La mamma di Marco Simoncelli, il campione di MotoGp morto domenica in un tragico incidente a Sepang, in Malesia, ha deciso di raccontare quello che prova e che sta vivendo di fronte alla telecamere di Matrix, questa sera, su Canale 5, alle 23.30. Rossella, questo il suo nome, ha voluto dire a tutti che non ha rimpianti. E che si ritiene fortunata. Per aver avuto un figlio come Marco e perché gliene è rimasta unaltra, Martina. Rossella spiega che lei e il marito hanno sempre accompagnato il figlio in quello che più gli piaceva fare. «La vita se non facciamo quello che ci piace diventa un rimpianto e lui sicuramente di rimpianti non ne avrà. Si è detta fiera del figlio, convinta che abbia lasciato un bel ricordo e un bel messaggio. Certo, ammette: non cè niente da sdrammatizzare in una situazione del genere, anche se lui era molto ironico. Tuttavia, il suo ricordo, va tenuto vivo. Poi, ha rivelato che cè ben poco da fare: le mancherà, e tanto. «perché era un grande casinaro, la casa era bombardata da quello che lasciava in giro, dal suo tono di voce forte questo chiasso ci mancherà. Questa sera, Matrix, quella della mamma del campione non sarà lunica intervista toccante. Ci sarà, infatti, anche la fidanzata del campione, Kate Fretti, da cinque anni viveva con lui. Lei, che ha seguito tutto, in diretta, sul luogo dellincidente, dove si era recata per seguirne la gare, come ha sempre fatto da due anni a questa parte, dice che non si può dimenticare il dolore. Ci si può solamente convivere. E, pian piano, mentre allinizio era convinta che non sarebbe riuscita, ora si dice «quasi convinta di potercela fare. Kate racconta di essersi recata nellabitazione in cui viveva con Marco. «Ho provato a dirgli che mi aveva detto che non ci saremmo mai lasciati, e invece si è sbagliato. Ci ho provato a dirglielo, e ho pensato che magari mi succede come in Ghost, lo avete visto il film?, ha detto, sperando, in cor suo, che al momento giusto, gli avrebbe lanciato un segnale, per dirle di andare avanti. «Tutti dicono che sono giovane, ma non sono fortunata: ho ancora settantanni davanti prima di raggiungerlo, è lunga.
Rispetto all’incidente, rivela che, domenica, aveva capito che ormai non c’era più nulla da fare nel momento in cui lo ha visto senza il casco. In quell’istante, le uniche parole che le sono venute in mente sono state quelle del capotecnico che gli diceva sempre di «non mollare ma». «Speravo che anche in quel momento lo stesse ascoltando ma invece non era così».