Nel salotto di Lilli Gruber e Paolo Pagliaro, questa sera, ci sono ospiti Vittorio Feltri, direttore del “Giornale” e Bruno Manfellotto, che dirige l’espresso.
Si parla della cosiddetta “medicina Monti”. Un video mostra il pianto della ministra del lavoro eletta nell’attuale governo tecnico: Elsa Fornero, che annuncia le novità in merito alle pensioni,facendolo in lacrime. E’ infatti rammaricata. La reazione del ministro è una valvola di sfogo per le promesse non mantenute agli Italiani, che prevedevano tra i vari punti di non toccare la soglia dei 40 anni contributivi e la “deindicizzazione” delle pensioni, che d’ora in poi rimarranno stabili, non aumentando di pari passo con l’inflazione.
Feltri non si dimostra molto impressionato e afferma che le vere lacrime, più che del governo, dovrebbero essere quelle dei cittadini Italiani.
In merito alla manovra, spiega che si sarebbe dovuta fare già anni fa, dai tempi di Andreotti e Marini, quando fu presentata una riforma che avrebbe risolto il deficit in pochi anni. Ma Craxi la fece bloccare, anche per una questione di consensi. Questo, secondo il direttore, è l’andazzo dei politici Italiani, che hanno pensato più alle successive elezioni che al bene del paese.
Si esprime poi sul parlamento: secondo lui approverà, perchè il governo tecnico ha assolto già ai suoi primi doveri. Sui tagli, spiega che “persino i bidelli” avrebbero saputo dove farli. A Manfellotto lancia una provocazione: la crescita si è arrestata secondo Feltri dall’entrata nell’Euro, e mai nessun governo ha fronteggiato questo problema. L’Europa, racconta il direttore di Libero con molta veemenza “ci è stata calata in testa”.
Quest’ultima opinione trova l’opposizione del secondo ospite: è il debito pubblico accumulato il problema, non il cambio di moneta.
Definisce questo sistema vecchio e “marcio”, che va affidato ai tecnici e non ai politici Italiani, palesemente inadeguati.
Il direttore racconta anche che, nei suoi giornali, egli ha parlato di tutti questi problemi nel corso degli anni.
Continua poi parlando di debito pubblico: non è con le tasse che lo si ridurrà: esso verrà solo trasferito addosso ai cittadini.
Per Manfellotto, il gesto della Fornero è molto sincero e spontaneo: da un ministro che ha studiato per anni il sistema pensionistico, è una reazione non del tutto inaspettata.
Sulla crisi, non attribuisce tutto a Berlusconi, come è stato erroneamente fatto, ma a un sistema molto più antico. Per quello che riguarda la manovra, in 17 giorni non si poteva fare di più, almeno a parere del giornalista.
Quest’ultimo si pronuncia in merito all’equità: ancora un tema non trattato nella manovra.
Nella seconda parte della trasmissione, un video si pone il problema del futuro della politica: cosa ne sarà del Pdl? Le vecchie opposizioni riusciranno a convergere nella prossima legislatura?
In serata Bersani ha affermato che quanto fatto da Monti è troppo poco, Di Pietro ha affermato invece di non votare la riforma.
Feltri si esprime poi in merito all’ici sulla prima casa: come dirà, le tasse non sono mai giuste, e anche se Berlusconi aveva provato a togliere questa tassa, il vecchio corso delle cose non era più sostenibile.
Monti ha fatto qualcosa di demagogico rinunciando in pubblico al suo stipendio. Secondo Feltri, dopo anni di retribuzioni maturate da vari incarichi, la rinuncia all’indennità di presidente del consiglio poteva anche essere taciuta, in quanto non incisiva sul suo reddito personale.
In questo, Manfellotto non è d’accordo: se vengono eliminati, con questa manovra, anche i privilegi, allora Monti diverrà credibile. Questa l’opinione del giornalista.
Manfellotto parla della diminuzione dello “spread”: i mercati si fidano di Monti e quindi stanno dando fiducia. Sulla questione dell’Ici, invece, spiega che è una misura ovvia oltre che necessaria, e tra l’altro questa viene pagata in tutta Europa. Per parlare di equità, però, bisognerà vedere come l’Ici colpirà le seconde e terze case. L’ospite avrebbe preferito un 3 per cento in più sugli scudi fiscali, e non una reindicizzazione delle pensioni.
La conduttrice mostra il “punto” di Paolo Pagliaro: delle immagini parlano di quanto sta succedendo in parlamento. Tra le questioni in sospeso, i circa 293 decreti da completare: la legge di stabilità, alcuni atti della manovra anticrisi di Luglio, lo snellimento dei processi politici, la riduzione dei costi dei parlamentari, le fonti energetiche rinnovabili. In merito di giustizia, il più importante è quello sulle circoscrizioni, che ancora non è dato sapere se verrà abolito o accettato.
Un’ultima domanda a cui risponde Feltri: gli viene chiesto chi si opporrà di più alla manovra di Monti.
Sia lui che Manfellotto si trovano d’accordo sul fatto che sarà proprio il PD ad allontanarsi concettualmente dall’accettare la riforma: in particolare non accetteranno l’Ici e la mancata manovra sulla patrimoniale.
In merito alla lega, Feltri racconta come questo sia un periodo di una “lotta di classe” impopolare, che auspica il federalismo ancora una volta, senza comprende che questo non avverrà ora come non è mai avvenuto.
I rapporti tra la lega e Berlusconi, dichiara feltri, sono per il momento buoni.
Manfellotto esprime le sue previsioni sul destino dell’ex premier: rimarrà in politica, ma le geometrie con la lega saranno di tutt’altra fattura. Poi, egli si dichiara molto colpito da una svista attuale del governo: la mancata vendita delle concessioni televisive, che potrebbero, oltre che scardinare il “duopolio” dell’informazione, fare entrare nelle casse numerosi capitali prima non fruibili.
Feltri dichiara questo pensiero “pura utopia”, in quanto si tratta di interessi non convergenti con quelli di Monti.