Nel tentativo di dare una svolta alla fiction italiana, perché non importare i modelli stranieri? Dopo Un amore, una vendetta, adattamento moderno del Conte di Montecristo arrivato a noi attraverso un format argentino, è la volta de I cerchi nellacqua, un mystery drama ispirato alla serie francese Le Miroir de lEau.
Il bravo Alessio Boni presta il volto a Davide Freccero, un uomo tormentato che, in occasione della morte del padre, torna nel paese natio dopo un ventennio e si trova a fare i conti con un passato difficile da cui era fuggito. Scopre che la donna che un tempo amava, Ginevra Della Rocca, è annegata nel lago in circostanze mai chiarite: la loro storia, ostacolata dai genitori, era finita bruscamente e Davide aveva scontato tre anni di carcere a causa di una rissa, per poi abbandonare la sua terra con lintento di non ritornare.
A dispetto dellostilità della signora Della Rocca, Davide trova uninaspettata alleata in Bianca (Vanessa Incontrada), la sorella minore di Ginevra, infelicemente sposata e madre di una ragazzina. Insieme, i due si trovano a indagare sul misterioso legame tra la morte di Ginevra e quella di Alessia, la giovane e avvenente nipote di Davide, trovata nelle acque del lago dopo una festa a base di alcol e cocaina. Non sono i Ris però ad aiutare le indagini, perché la vicenda va oltre la dimensione razionale e la scienza cede il passo al paranormale. Il fantasma di Ginevra appare in sogno a una bambina, Alice, che riferisce i suoi messaggi al padre Sandro, impegnato nelle indagini sul caso.
A qualcuno potrebbe tornare in mentre unaltra (sfortunata) serie, I segreti dellisola di Korè, a sua volta ispirata a un modello francese: stavolta però lambientazione è costruita sui malinconici e suggestivi paesaggi lacustri, che ben si prestano a una storia di fantasmi. La qualità visiva è notevole e si distacca da molti esempi di fiction italiane, i protagonisti sono bravi e la trama è intrigante, ma resta limpressione che manchi qualcosa.
Presentata come un esperimento di fusione tra gli ingredienti classici del feuilleton e il genere mystery, nella prima puntata la miniserie stenta a decollare, come se il dramma ancora una volta avesse la meglio sul mistero. Forse per il ritmo a tratti un po’ lento, la storia non ottiene l’effetto di incollare lo spettatore davanti allo schermo ma lo incuriosisce abbastanza da concedere una chance al seguito. Soprattutto per la presenza di Alessio Boni, che dà al suo personaggio il giusto grado di cupezza e di malinconia, creando un inedito contrasto con la solare Vanessa Incontrada qui nella parte di una ricca infelice.
Il marito fedifrago è un personaggio incredibilmente irritante e ricalca lo stereotipo del viscido a tutto tondo, che probabilmente nasconderà qualche oscuro segreto. E il fantasma di Ginevra, va detto, non fa venire i brividi: ricorda piuttosto le fate delle storie fantasy che si producevano una volta, con l’abito lungo e il diadema in testa.
Al di là dei difetti, però, è positivo il tentativo di percorrere delle strade diverse, mescolando i generi e recuperando le suggestioni gotiche di certa letteratura nordica, combinate con la trama gialla e – naturalmente – con una buona dose di romanticismo. Quando la solita detective story comincia a stancare, l’alternativa alla commedia e al dramma storico si cerca nella commistione dei modelli, alla ricerca di una formula capace di risollevare le sorti della fiction e di Mediaset, che non sta vivendo delle stagioni rosee. Stiamo a vedere come andranno le prossime puntate.