Servizio Pubblico, Marco Travaglio e le “buone regole” (video). A servizio Pubblico l’editoriale di Marco Travaglio, di cui trovate il video alla pagina seguente. La vis polemica del giornalista che affianca Santoro si è abbattuta contro l’uso privato delle istituzioni e dei soldi pubblici. Ecco appunto la proma delle “buone regole” (titolo della puntata di giovedì 22 dicembre 2011 di Servizio Pubblico): non si possono utilizzare le istituzioni e i soldi pubblici per fini privati. Qualche giorno fa il tribunale di Parigi ha condannato a 2 anni, per malversazione e abuso d’ufficio Chirac, notizie che i giornali e i telegiornali nostrani hanno fatto passare in silenzio, dice il giornalista, mentre il Financial Times l’ha addirittura messa in prima pagina. Chirac nel 1990, quand’era sindaco di Parigi, assunse ben 21 persone, che lavoravano per lui, ma che era lo Stato a pagare. Dopo ben 20 anni dunque arriva la sentenza, che ovviamente non è stata ostacolata dalla prescrizione, che in Francia non esiste. Inoltre i francesi stanno anche pensando di abolire l’immunità al presidente, anche durante il mandato, perché si ritiene assurdo che una sentenza arrivi così tardi. In Italia invece uno dei processi che vede implicato Berlusconi, quello aperto nel 2004, il famoso caso Mills, vede l’ex premier accusato di aver corrotto un testimone perché dicesse il falso in due processi e lo facesse assolvere. A Marzo però scatterà la prescrizione, e ovviamente il cavaliere non intende affatto rinunciare a questo diritto. Paola Severino, ministro della giustizia, ha intanto promesso una legge anti corruzione e basta leggi ad personam, confermando però la moglie di Bruno Vespa, la giudice Augusta Iannini, come capo dell’ufficio legislativo del suo ministero, che sta al so posto da tempo immemore, e in tutto questo tempo non ha mai pensato di suggerire ai governi di cui era consulente di ratificare la convenzione internazionale anticorruzione, che attende dal 1999. Si chiede dunque Travaglio se il ministro riuscirà mai a lottare seriamente contro la corruzione con la Iannini da una parte e il parlamento dall’altro? Si tratterebbe tra l’altro di riforme a costo zero e con guadagno sicuro, perché se le gare d’appalto sono regolari, vince, il migliore e lo Stato realizza l’opera più in fretta e meglio. Se invece vince chi ha pagato la mazzetta, l’appalto va al peggiore, che magari usa materiali scadenti e ingegneri incapaci, per risparmiare sul prezzo, anche se la tangente non la paga lui, ma noi, dal momento che l’imprenditore usa appunto materiali scadenti, gonfia i prezzi, o magari, a metà dell’opera, l’impresa fallisce, lasciando il tutto incompiuto. Anche nella politica ovviamente la corruzione fa i suoi danni, dal momento che i corrotti hanno più soldi per farsi eleggere rispetto agli onesti.



Parlando poi delle opere pubbliche Travaglio dice che, essendoci pochi soldi, bisognerebbe concentrarci su quelle indispensabili, cioè quelle di manutenzione, che danno più occupazione e proteggono il territorio da eventuali tragedie. Il ministro Passera però ha sbloccato ben 8 miliardi di euro per la TAV, ma questa fu concepita in un’altra era, quando si prevedeva un aumento di traffico passeggeri tra Torino Lione consistente, cosa che non è avvenuta. Passera però ha sbloccato anche i fondi per l’alta velocità sul terzo valico, che dovrà curare i trasporti superveloci dei container dal porto di Genova verso l’Europa, ma la linea si ferma a Tortona. Il tutto per la modica cifra di 6 miliardi e 200 milioni di euro, la stessa somma del taglio delle pensioni. C’è poi il ponte sullo stretto, del quale il governatore della Sicilia Lombardo ha parlato in una lettera inviata a Passera, chiedendo al ministro di non dimenticarsi del progetto. Passera, dal canto suo, si è portato come vice ministro alle infrastrutture Ciaccia, che due anni fa dichiarò che il ponte sarebbe stata un’opportunità in più per il turismo e quindi per ulteriori guadagni. Il ponte però, ancora fermo alla prima pietra, è già costato 500 milioni, quasi tutti adoperati in spese assurde e ridicole, come ad esempio i ben 78 mila euro utilizzati per delle fotocopie in un anno. Accanto a questi soldi poi, vanno aggiunti ad esempio quelli per la manutenzione, che già paghiamo ancor prima che il ponte veda la luce. Tutto ciò però è ancora nulla, se si pensa che, a progetto ultimato, il preventivo finale dovrebbe salire fino a quota 8 miliardi. Soldi di cui le casse dello Stato avrebbero davvero bisogno.



 

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