Che tempo che fa ha offerto un tributo a Enzo Jannacci, un tributo sentito e a tratti commovente. E’ quello che è andato in onda nella puntata speciale (altre, analoghe, erano state trasmesse in passato, in particolare quella dedicata a Fabrizio De André) del programma Che tempo che fa ieri sera su Rai Tre. Il conduttore Fabio Fazio, approfittando della recente uscita in libreria della biografia (“Aspettando al semaforo) scritta dal figlio di Enzo, Paolo Jannacci, dedicata al grande cantautore milanese, ha voluto radunare amici di ieri e di oggi, colleghi attori e cantanti, per rendere omaggio al cantore di Milano, ma non solo. Enzo Jannacci è apparso davanti alle telecamere solo in finale dii serata, ed è ovviamente stato il momento clou della trasmissione. Un po’ impacciato nei movimenti, ma sempre dotato di una voce splendida e di una intensità recitativa folgoranti, Jannacci insieme al figlio Paolo al pianoforte si è esibito in una sentita El purtava i scarp de tennis, suo vecchio cavallo di battaglia, in mezzo alla quale ha fato un divertente siparietto comico con il figlio, spalla perfetta.  Poi sul palco sono saliti tutti gli ospiti speciali che si erano esibiti nel corso della serata e insieme hanno cantato una strofa per uno improvvisando Quelli che, brano che fu la sigla per anni dell’omonimo programma di Fabio Fazio. Gli ospiti erano personaggi come Dario Fo (che si è esibito nella famosa Ho visto un re, brano scritto insieme a Jannacci di cui il premio Nobel ha raccontato come venne scritta), Ornella Vanoni, Cochie e Renato, Fabio Fazio, Paolo Rossi, Teo Teocoli, Roberto Vecchioni, Massimo Boldi, Irene Grandi, Cristiano De André, J-ax, Antonio Albanese  che in precedenza avevano a turno ognuno eseguito un brano di Jannacci. Dopo la fine della trasmissione, l’omaggio a Enzo Jannacci è proseguito con la trasmissione di un vecchio programma Rai andato in onda addirittura nel 1965, ritrovato negli archivi televisivi, intitolato Ohei! Son qui! Incontro con Enzo Jannacci in cui il musicista milanese raccontava se stesso nel tipico modo surreale tra una canzone e l’altra.