Report La puntata di Report condotto da Milena Gabanelli su Rai Tre è stata incentrata sul patrimonio culturale italiano, un patrimonio che non dovrebbe risentire della crisi perché nessun altro Stato al Mondo lo possiede. E allora perché non ci organizziamo per sfruttarlo al massimo? E’ questa la domanda da cui prende spunto la trasmissione. Alla Villa Reale di Monza lo stato di abbandono è totale e a spiegarlo è l’ex direttore. Milena Gabanelli cerca di capire cosa abbiamo in casa nostra. A breve dovremo dimostrare di essere in grado di crescere e l’unico settore in cui potremmo sbaragliare davvero la concorrenza non potrebbe essere che il nostro patrimonio: monumenti, chiese, musei e Siti Unesco sparsi da nord a sud. Noi li chiamiamo “beni culturali” e la loro gestione è nel caos perché si sovrappongono le competenze ed il patrimonio va in malora. Non sarebbe allora più opportuno chiamarli “Mali Culturali”? A Pisa ad esempio, arrivano ogni anno moltissimi turisti mordi e fuggi, ma a guadagnarci è solo l’ente ecclesiastico che gestisce la Piazza dei Miracoli. Al momento i giovani che hanno trovato lavoro sono i 90 assunti dalla gestione ecclesiastica, L’Opera della Primaziale Pisana. E a Caserta il degrado dilaga e di questo si accusa il Consorzio di Bonifica, il quale non avrebbe vigilato.



Per catturare l’interesse dei giovani sui monumenti italiani, il Mibac ha creato anche delle applicazioni per il telefono, però i cittadini sembrano non essere per niente informati di questo. Alcuni dicono di non andarci spesso a causa del prezzo eccessivo del biglietto. E poi c’è la questione degli incassi della Reggia, che non restano a Caserta ma finiscono a Roma, al Ministero, che poi non concede il pagamento degli straordinari. Fanno eccezione i Poli Museali autonomi come quello di Firenze, che conta ben 22 musei. E alla biglietteria degli Uffizi, dove le code sono chilometriche, quando ci arrivi non ti fanno usare neanche la carta di credito, tanto per facilitare la vita agli utenti.



Per valorizzare i beni culturali ci vorrebbero regole giuste e strategie coerenti negli anni. Bisognerebbe seguire l’esempio degli altri Stati, come la Francia per i Castelli della Loira. Le sovvenzioni statali coprono lì dal 10 al 40 % delle spese di restauro, poi ci sono le sovvenzioni da parte dei dipartimenti e a ciò si aggiunge l’aiuto fiscale, perché i proprietari dei castelli possono dedurre le spese per i lavori di restauro dal loro reddito. E poi i Francesi non si fanno problemi a mettersi al livello dei turisti. In Italia invece i monumenti sono come dei santuari, destinati agli esperti e non a tutti. Eppure ci ha provato il Comune di Roma a Porta San Pancrazio, dove nel museo i turisti hanno la possibilità di interagire, grazie alla multimedialità.



Anche a Vulci, vicino Montalto di Castro, c’è un Parco Archeologico. Ma cosa succede se in agosto si vuole fare una visita guidata? E’ impossibile, almeno che non la si prenoti 48 ore prima. Questo perchè i fondi sono stati tagliati e la situazione è difficile anche lì. Il parco era stato aperto dopo la vincita da parte del Comune di un finanziamento europeo. Ma nel frattempo in Regione è cambiata la giunta e la Polverini ha rimesso in discussione i fondi europei che riguardavano non solo Vulci, bensì gran parte del patrimonio etrusco. La Regione Lazio ritiene forse che altre spese siano più importanti della cultura. O forse sono troppo impegnati ad allestire la discarica di Tivoli. Eppure l’Agro Romano era la meta preferita degli artisti dell’Ottocento. La valorizzazione di quest’area è invece al momento affidata agli abusi edilizi. Non è che le Sovrintendenze sono state indebolite apposta perchè danno fastidio agli enti locali? A Marino ad esempio un signore trovò per caso il mitreo. Ben 11 anni sono stati però necessari per avere un parere dalla Sovrintendenza.

E per gli alberghi come funziona? Il sistema di assegnazione delle stellette varia da Regione a Regione e i controlli sono scarsissimi, se non quasi nulli. Così i turisti si lamentano spesso della qualità dei nostri alberghi. Bisognerebbe fare in modo che i turisti non si dirigano sempre negli stessi luoghi. Bisognerebbe lanciare anche dei percorsi alternativi, come si è fatto a Bologna.

Un altro problema è quello delle donazioni. In Italia infatti se si fa una donazione a favore dei beni culturali si può scaricare solo il 19% della somma, a differenza dell’America, dove si possono scaricare anche i costi dei biglietti d’ingresso ai musei. E così è successo che ad Ercolano i benefattori sono stati gli Americani. Per Pompei ci si chiede invece come si possa pensare a realizzare addirittura un eliporto quando mancano persino i bagni.

Riassumendo, l’eredità del passato ha di certo un valore ma non si sa se serve più alla nostra eredità nazionale o a vendere panini. Purtroppo però è finita l’epoca in cui si vive di rendita ed il patrimonio bisogna renderlo vivo. (continua alla pagina seguente)

A seguire “C’è chi dice no”, con la storia di una straordinaria scoperta che potrebbe cambiare la vita a molte persone. Si tratta della possibilità, scoperta dal professor Zamboni, di intervenire sulle vene per dilatarle e ristabilire un flusso normale del sangue, combattendo così una sindrome connessa alla sclerosi multipla. Chi ha subito l’intervento racconta il proprio entusiasmo. I neurologi però sono scettici.

Il programma di chiude con un’occhiata alle Casse di Previdenza private e in particolare alla cassa dell’ENPAM, quella cioè alla quale aderiscono i medici. Sicuramente le pensioni dei giovani d’oggi saranno inferiori a quelle attuali. Questa sembra ormai una certezza.