Quarto Grado, intervista a Sabrina Scampini. Quarto grado, in onda stasera, su Rete 4 alle 21.10, sta confermando il successo negli ascolti tv (una media di circa due milioni e mezzo di telespettatori) anche in questa terza edizione. Sabrina Scampini, presenza fissa al fianco di Salvo Sottile nel settimanale di Rete 4 che affronta i più “scottanti” casi di cronaca nera (Yara Gmbirasio, Sarah Scazzi, Melania Rea, Chiara Poggi), spiega in esclusiva a Ilsussidiario.net quali sono le ragioni del successo del programma. La giornalista è inoltre autrice della trasmissione e svela come si svolge il lavoro di preparazione “dietro le quinte” che comporta ogni singola puntata: scelta dei casi, approfondimento, ricerca delle fonti, inchiesta.
Quarto Grado segue i principali casi di cronaca nera, quelli che hanno catturato l’attenzione dell’opinione pubblica (Sarah Scazzi, Yara Gambirasio…) qual è la formula giusta per una trasmissione, di questo tipo, che abbia successo? Quarto Grado cerca di andare a fondo di tutte le inchieste, i casi che affronta. Non vuole fermarsi alla superficie delle cose, vuole approfondire, capire, farsi un’idea propria di quello che succede, sempre nel rispetto delle prove, di quello che viene detto dai vari testimoni, dagli stessi inquirenti. Tutto questo per far comprendere al pubblico la vera realtà di quello che affrontiamo puntata per puntata.
Quali sono i meriti di Salvo Sottile e Sabrina Scampini nel successo di Quarto Grado? Salvo riesce a essere un bravo conduttore, ha la capacità di stare davanti al mezzo televisivo. E’ veramente bravo, anche a spiegare nei minimi dettagli tutti i casi che vengono affrontati, con un’attenzione straordinaria. Io cerco di fare del mio meglio nel ruolo che svolgo dentro “Quarto Grado”. Forse sono aiutata in tutto questo dal fatto che sono anche autrice; ogni giorno leggo e preparo i testi che poi spiego e leggo durante il programma. Ma grande merito va proprio agli altri autori del programma, a Siria Magri veramente eccezionale in questo senso.
Come scegliete i casi di cui parlare. Che tipo di lavoro c’è dietro la preparazione di ogni puntata?
Cerchiamo di parlare dei casi più importanti di cronaca nera, di stare attenti a tutto quello che succede. Non tralasciamo nulla. Vogliamo stare su fatti quindi che riguardino il presente, ma nello stesso tempo non evitiamo di tirare fuori casi di cronaca nera eclatanti, come ad esempio quello di Sergio Isidori, un bambino scomparso molti anni fa (il 23 aprile 1979 da Villa Potenza, in provincia di Macerata).
Perché secondo te le trasmissioni che si occupano di cronaca nera fanno così tanti ascolti?
In effetti i casi di cronaca nera interessano sempre l’opinione pubblica. Basta pensare al caso di Erika e Omar, a quello di Cogne, a quello del “Mostro di Firenze”. E così adesso c’è quello di Sarah Scazzi, quello di Melania Rea. Ci si chiede perché possano essere successi questi fatti, questi omicidi, la dinamica di questi avvenimenti. In effetti i casi di cui si parla sono solo una parte di tutto quello che accade. Forse poi tutto varia da periodo a periodo. Ci sono momenti in cui la gente stessa pone maggiormente l’attenzione sulla cronaca nera.
A Quarto Grado spesso ospitate i parenti delle vittime. Come vivi l’incontro con queste persone, dal punto di vista umano e professionale?
Cerco di rispettare i sentimenti sia delle vittime di questi fatti di cronaca nera, sia degli stessi indagati, di tutti coloro che sono coinvolti.. Capisco quindi il trasporto psicologico, emotivo dei familiari, so che bisogna immedesimarsi nella loro situazione e provo un sentimento di pudore nei loro confronti.
Quanto è importante il lavoro degli inviati (sui luoghi dei delitti, dai loro familiari e dagli inquirenti)?
E’ molto importate e devo dire che abbiamo veramente degli inviati eccezionali, che sanno svolgere il loro lavoro in maniera fantastica. Ma poi c’è anche una redazione altrettanto valida, di grande professionalità, che va a scovare tutte le notizie più varie, per cercare di trovare tutti i casi di cronaca nera più importanti. C’è un’equipe di tecnici che aiutano a confezionare una trasmissione di grande valore. C’è un grande staff dietro “Quarto Grado”, un’equipè di persone incredibile che lavora quotidianamente per cercare di fornire ai telespettatori un prodotto di notevole qualità. (continua alla pagina seguente)
Come giudichi il ruolo nei media nei processi sul delitto di Meredith Kercher, così sovraeposto, e in quello sul delitto di Chiara Poggi, escluso alle telecamere? Come pensi che sarà invece il ruolo dei mezzi di informazione nel processo per il delitto di Avetrana? Da un’iniziale sovraesposizione sembra che ora i riflettori potrebbero essere allontanati…
Personalmente credo sia stato utile parlare del caso di Meredith Kercher. La gente si è chiesta tante cose, come siano andate effettivamente le cose, perché delle persone indagate per questo omicidio (Amanda Knox e Raffaele Sollecito) ora sono libere. Io non so cosa sia successo, noi di “Quarto Grado” presentiamo ogni singolo caso. Non spetta a noi dare dei giudizi. Nel caso del delitto di Chiara Poggi, la famiglia era favorevole alle telecamere. E’ stata invece la difesa di Alberto Stasi ad opporsi a tutto questo. Per quanto riguarda invece il delitto di Avetrana certamente l’atteggiamento di Michele Misseri ha giudicato numerose perplessità. Ha parlato troppo, si è concesso troppo ad interviste, alle telecamere. Questo può aver provocato questa disattenzione dei mezzi di informazione.
Il futuro di Sabrina Scampini dopo “Quarto Grado”?
Per ora sto bene qua, mi piace il ruolo che ho a “Quarto Grado”. In futuro si vedrà. Non pongo limiti, sono aperta a tutto. Forse l’unica cosa che non farei è lo sport, per cui sono negata. Ma se dovessi scegliere mi piacerebbero sempre programmi di approfondimento, quelli verso cui io sono portata, che mi piacciono di più e fanno parte della mia carriera giornalistica anche prima di “Quarto Grado”
(Franco Vittadini)