasce o si diventa?. la domanda che si poneva Rita Allevi di Montalcino quando, appena compiuti i sei anni, decise di iscriversi alluniversità dopo aver completato il liceo scientifico in soli cinque mesi e mezzo con la media di 160/60. A quel tempo la giovine futura scienziata (che ha sempre sofferto la quasi omonimia con la più celebre e titolata Rita Levi Montalcini) si trovava ancora di fronte a un bivio. Per parte di madre, era attratta dalla musica. Figlia di Rita Pavone, a lei (Rita la futura scienziata, non Rita la cantante che la domenica rimaneva sempre sola) viene attribuita la famosa aria pesante Te le suono di santa ragione così impari a lasciarmi sempre sola, che il figlio Giovanni (Allevi e non Montalcino), una volta diventato pianista di professione, si è sempre rifiutato di eseguire sia nei suoi concerti dal vivo, sia nelle registrazioni dei cd, non solo per lo scarso valore artistico della suddetta aria, ma perché, nel suo intimo, si vergognava di avere avuto una nonna nana con un passato artistico ingombrante (la Pavone, non la Montalcini) e una madre più intelligente che intonata. Per parte di padre, invece, Rita (Allevi, non Pavone) provava una forte inclinazione per lenologia, nel senso che era costretta a inclinarsi per potersi abbandonare ai piaceri di Bacco nelle cantine del papà Brunello Brunelleschi, che allepoca si divideva tra viticoltura e scultura (e la sua – si lamentava spesso – era una vita veramente tura).

Poi un giorno Rita venne letteralmente conquistata da una lezione del grande fisico (nel senso di profondo conoscitore della fisica e non di palestrato) Antonino Zichicchirichì, autore del famoso best seller nato prima luovo o la gallina? Il dilemma del prigioniero racchiuso in un guscio con tuorlo e albume. Affascinata dalla profondità e dalla sfida che il dilemma scientifico, ancora irrisolto, poneva e pone tuttora, Rita decise di puntare con decisione sulla scienza. E oltre a conseguire importanti traguardi nelle scienze neurologiche, la Allevi di Montalcino ha avuto anche il merito di allevare tra le sue fila di studenti un ricercatore di grandi capacità come il professor Romualdo Azoticone, considerato lo studioso di maggior competenza nel campo dellazoto e delle sue proprietà come gas esilarante, visto che ha cominciato a occuparsi di questo elemento chimico fin da quando aveva solo azotto anni.

Romualdo, figlio di Tito Stagno (simbolo chimico Sn) e Franca Rame (Cu), fin da piccolo dimostrò di avere una salute di Ferro (Fe) e tanto Fosforo (P). La passione per la chimica venne a galla già due giorni dopo la sua nascita, quando, completata la poppata al seno (Tet), emise il suo primo, sonoro Rutenio (Ru). Da quel momento la chimica riempì tutta la sua vita e in testa gli si conficcò un solo pensiero: Io vincerò il Nobel per la chimica. Tutta la realtà gli richiamava la chimica. Così il primo giorno di scuola scoprì le proprietà del Diario (Dr), del Calamaio (Cm) e del Bidellio (Bd).

Accompagnato dalla maestra in una fattoria, di fronte allo scalpitare di un purosangue, fu tormentato da un dubbio irrisolto: “In natura è più pericoloso il nitrito di cavallo o il nitrato di cavillo?”. E dopo la sua prima partita di pallone lesse di nascosto “Tutto il Calcio (Ca) molecola per molecola” di Enrico Amerio (Ae) e Sandro Ciottio (Ct), rimanendo colpito dalle proprietà di elementi come il Gattusio (Gt), il Militio (Mt) e il Pirlio (Pi, da Romualdo ritenuto un elemento molto simile al fosforo, ma con capacità ancora maggiori).

Ogni anno, per il suo compleanno (Cpl) o a Natale (Dic25), attendeva con ansia regali legati alla chimica e ogni volta riceveva cocenti delusioni. Soprattutto quando i suoi genitori (PM, cioè Papà e Mamma) gli anticiparono che per il settimo compleanno gli avrebbero donato un regalo assai gradito. Sarà il PC (Piccolo chimico) pensò entusiasta Romualdo. Invece arrivò l’AC (Allegro Chirurgo): Romualdo ci rimase talmente male che per un anno restò senza parole (…), tanto che i fratelli Elio (He), Tulio (Tm), Ostilio (Ost), Anco Marzio (Am), Tarquinio Prisco (TP) e Tarquinio il Superbo (Io-io-io-io-io) lo soprannominarono Bis-muto (Bi). Ritrovò di colpo parola ed entusiasmo l’anno successivo, quando il padre, dopo aver capito di essersi comportato da Stronzio (Str), convinse la madre – che un po’ stronzia era pure lei, visto che già allora tradiva Tito con Dario Fo (Fo) – a regalare finalmente qualcosa di chimico al figlio.

Il giorno dell’ottavo compleanno, quindi, Romualdo ricevette in dono il libro a fumetti per ragazzi “Le avventure di AzZorro, l’azoto mascherato”. Una vera folgorazione. Lo lesse in due giorni. E fu l’ispirazione decisiva. Dal gennaio 1980 al febbraio 1980 su “Chimica-pisce è bravo”, una delle maggiori riviste di settore, pubblicò studi del calibro di “L’influenza dell’azoto nelle comiche di Stanlio (Stn) e Ollio (Oll)”, “Da Iena maculata (Im) a Iena ridens (Ir): uno studio sull’overdose da azoto nei mammiferi carnivori”, “Cantando azoto la pioggia”, “Scaldarsi azoto le coperte”, “L’onomastica dei figli dell’azoto – Perché, se usiamo questo gas esilarante in sala parto, tutti i figli che nascono si chiameranno Felice, Pacifico e Ilario oppure Serena, Gioia e Allegra?”, “Le applicazioni dell’azoto al Gallio: i casi di Asterix, Obelix e Idefix”.

Nel maggio 1980, esauriti i tasti della sua Olivetti 32 (Ol32) e inaridita la sua vena pubblicistica, Azoticone tralasciò gli studi teorici e si gettò con entusiasmo sulle possibili applicazioni pratiche, in vari campi, dell’azoto come gas esilarante: esperimenti di altissimo livello scientifico, corredati da relazioni puntuali puntualmente inviate alla giuria del Nobel, che a sua volta puntualmente le cestinava. In rapida successione, giova ricordare che Azoticone ha sperimentato gli effetti dell’azoto come gas esilarante nei processi contro imputati che si avvalevano della facoltà di non rispondere, nelle interrogazioni scolastiche di studenti particolarmente impreparati, nelle constatazioni amichevoli dopo un incidente senza testimoni, sulle casalinghe che tagliavano le cipolle e nelle cerimonie funebri in chiesa al posto dell’incenso.

Adesso il professor Azoticone è già impegnato nel preparare lo studio scientifico che invierà alla giuria del Nobel per l’edizione 2012. Sta sperimentando le proprietà dell’Azoticonio (Azz!), un elemento composto da sale, olio, azoto e pinzimonio da utilizzare per condire le insalate di riso. Noi l’abbiamo provato. È ottimo e abbondante (il riso) e abbiamo mandato una recensione anche al Gambero Rosso, che come i giurati di Oslo, ha cestinato il pezzo. Pensavano fosse satira, perché era firmato ChimicAstri.