Zucchero il suono della domenica, con Eddy Floyd e Irene Fornaciari – Non appena Zucchero fa la sua entrata in scena il pubblico esulta e urla, acclamando il cantautore. La prima canzone eseguita è “Un soffio caldo”. E’ soltanto l’inizio però, e così si va avanti senza sosta, e subito Fornaciari intona “Il suono della domenica”. La terza è “Soldati nella mia città”, nella quale, accanto al trono del cantante, si posizionano, alla destra e alla sinistra, due chitarristi. Con questa canzone termina l’anteprima del concerto, dopo la quale Fornaciari saluta Reggio e tutti quelli che osservano lo show da casa, “a buon rendere” dice lui. Il cantante dice d’aver girato molto, ma che alla fine ha sentito il bisogno di tornare alle radici. Dopo queste brevi parole riprende a suonare la sua chitarra, cantando “E’ un peccato morir”, senza fermarsi un attimo poi canta anche “Vedo nero”, per la gioia del pubblico, che si alza in piedi, ballando e cantando a sua volta. Si spengono poi le luci, e poco dopo si sente intonare “Oltre le rive”, canzone lenta e dolce, dopo la quale parte un’altra canzone dal ritmo spinto, “Chocabeck”, che risveglia nuovamente la platea. Terminata la canzone, con le luci che tornano soffuse, Zucchero canta nuovamente una canzone più lenta, “Alla fine”. Mentre lui intona già la canzone successiva, sullo sfondo, nel quale s’intravedono dei campi gialli dell’Emilia Romagna, si legge un messaggio di Zucchero, che spiega il significato del titolo della sua “Spicinfrin boy”, che si accinge a cantare. Spicinfrin, dice, era uno dei modi in cui sua nonna Diamante lo chiamava da bambino. Ovviamente fa parte del dialetto reggiano, e vuol dire bel bambino un po’ selvatico. Il palco improvvisamente diventa in bianco e nero, come se la nostra televisione fosse tornata improvvisamente agli anni 50′, e Zucchero canta la prima canzone in inglese della serata, “God bless the child”. Il concerto di uno come Zucchero però non può essere caratterizzato soltanto dai sentimenti, e così si ritorna al ritmo più ballabile con “Bacco Perbacco”. L’equilibrio del concerto viene però rispettato, e infatti, dopo ben due canzoni lente, il pubblico deve restare in piedi e ballarne due ritmate, e così parte subito dopo “Baila Morena”. Subito dopo entra in platea un coro gospel, al quale il pubblico dà il benvenuto con un caloroso applauso. Con loro, posizionati ai piedi del palco, Zucchero canta “Overdose (D’Amore)”. Calano delle luci blu sul palco, e Fornaciari inizia ad intonare “Diamante”, dedicata ovviamente a sua nonna, che si chiamava proprio Diamante. Il pubblico la riconosce fin dalle prime note, e acclama con un grande applauso una delle canzoni più famose del cantante. Restando nel mondo dei suoi classici, parte la musica di “Così celeste”, e anche se il pubblico non balla, lo fa il coro, che lentamente ondeggia, e accompagna il cantante in alcune parti del testo, così come ha fatto anche nelle canzoni precedenti, conferendo alla canzone un effetto particolare. Improvvisamente però dal backstage compare una cantate nera, che intona insieme a Zucchero il finale della canzone. Fornaciari infine saluta e ringrazia sia lei che il coro, e così termina la prima parte del concerto. La seconda e ultima parte si apre nel’oscurità del palco, illuminato poi da una luce che punta su Zucchero, stavolta senza chitarra, che canta “Dune mosse”. Dopo si torna al vecchio repertorio con “Il volo”. Salgono poi sul palco, per cantare “Knock on wood”, Eddy Floyd e Irene Fornaciari, la figlia di Zucchero, il quale, alle loro spalle, suona la sua chitarra e osserva loro cantare, orgoglioso della figlia e di come il pubblico la apprezzi.



Terminata la canzone Eddy tenta di andar subito via, ma Zucchero lo richiama, e così il grande Floyd ritorna a prendersi il suo meritato applauso. Il concerto però non ha pause, e subito si riparte con “Con le mani” e “Solo una sana e consapevole libidine, salva il giovane dallo stress e dall’Azione Cattolica”. Zucchero indossa poi una maschera rossa da diavolo, e ovviamente inizia a cantare “Diavolo in me”. E’ questa la canzone che conclude il concerto. Tornato poi sul palco, Zucchero ringrazia della straordinaria accoglienza, dedicando al suo pubblico una canzone che, dice che avrebbe voluto scrivere lui, “You are so beautiful”, dopo la quale canta anche “Hi-De-Ho”. Per onorare un po’ anche la patria, decide di cantare una canzone famosa in tutto il mondo, scritta da un certo John Green, all’anagrafe Giuseppe Verdi. Si tratta di “Va’ Pensiero”, che però il cantante romagnolo ha tradotto in inglese, lasciando in lingua originale soltanto il ritornello. Altro omaggio all’Italia è “Miserere”, e così sullo sfondo appare un vecchio video, in cui Pavarotti cantava questa canzone proprio con Zucchero, che ripropone quel duetto, cantando ovviamente la sua parte dal vivo. Il concerto però si chiude sulle note di un altro classico, “Per colpa di chi?”, alla fine della quale Zucchero saluta tutti e conclude lo spettacolo dicendo “Noi crediamo nel blues, il blues non morirà mai”.

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