Quando da bambini ci portavano al Circo Krone, durante l’Italia del miracolo economico, eravamo felici. Ci dicevano che il grande Krone tedesco era superiore al casereccio Togni e sapevamo di pregustarci una sfilata continua di elefanti, tigri, pantere, leoni, scimmioni, cavalli e via cantando. In più le mosse e le battute dei clown del Krone, forse in tedesco, ci facevano sempre ridere. In genere, dopo la seconda ora di spettacolo, ci addormentavano vicino al braccio della mamma. Adesso la mamma è purtroppo sostituita dalla spalliera del divano, ma alla seconda ora della maratona di Michele Santoro, giovedì sera, sul canale 504 di Sky ci siamo addormentati lo stesso. In fondo, la scenografia del nobile Krone non era molto diversa da quella del nuovo-vecchio Annozero del Santoro nazionale, ribattezzato Servizio pubblico. Non ci sono le bestie feroci, come ormai in tutti i circhi del mondo per proteste degli animalisti, non c’è il trapezio. Ma c’è il finto-comico Vauro, mezzo vestito da frate, che fa il padre indignado su un’impalcatura altissima di metallo.
E i clown sembra che abbondino come al Krone. Su una sedia c’era Diego Della Valle, grande scarparo mondiale, ormai finanziere di punta, che abbondava di braccialetti al polso e aveva un colletto della camicia, sparato come quello dei nobili francesi al tempo del Re Sole, che avrebbe bucato un occhio se qualcuno gli si fosse seduto accanto. Scicchissimo, ma niente a che vedere con lo sciccoso Glen Ford di Angeli con la pistola, film memorabile di Frank Capra.
Di fronte a Della Valle, imprenditore fatto da sé, bravissimo, sempre in trincea sul mercato mondiale (ma anche su quello editoriale, vedi Corriere della Sera) a una decina di metri di distanza (o forse di più), il sindaco di Napoli, l’impareggiabile ex magistrato Luigi De Magistris, che ha una soluzione facilissima e semplicissima per ripianare il deficit italiano e risanare i conti: ritirare tutte le nostre missioni militari all’estero, tagliare qua e là tra gli sprechi della casta.
De Magistris deve essere anche una sorta di fachiro, perché dice di lavorare 16 ore al giorno per la sua Napoli e, considerando il tempo del sonno e dei pasti, molti si devono essere chiesti se ha il tempo di espletare le sue funzioni fisiologiche. Poi il reuccio delle procure e delle preture, il maestro della trascrizione degli atti giudiziari (dichiarazione di Giorgio Bocca) e puntuto polemista che difende solo i magistrati. Al secolo Marco Travaglio. Qua e là intorno alla grande pista, Paolo Mieli, presentato da Santoro come il grande complottista.
Infine i nostrani Le Carrè e Ken Follett, cioè i creatori dei romanzi-best seller Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, grandi fustigatori della casta de no’antri. Nello sterminato palcoscenico, e ai bordo di questo, dovevano esserci anche altri ospiti, ma, aimè !, il sonno ci ha colpito alla seconda ora e quando ci siamo risvegliati abbiamo solo visto la faccia triste di Valter Lavitola che, da una sperduta zona del continente sudamericano, battibeccava con Santoro sulle note vicende tra lui, Giampaolo Tarantini e il premier Silvio Berlusconi. Nessuna novità sostanziale, cose già lette e già viste. La trasmissione è cominciata alla 9 di sera ed è finita a mezzanotte e 18 minuti, probabilmente un tempo superiore al kolossal Ben Hur.
L’ultima chicca, prima della predica finale, fatta di vignette, del “padre indignado” Vauro, è stata l’intervista a una ragazza che aveva partecipato a una festa ad Arcore e se ne era andata indignata per quello che aveva visto e, naturalmente, non aveva capito, anche se le assicuravano 5mila euro tondi alla settimana. Insomma, una ragazza molto “acuta”, con una perspicacia e una capacità critica da raccomandare per nuovi percorsi educativi. Ci rendiamo conto che una simile descrizione della trasmissione è sicuramente parziale e soprattutto legata al “vecchio” sistema di informare. Oggi, ragazzi, c’è la comunicazione globale e Santoro è un principe di questa comunicazione televisiva, che si vuole di più ? Può darsi.
E poi, ragazzi, occhio al merketing e alla pubblicità ! Il fatto è che, a una parte del pubblico, potrebbe anche apparire noioso sentire per un ventennio quasi le stesse cose, precedute da una dichiarazione impegnativa del conduttore: “Dobbiamo fare una rivoluzione civile”. Insomma, roba da ridere, dato i tempi che corrono. Non sappiamo esattamente quale sia stato lo share complessivo di Santoro. I murdocchiani di Sky hanno sparato un 12 percento, ma non sappiamo se era riferito solo al loro canale, oppure al canale Sky insieme a quelli delle televisioni locali e a Facebook. Ce lo diranno nei prossimi giorni e, giustamente, si dirà che è un altro colpo al cuore di una Rai che fa acqua da tutte le parti in quanto ad ascolti.
E’ vero, Santoro fa ascolti e poi lascia spazio anche a chi la pensa diversamente. E’ capitato che una giovane ragazza mora, una vera “indignada”, se l’è presa con Della Valle, accomunando tutta la classe dirigente italiana, imprenditori compresi, nel “mazzo” dei protagonisti del disastro italiano. Ma tutto appare generico, un programma di intrattenimento più che di reale informazione, comprese le solite intercettazioni, alcune interpretate da attori, altre riprese, altre ripetute. Può darsi che Santoro vinca ancora la sua battaglia contro la Rai. Il nuovo programma si chiama polemicamente “Servizio pubblico”, ma è sempre la stessa cosa. E la sensazione è che questo tipo di trasmissioni segua solo i tempi di una stagione sociale e politica. Chissà se quando cadrà questa sedicente “seconda repubblica”, non andranno in tilt anche le trasmissioni targate Santoro?