Report: Come è andata a finire con il decreto Abbruzzo? – Per “Come è andata a finire?” Report torna sul tema del decreto Abruzzo trattato nella puntata dell’8 maggio, nel quale veniva destinato parte dell’incasso dei giochi alla ricostruzione della regione devastata dal terremoto. Si parla di cifre, un miliardo e duecento milioni che, come afferma l’assessore alle politiche sociali del comune de L’Aquila, non si sono mai viste. Quello che si è visto, afferma Ranucci in un’intervista a Maggi, presidente dell’Associazione Concessionari giochi, sono i finanziamenti attraverso pacchetti pubblicitari, da parte di Sisal e Lottomatica a Mediaset. Maggi respinge ogni tipo di finanziamento in questo senso. Relativamente agli introiti dei giochi solo una piccola parte, come spiega il commissario alla ricostruzione, sono dedicati all’Abruzzo, il resto va nelle casse dello stato. In realtà neanche a questa parte di fondi si è potuto accedere, ci spiega l’assessore Pezzopane poiché tutti i progetti relativi alla ricostruzione vengono sistematicamente bloccati.
Nel frattempo però, ci spiega Ranucci, poiché quello dei giochi, soprattutto dei giochi online, è un mercato ricco in molti ci si buttano, ultima la Gambling una società appartenente per il 30% a Bassetti e per il 70% a Mondadori, casa editrice del Presidente del Consiglio. In più una parte della società apparterrebbe ad una fiduciaria il cui fiduciato è sconosciuto cosa che di per sè doveva impedire il rilascio della concessione alla Gambling. In un’intervista a Salvatore Lampone, dirigente dei Monopoli di stato, Ranucci pone questioni quali la compatibilità tra il ruolo di Berlusconi quale Presidente del Consiglio e proprietario della Mondadori a cui fa capo la Gambling, questione ritenuta irrilevante dal dirigente e quella del requisito di onorabilità, requisito legato alla mancanza di pendenze penali da parte dei membri delle società. Il dirigente sottolinea come l’intervistatore faccia confusione tra Gambling, società costituita nel luglio 2011, e Mondadori, tra Gambling e Berlusconi. Di fatto, ricorda Ranucci, il gioco online potrebbe costituire un’ancora di salvataggio per la Mondadori costretta a pagare 564 milioni a De Benedetti e molto esposta con le banche. Infatti come ci spiega il consulente commercialista, dottor Bellavia, grazie al Cash pooling che consente di trasferire liquidità tra società diverse facenti capo ad uno stesso gruppo, la Mondadori si ritroverebbe a non dover più pagare oneri passivi.
Dopo una sintesi sulla questione da parte della conduttrice si torna in Abruzzo per vedere come sono stati impiegati i fondi per la ricostruzione. Parte sono stati utilizzati per fotocopiatrici e iniziative varie che nulla hanno a che fare con il terremoto. Come i ventimila destinati ad un convegno sul federalismo fiscale o gli altrettanti che hanno finanziato la celebrazione dei 150 anni dell’Unità di Italia al comune di Aielli che in realtà li ha investiti per trasformare Piazza del Risorgimento in Piazza Guido Letta, prefetto fascista zio di Gianni. E’ di pochi giorni fa la notizia dello stanziamento di 221 milioni di euro per la messa in sicurezza delle scuole che hanno subito danni in seguito al terremoto. In realtà, afferma l’assessore alle politiche sociali de L’Aquila, alcuni di questi fondi verranno destinati a scuole che si trovano in comuni che non sono stati colpiti dal sisma. Addirittura, come vediamo nel servizio di Sigfrido Ranucci, alcune scuole non funzionano più. E’ il caso della scuola elementare “4 novembre” di Castel del Monte, scuola che da dieci anni non risiede più nell’edificio, per altro integro, a cui sono destinati i fondi. In altri casi i danni dal terremoto non se ne sono avuti, oppure, se vi sono stati non sono relativi alla scossa del 6 aprile, oggetto della delibera di finanziamento, ma da scosse successive.
Dopo questo servizio, per la rubrica “C’è chi dice no”, viene presentato il caso dei fratelli Doria, titolari di un’azienda produttrice di vongole che hanno subito un danno gravissimo alla produzione, del quale nessuno vuole assumersi le responsabilità. Come ci spiega Luigi Chianca, autore del servizio, il Consorzio Venezia nuova, un consorzio di imprese private, ma unico concessionario statale, da qualche anno si occupa, in via esclusiva, di dragare i canali di Venezia, per garantirne la navigabilità. Ad ottobre dell’anno scorso i fratelli Doria hanno perso l’ottanta per cento delle loro vongole e non sanno se le sopravvissute sono commestibili. In pratica durante alcune profonde operazioni di scavo fango e melma sono finiti nel vivaio uccidendo le vongole come certificato dall’asl chiamata dai fratelli Doria il giorno della moria. Rivoltisi al magistrato delle acque e non avendo avuto risposte, i fratelli hanno deciso, ormai da un anno, di sospendere la coltivazione in attesa di risposta. Il magistrato delle acque, sicuro che gli scavi nulla abbiano a che fare con la moria, ha mandato a fare i rilievi solo dopo quattro mesi dal fatto e dopo ripetuti solleciti da parte dei fratelli Doria. Il Magistrato delle acque oltre che ai fratelli Doria non risponde neanche all’Arpav e all’Asl che avevano richiesto un consulto. Si muove solo dopo una denuncia in procura e lo fa contestando la perizia dell’ingegnere sanitario Lino Natale Pavan che asserisce che gli scavi abbiano prodotto ammoniaca e solfuri micidiali per le vongole. In questa storia entra anche l’assessore leghista Malaspina che si schiera dalla parte degli allevatori e che viene espulso dal partito dopo qualche mese. Si scopre anche che la figlia del Giudice delle acque lavora per il consorzio. I fratelli Doria hanno fatto una denuncia penale opponendosi alla richiesta di archiviazione che dovrà essere analizzata da un giudice non ancora nominato.