L’infedele: Governo Monti, o la va o la spacca – La puntata di oggi, dal titolo emblematico, inizia con l’esibizione dell’attore Giuseppe Del Bono che interpreta il connubio fra follia e potere di Shakespeare. In studio l’inquietante immagine di un essere a due teste (quelle di Draghi e di Monti) denominato Supermario. Prima di iniziare il dibattito l’economista Michele Salvati, consiglia due testi “Le riforme a costo 0” di Boeri e Garibaldi e “Non ci resta che crescere” di Pietro Ichino. Si tratta di due libri che illustrano le riforme che sarebbe necessario attuare in questo momento storico. Tra gli ospiti in studio Andrea Gibelli, vice presidente della Regione Lombardia e rappresentante della Lega Nord, che alla domanda di Lerner sul perché il suo partito non abbia preso parte alle consultazioni odierne e abbia scelto di convocare il Parlamento Padano, risponde che si tratta di democrazia e della necessità di ricostruirla dal basso ribadendo il concetto già espresso dalla lega in questi giorni: il governo tecnico sarebbe antidemocratico.
Gad Lerner interpella il giurista Franco Cordero sui motivi della caduta di Berlusconi che il giurista riconduce essenzialmente al mercato. Dopo un servizio che accosta nuovamente Berlusconi a figure Shakespeariane come Macbeth, Re Lear e Giulio Cesare, il conduttore analizza il cambio repentino avvenuto nel tono delle dichiarazioni e dei titoli dei giornali in questi giorni, si è passati dal fermo “Non mi dimetterò mai”, al “Si va a votare” de “Il Giornale” di mercoledi” fino alle dimissioni. Il conduttore chiede a Roberto D’Alimonte, professore della Luiss ed esperto di sistemi elettorali, come si sia potuti passare da queste dichiarazioni ad un governo di larghe intese e a chi sarebbe convenuto andare a votare.
Il professore afferma che stando ai sondaggi il voto sarebbe convenuto al Centrosinistra, anche se dei sondaggi non ci si può fidare ciecamente. Ma che votare con l’attuale legge elettorale, rischiando di non avere una maggioranza al senato. Per alcuni partiti, come la Lega e l’area del Pdl proveniente dal Psi e gli ex missini, che vivono un momento discendente sarebbe meglio perdere le elezioni oggi, piuttosto che trovarsi ad appoggiare un governo che dovrà, per forza di cose, fare scelte inpopolari, perdendo consenso ed elettori. Dopo la sintesi di Alessandra Sardoni che sottolinea come il partito del voto si è affievolito anche perché nessuno vuole prendersi la responsabilità di impedire la formazione di un governo tecnico in un momento così drammatico.



Tocca ora a Roberto Antonione, uno dei presunti “traditori” di Berlusconi che ci tiene a spiegare che nel comportamento dei dissidenti non vi è stata alcuna slealtà nei confronti di Berlusconi. Si discute di come l’economia abbia preso il predominio sulla politica, soprattutto Ida Dominijanni dell’Unità parla di come la politica negli ultimi 18 anni sia stata asservita agli interessi di un singolo, Berlusconi, e di come ora, con un passaggio di mano, diviene vittima dell’economia delle banche. E’ questo il punto sottolinea la giornalista, il predominio del feticismo dell’economia. Non condivide questa opinione Roberto D’Alimonte che ricorda che il governo Monti non potrà prendere alcuna iniziativa senza il consenso del Parlamento, che è formato da persone elette dai cittadini. Il governo tecnico è oggi necessario per sospendere la competizione all’interno delle forze politiche e sostituirla con la collaborazione. 
Su una posizione simile Antonioni secondo il quale il governo tecnico non deve umiliare il Parlamento, ma deve permettere al clima politico di svelenirsi. Sarà difficile in realtà attuare un programma che comprenda contemporaneamente rigore, crescita ed equità, anche perché la crescita non sarà immediata. Interviene la giornalista della radio pubblica tedesca Kirstin Hausen che si meraviglia di come in studio l’aspetto internazionale della crisi sia completamente ignorata che ci si guardi l’ombelico. Appoggia la sua posizione la giornalista francese Marie-Noele Torrisse che sottolinea come il cosidetto asse franco-tedesco nasca dalla necessità di ovviare a delle carenze del Parlamento europeo. La Dominijanni reagisce alla provocazione della tedesca affermando che nessuno si limita a guardarsi l’ombelico. 
La discussione viene interotta sul nascere da Gad Lerner che chiede la sintesi finale della giornata da Alessandra Sardoni che ci illustra i prossimi impegni di Monti che domani dovrà incontrare i rappresentanti del Pdl, del Pd, le parti sociali e una rappresentanza delle donne. Monti vorrebbe la presenza nel governo dei segretari dei partiti, o, in alternativa dei vicepresidenti di camera e senato o dei capi gruppo, poiché un governo di soli tecnici sarebbe troppo debole. Sembra però che Pdl e Pd non vogliano per evitare di assumersi la responsabilità di iniziative e richieste di sacrifici che potranno scontentare l’elettorato e che i centristi si siano posti nella posizione di chi aspetta le azioni dell’altro. Interessante la questione posta da D’Alimonte relativamente al voto del Pdl al governo: voterà a favore o si asterrà? Tra l’altro se l’astensione è tecnicamente possibile alla Camera non lo è al Senato. 



La discussione prosegue con toni pacati con Viale che ci illustra quanto lo spread rappresenti una forza potente alla quali gli stati hanno consegnato le chiavi dell’iniziativa politica e quanto sia importante che questo problema venga affrontato a livello europeo poiché nessuno stato da solo può prendere iniziative risolutive. Salvati sottolinea che esiste un problema a monte nel disegno dell’istituzione europea. Prendendo spunto dalla necessità di un’azione comune dei paesi europei, Lerner provoca Gibelli affermando che tutte le iniziative della Lega, finora spesso tollerate come espressioni di colore, possano essere oggi ancora sopportate o se non possano creare serie difficoltà all’Italia. 
Ne nasce l’unica contrapposizione accesa di tutta la serata con Lerner che accusa la Lega di avere un particolare concetto di democrazia e di Parlamento e Gibelli che ricorda come l’articolo 1 della costituzione della Lega Nord chieda il riconoscimento della repubblica padana. D’Alimonte fa notare come la Lega in questo momento abbia la necessità di consolidare il nocciolo duro del suo elettorato. Prima di passare la parola agli studenti che parteciperanno giovedì alla Manifestazione internazionale del diritto allo studio, il conduttore pone ancora una domanda che resterà senza risposta l’Italia può permettersi questa schermaglia politica? 
Chiude la trasmissione Pippo Del Bono che sulla necessità che i governatori abbassino il loro sguardo sui governati cita ancora una volta una frase tratta dall’Enrico V di Shakspeare ” Io credo che il re sia un uomo come me”.

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