Porta a porta, prima serata: vogliono farci fallire? – Bruno Vespa apre la puntata di Porta a Porta prima serata con un interrogativo: “ci vogliono far fallire?”. Alla domanda verra’ data una risposta più tardi in diretta con il risultato di un sondaggio effettuato da Renato Manheimer su di un campione da lui selezionato. Tra gli ospiti: Angelino Alfano, Ignazio Larussa, Rosy Bindi, Antonio di Pietro, Maurizio Belpietro. Rosy Bindi afferma che non c’e’ nessuna chiarezza nel comportamento di Berlusconi, in quanto stamattina durante un’intervista, il premier avrebbe detto che si dimetterà dopo l’approvazione della legge di stabilità e che lui prevede circa un mese per questo lavoro. Poi, secondo quanto dichiarato si andrà ad elezioni a fine febbraio. Alfano e Larussa, invece, sostengono che Berlusconi si sia già dimesso, e ciononostante i mercati non si siano rialzati. Di fatto, c’è evidentemente ancora poca chiarezza.
Le due parti concordano nell’elogiare l’operato del Presidente della Repubblica Napolitano, che ha eletto oggi a senatore a vita Mario Monti. In collegamento il professor Giavazzi dell’Università Bocconi afferma che l’Italia ce la può fare e che sicuramente nessuno ha interesse a farci fallire. La notizia delle dimissioni viene controllata ed, in effetti, Berlusconi aveva dichiarato in prima mattina di aspettare il calendario dato da Fini, e che il tutto sarebbe finito entro la fine di novembre. Pare che però con l’impegno di tutti, la legge di stabilità verrà approvata in cinque giorni al massimo.
Prende la parola Di Pietro, il quale vorrebbe andare a nuove elezioni e non è favorevole al governo tecnico di passaggio, perché secondo lui i mercati comunque non reagirebbero positivamente ad un governo “improvvisato”. Le opposizioni si sono impegnate a non fare emendamenti, quindi si tratterebbe di un messaggio di sicurezza per i mercati. Claudio Sardo, direttore dell’Unita’ definisce le dimissioni annunciate una strana vicenda che ha reso i mercati ancora più insicuri. Viene data la prima risposta alla domanda fatta in apertura, il 50% si e’ pronunciato per il sì. Vengono lanciati altri due sondaggi: governo tecnico o elezioni? Temete davvero per i vostri risparmi?
Vespa sottolinea che Berlusconi si è pronunciato positivamente sulla persona di Monti. Alfano annuncia che presumibilmente già domenica mattina Napolitano comincerà le consultazioni. Larussa sottolinea la differenza tra la proposta di un governo di larghe intese ed un governo tecnico, e si dichiara abbastanza contrario ad un governo politico di larghe intese, in quanto la via maestra sono le elezioni. Alfano ha paura di un eventuale ribaltone, figlio di una campagna acquisti. Vespa si siede tra Di Pietro e Bindy, e Larussa ed Alfano si dichiarano stupiti della sua posizione. Di Pietro afferma ironicamente che Vespa sta sempre con chi sta al governo. Belpietro dichiara che c’è sicuramente qualcuno che ci sta guadagnando, ci sono degli speculatori nei mercati. Inoltre, secondo Belpietro, Monti farà una politica di “lacrime, sudore e sangue”.
Viene mostrato un servizio che ricostruisce brevemente la figura di Monti. Giavazzi afferma che nel maxi-emendamento mancano delle misure importanti, quali l’ici, la riforma delle pensioni immediata e non nel 2026, perché molte cose avrebbero trovato l’ostacolo o della lega o di altre forze politiche e doveva essere approvato in breve tempo. Queste cose venivano richieste dall’Europa, eppure noi non riusciamo ad approvarle, sottolinea Belpietro. Dalle interviste per strada emerge una grande paura per la situazione di incertezza economica. Le persone temono il prelievo forzoso dai conti correnti.
In collegamento c’è Giuseppe Mussari, presidente dell’ABI, che tranquillizza tutti, dicendo che la gente si fida ancora delle banche. Mussari si esprime in accordo con Giavazzi sul fatto che l’Italia può farcela a recuperare con sicurezza. Bindi dice che in questi mesi è mancata la poltica, e la lettera dall’Europa non sarebbe mai arrivata se il governo avesse fatto quello che doveva. Lei dice che non è possibile considerare questa fase come un momento in cui finalmente qualcuno, probabilmente Monti, si prenderà la responabilità di fare delle cose impopolari, senza che i politici perdano consenso nell’elettorato, ma si deve trattare di una fase in cui si proceda concretamente con una riflessione poltica. Vengono date le risposte ai due sondaggi, il primo ha un risultato di parità tra il governo tecnico ed elezioni.
Il secondo, quello sulla paura del destino dei propri risparmi vede una risposta negativa: gli italiani non hanno paura perché dichiarano di non avere risparmi. Ora vengono analizzate le intenzioni di voto: il centro-destra sarebbe al 35-36%, uno dei sondaggisti in particolare registra una flessione della lega a partire da settembre, in concomitanza con le tensioni interne al partito.



Il centro sinistra sarebbe tra il 45-46%. Manheimer, però, sottolinea che in campagna elettorale un elettore su tre di solito cambia opinione. Di Pietro e Vendola si assesterebbero entrambi intorno al 7%. Il terzo polo sarebbe l’ago della bilancia e si assesterebbe intorno all’11-13%. L’Udc è superiore rispetto a Futuro e Libertà. Grillo sarebbe al 4%. 
Gli indecisi e gli astenuti sarebbero tra il 35 ed il 47%. La maggior parte degli indecisi avrebbero votato centro-destra alle ultime elezioni. Una riflessione di Stefano Folli, editorialista del sole 24 ore, su Napolitano nelle cui mani è adesso affidata la risoluzione di tutta la situazione: non si tratterà in nessun caso di un ribaltone, il presidente Napolitano è sempre attento a tranquillizzare i mercati.

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