Una ragazzina che ha dei poteri da maga, un regno fiabesco, un simpatico draghetto e una maledizione da annullare. Sono questi gli ingredienti di Maga Martina 2 – Viaggio in India, il sequel del film Disney del 2009 (Maga Martina e il libro magico del draghetto), ispirato ai romanzi dellautore tedescoKnister che hanno avuto un grande successo internazionale. Nel primo capitolo, Martina, una ragazzina normale, diventava una superstrega salvando il mondo dal perfido mago Geronimo ed era la protagonista di una storia divertente e ben orchestrata, di marchio Disney, ma con un carattere europeo. Il seguito delude le aspettative, proponendo una trama goffa ed esagerando le gag, mentre dimentica purtroppo la qualità del racconto e la profondità dei personaggi.

La nuova avventura di Martina (Alina Freund) comincia con una chiamata da Mandolan, un regno immaginario simile allIndia (ma solo per il folklore) dove il Gran Visir Guliman e il mago di corte Abrasch sono alle prese con una maledizione lanciata sul trono reale. Il Gran Visir non riesce infatti a diventare re dopo la presunta scomparsa del suo predecessore Nandi, amato dal popolo. Serve dunque laiuto della nuova superstrega, che arriva in compagnia del draghetto Ettore: quando si rende conto che il Gran Visir è un uomo inaffidabile e affamato di potere, però, Martina decide di usare i suoi poteri per restaurare la giustizia nel Paese. Ad aiutarla sarà Musa, un ragazzino del posto che vuole riportare sul trono il saggio Nandi e con il quale Martina stabilisce una bella amicizia.

Il problema del film è che lunico personaggio interessante è proprio il vecchio re imprigionato nella città proibita (una fortezza dallaspetto sinistro), che sembra Silente in versione indiana e che rappresenta lantitesi del potere inteso come ricchezza, ambizione e comando senza le qualità morali necessarie. Peccato che compaia solo alla fine. Gli altri personaggi sono scolpiti con laccetta, senza sfumature, come se gli autori si fossero dimenticati che un film per bambini non deve essere una favoletta priva di spessore e di complessità. Ormai siamo abituati a dei prodotti pensati per un target giovane che si rivelano più profondi e delicati della maggior parte dei film per gli adulti, quindi Maga Martina 2 è palesemente unoccasione sprecata.

Le avventure della protagonista non sono credibili, manca la caratteristica fondamentale che ha determinato il successo di Harry Potter: il realismo delle azioni, delle reazioni e dei sentimenti dei personaggi, fondamentale nel genere fantastico dove l’impossibile deve diventare verosimile. Qui troviamo i palazzi sfarzosi, i sotterranei bui, gli elefanti e le guardie reali, ma lo spettatore non è realmente trasportato in questo mondo, che appare piuttosto uno sfavillante disegno a colori appeso nella camera dei bambini.

Certo, i temi sono in sintonia con le esigenze formative: l’amicizia che non conosce timori, la fiducia nella giustizia e nella saggezza, la capacità di assumersi le proprie responsabilità e di usare la magia solo per un nobile scopo. Forse l’aspetto più interessante del film risiede nella necessità di affrontare le situazioni con le proprie forze. A differenza dei maghi di molte saghe per bambini, Martina è una ragazzina normale che senza le formule magiche non può evocare alcun aiuto, né trasformarsi in qualcun altro. L’insicurezza, la paura di non essere all’altezza e di non sapere risolvere i guai da soli può avvicinare la giovane protagonista al pubblico infantile, che con lei si identifica e che vede il lato positivo e negativo della magia.

Il messaggio formativo era però più evidente nel primo film, perché purtroppo in questo secondo capitolo va a perdersi tra le pieghe di un’avventura che può divertire un target molto basso, ma che non arriva al cuore.