Servizio Pubblico: l’Anteprima di Michele Santoro – La puntata di oggi di Servizio Pubblico ha come titolo “Salvare l’Euro”, e viene introdotta come di consueto dal conduttore Michele Santoro con il suo editoriale che costituisce l’anteprima della trasmissione. Santoro entra nello studio teatro tre di Cinecittà accompagnato dalle note e dalle parole della canzone “Se potessi avere mille lire al mese”, brano che ci introduce subito al primo punto del discorso del conduttore e che crea un’atmosfera vagamente nostalgica e retrò. Santoro, infatti comincia Servizio Pubblico proprio con il registrare il clima di questi ultimi giorni, dicendo che nell’aria sembra si respiri una certa nostalgia della nostra cara vecchia lira. Si chiede, poi, che cosa accadrebbe in concreto se dovessimo uscire dall’euro e ritornare alla lira.
Di fatto, sottolinea che su questo punto nessuno, neanche i più grandi esperti e gli economisti di fama internazionale sembra essere in grado di dare una risposta precisa, e probabilmente, quindi, nessuno lo sa prevedere con precisione. I partiti, intanto, vivacchiano e sembra che stiano già pensando al dopo governo Monti, anche perchè non si sa quanto effettivamente durerà questo governo tecnico di tipo transitorio. Potrebbe finire anche domani, e, quindi, si tengono pronti. Molte delle dichiarazioni dei politici sia di destra sia di sinistra, infatti, sono già fatte, secondo Michele Santoro, come se ci trovassimo in un presunto stato di campagna elettorale permanente. I partiti, afferma caustico, sostengono Monti come la corda sostiene l’impiccato. Michele passa, poi, ad analizzare il sistema bancario nazionale.
Si diceva tempo fa che il nostro sistema bancario era tra i più affidabili e solidi d’Europa, e che, quindi, non c’era nessuna ragione di preoccuparsi di crolli o fallimenti improvvisi. Invece, ci siamo accorti che non era per niente vero e che, anzi, proprio il sistema bancario era l’epicentro di un terremoto che andava a coinvolgere tutto il resto del sistema paese e che i crolli e i fallimenti erano dietro l’angolo. Possiamo dire, continua, che il nostro paese abbia attraversato la pericolosa soglia di quella che in linguaggio economico si chiama recessione. Nelle precedenti puntate di Servizio Pubblico era stata avanzata in trasmissione la proposta che gli Italiani, almeno coloro che se lo potessero permettere, comprassero in parte il debito pubblico dell’Italia e lo tenessero bloccato per cinque anni, in modo da dare il tempo all’economia del paese di riprendersi.



Questa proposta è conosciuta con il termine di prestito forzoso ed è stata portata avanti in Europa dall’economista francese Jean-Paul Fitoussi, del quale è previsto un intervento nel corso della puntata odierna. Michele sottolinea che avrebbe voluto che qualcuno degli uomini politici, quanto meno Pierluigi Bersani avesse espresso nei giorni scorsi una sua opinione su questa proposta. Su questo punto del suo discorso Santoro, come è tipico del suo stile, si rivolge direttamente al leader del Partito Democratico, criticando il suo silenzio su questa vicenda, e giudicandolo inappropriato. Michele aggiunge puntualizzando che invece, è notizia di oggi, che Pierluigi Bersani abbia voluto rivolgere a Monti la veemente richiesta di sapere che cosa stia facendo attualmente il governo e che cosa intenda fare nell’immediato futuro. Santoro afferma, inoltre, che stranamente più o meno l’atteggiamento di Berlusconi in questa fase politica è lo stesso di Bersani: vogliono entrambi sapere da Monti quali siano le sue intenzioni. L’unica differenza tra i due è che forse Berlusconi in questo momento parla più sommessamente di Bersani. 
I partiti dovrebbero e potrebbero proporre delle idee al governo tecnico, invece di chiedere conto in una fase che sicuramente è ancora da considerarsi prematura. I politici potrebbero e dovrebbero andare nelle piazze reali e televisive a fornire suggerimenti per superare la crisi e a parlare con la gente, non a fare campagna elettorale. Questo dovrebbe accadere in un confronto democratico, ma ciò non avviene oggi nel nostro paese. Michele dice di avere paura per l’Italia e di temere, a questo punto, che si stia andando verso il vuoto della democrazia e della partecipazione politica, che è una delle cose più pericolose che possano accadere in un paese. Il conduttore conclude il suo editoriale dicendo che si augura di tutto cuore di sbagliarsi, ma che per ora questa è la sua fotografia della realtà, è ciò che desolatamente vede intorno a lui. Poi, passa la parola a Vauro, che veste i panni di padre Indignato per la parentesi satirica.

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