Piazzapulita si è aperta con l’annuncio della morte di Gheddafi e la lettura del commento fatto da Berlusconi “Sic transit gloria mundi”. 
Seguono le immagini di Berlusconi insieme a Gheddafi e poi quelle della cattura e della morte del dittatore. 
Corrado Formigli annuncia che si parla di tre piazze: Tripoli, dove si festeggia la morte di Gheddafi, Atene con i disordini di oggi e San Giovanni tristemente nota per la violenza del 15 ottobre. 
Prima di iniziare la discussione Formigli fa alcune domande a Ferruccio De Bortoli, diretore del Corriere della sera, che può trattenersi pochi minuti. Sulla morte di Gheddafi De Bortoli afferma che l’esecuzione del Rais ricorda tristemente Piazzale Loreto, che bisognava rispettare l’uomo Gheddafi, Alla domanda se la citazione di Berlusconi non nasconda l’imbarazzo di chi non poteva piangere l’amico, nè affermare che era morto un uomo sanguinario, il direttore del Corriere ricorda di quanti si debbano sentire imbarazzati in altri paesi oltre a Berlusconi. Il discorso si sposta sulla nomina di Visco a direttore della Banca d’Italia e sul Decreto di sviluppo. 
Formigli mostra un video che da tutta la misura del malessere che attraversa il nostro paese. Nella prima parte viene intervistato un ragazzo che ha partecipato alle violenze di piazza San Giovanni e che dichiara che questo può essere un modo per farsi ascoltare quando le persone non hanno più nulla da perdere come nel caso dei manifestanti. Poi le immagini si spostano sulla manifestazione della polizia con le affermazioni di un poliziotto che accusa le istituzioni di aver lasciato che avvenissero le violenze di sabato per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica dalla situazione del paese. 
De Bortoli non crede ci possa essere una regia di questo tipo e dichiara inammissibile ogni forma di violenza. 
Dopo aver presentato gli ospiti, (Landini della Fiom, Concita Di Gregorio, il ministro della gioventù Meloni, Pace del Foglio e Viale, un economista) Formigli interpella il segretario della Fiom sull’imminente manifestazione del sindacato dove non ci sarà corteo, poiché a Roma sono stati vietati per un mese. Pur condannando la violenza Landini afferma che vietare il corteo è antidemocratico. Condanna la violenza dichiarando che va contro i manifestanti. 
Segue una ricostruzione della manifestazione di sabato tesa a dimostrare come sia stata mal organizzata la gestione dell’ordine, lasciando ampio spazio ai violenti. Si apre un dibattito acceso con la Di Gregorio che afferma che chi ha sbagliato, con intenzione o, peggio ancora per incapacità deve pagare e Porro che le domanda se crede forse alla teoria degli infiltrati. Nella discussione entrano Pace che afferma che c’è un humus che fa crescere la violenza e Viale che sottolinea come sia difficile gestire 200 o 300.000 manifestanti, anche se sottolinea inadeguatezze da parte delle forze dell’ordine come la mancata rimozione dei cassonetti. Interviene la Meloni dichiarando fuori misura dare tutte le responsabilità delle violenze alla cattiva organizzazione del mantenimento dell’ordine pubblico, affermando che è stato fatto tutto quanto era possibile fare e che in Italia c’è una sorta di imbarazzo a condannare la violenza. 
La discussione si fa sempre più animata con Porro e la Meloni che difendono l’operato della polizia, o meglio di chi ha organizzato il servizio di sicurezza. Porro asserisce che i poliziotti sono rimasti a lungo inermi proprio per evitare che sulla stampa si potesse parlare delle maniere forti adottate dalla polizia in occasione della manifestazione. In studio si ribadisce, soprattutto da parte di concita Di Gregorio e di Landini di come, l’intervento dei Blac Bloc abbia fatto sì che la manifestazione scomparisse poiché si continua a parlare solo della sua degenerazione. 
In collegamento da Piazza Affari troviamo Sortino con i rappresentanti di San precari che vogliono sottolineare la loro estraneità alla violenza, ma che aprono il tema della precarietà del lavoro in Italia che riapre il dibattito in studio, con la Meloni che cerca di difendere il governo e le azioni intraprese per sostenere i precari con misure quale il fondo di garanzia a sostegno del mutuo e Landini che ribadisce la necessità di offrire ai precari, ma anche a tutti quei lavoratori che pur non essendo precari non hanno più sicurezze, di realizzarsi. 
Dopo Piazza San Giovanni la discussione si sposta sulla Piazza di Atene dove da 48 ore i manifestanti hanno bloccato ogni attività Anche qui ci sono state numerose scene di violenza. Il servizio ci mostra la drammatica crisi in cui versa la Grecia e ci parla dell’inganno del governo nel tentativo di celare il debito. Ci si domanda se in Italia si possa giungere alla stessa drammatica situazione, ma Pace è convinto che non sia possibile, pur ammettendo l’esistenza di un malcontento serpeggiante in tutta Europa e pronto ad esplodere. 
La Meloni interviene più volte per illustrare le iniziative del suo ministero e viene bruscamente interrotta da una donna, non giovanissima, che l’accusa di parlare sempre e solo dei giovani. 
Quando si riapre il discorso, dopo la pubblicità, dopo un intervento della Meloni, accusata di demagogia, la Di Gregorio sottolinea che la corruzione del governo che offre ai giovani un’ulteriore motivo di rabbia. Attorno a questa affermazione si scatena un parlare sovrapposto che non consente di capire nulla. Dopo che il presentatore ha riportato l’ordine Porro accusa certe affermazioni, come quelle dell’ex direttrice dell’Unità, di sobillare la violenza, Viale sottolinea che tutti i 300.000 manifestanti, e non solo i 2000 violenti, conoscono la corruzione del governo, ma non si sono lasciati andare ad atti di inciviltà. 
La discussion attorno alla flessibilità del lavoro che ha portato di fatto alla precarietà si riaccende sulle affermazioni di Landini. Il segretario della Fiom ribadisce ancora una volta che la mancata tutela dei lavoratori e dei contratti ha reso legittime paghe di 4 euro all’ora. Porro lo accusa di voler imporre un punto di vista rigido e conservatore. 



Viene mandato in onda un servizio relativo ad un imprenditore di Varese, elettore del Pdl, che mentre gira per i capannoni chiusi del nucleo industriale, racconta di essere stato lasciato solo dall’Italia e di essersi rivolto ad altre piazze come l’Egitto. 
Prima della chiusura il presentatore cerca di riportare il discorso sulle violenze di Roma, dando così alla Di Gregorio la possibilità di evidenziare, ancora una volta, di come sia stato raggiunto l’obiettivo di far scomparire la manifestazione e gli intenti di tanti a favore del continuo tornare a discutere della violenza di pochi.

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