Il delitto di via Poma: superato negli ascolti tv. Riassunto. Il delitto di via Poma è andato in onda ieri sera su Canale 5. Il tv movie evento diretto da Roberto Faenza ha efficacemente raccontato al pubblico televisivo il delitto di Simonetta Cesaroni, ma non è riuscito a regalare a Canale 5 la leadership del prime time. 3.882.000 telespettatori e share al 14,71% non sono bastati per imporsi negli ascolti tv; la rete ammiraglia Mediaset è stata infatti superata da Rai Tre che con Ballarò ha superato i 6 milioni e da Tutti pazzi per amore 3, che ha prevalso in valori assoluti, pareggiando sostanzialmente con Canale 5 in share. Ecco il riassunto del film evento. Simonetta Cesaroni (Astrid Meloni) viene trovata morta nell’ufficio in cui stava lavorando. A ritrovarla è il suo datore di lavoro che era andato lì a cercarla insieme a sua sorella Paola (Giulia Bevilacqua). Quest’ultima non sa come dire ai genitori che Simonetta è morta e quando trova il coraggio di dirlo alla madre quest’ultima scoppia in lacrime. L’ispettore Capo Niccolò Montella (Silvio Orlando) viene svegliato in piena notte. Proprio quel giorno sarebbe iniziato il suo periodo di ferie, ma questo caso di omicidio va risolto e quindi egli è costretto a tornare in servizio. Vengono portati tutti in commissariato, sia la sorella di Simonetta, che il portiere del palazzo in cui Simonetta è stata ritrovata, il quale ha dichiarato di non aver notato nulla di strano. Solo una signora ha detto di aver visto un ragazzo quella notte.



Bisogna ora cercare ed analizzare eventuali tracce riscontrabili all’interno dell’appartamento. L’ispettore nota delle macchie di sangue su una porta bianca, la smonta e la porta in laboratori. Purtroppo le sue vacanze sembrano essere definitivamente andate a monte. Egli propone alla moglie di partire da sola, ma lei non vuole e preferisce aspettarlo.



La ragazza è stata tramortita e poi pugnalata 29 volte ed è stata lasciata lì come una bestia al macello. Le tracce sulla porta sono del gruppo A, maschile. Molte coltellate sono state inferte con entrambe le mani.

Durante i funerali il fidanzato della vittima, Raniero Busco, si sente male. Egli viene portato in commissariato e dice che quel giorno all’ora dell’omicidio stava riparando l’auto di suo fratello Paolo. Il Commissario però lo mette alle strette per spingerlo a confessare e lui continua a ribadire la sua innocenza. Il Commissario alla fine gli crede ma decide di mettergli il telefono sotto controllo per vedere se si riesce a ricavare qualche informazione utile. Il ritrovamento di un paio di pantaloni insanguinati porta direttamente a Pietro Vanacore, il portiere dello stabile. All’uomo viene chiesto di raccontare esattamente i suoi movimenti di quel giorno. Montella non è convinto che sia stato Vanacore, ma il Commissario pensa di si perché in fondo lui non vede l’ora di andare in vacanza. Montella è certo che non sia stato Vanacore, ma pensa che egli stia nascondendo qualcosa.



La situazione è complicata perchè nessuno dice la verità e molte cose non tornano. Montella vuole vedere chiaro all’interno di quell’ufficio e la moglie gli consiglia di metterli tutti sotto assedio. Viene fuori inoltre il problema del tagliacarte che è stato lavato e rimesso a posto. E’ come se ci fossero state due menti. Una avrebbe ucciso e l’altra si sarebbe preoccupata di rimettere tutto a posto. Si tratterebbe dunque di professionisti.

Montella chiede a Paola com’era il rapporto tra Busco e Simonetta. Lei ricorda di una telefonata ricevuta quel giorno da sua sorella. Probabilmente era Busco e Simonetta ha la sensazione che i due abbiano litigato. Montella confessa dunque alla ragazza di non credere personalmente alla colpevolezza di Vanacore. A Simonetta sono stati inoltre portati via i gioielli e non si può escludere dunque che sia stato uno spasimante della ragazza che avrebbe portato via i gioielli perché forse era stato proprio lui a regalarli alla ragazza. Montella vorrebbe fare la prova del DNA a 31 indiziati, seguendo l’esempio di un caso inglese. La mamma di Simonetta è disperata e non riesce ad accettare l’idea che sua figlia sia morta. Nella borsa di Simonetta viene ritrovata un’agendina che non apparteneva alla ragazza ed è il padre a portarla in commissariato. Montella si accorge subito che si tratta dell’agendina di Vanacore.

Paola ha alcune cose da dare all’Ispettore Montella. Si tratta di alcune cose scritte da sua sorella e c’è anche una cassetta contenente le telefonate anonime registrate dalla segreteria telefonica di casa. Secondo Montella qualcuno ha ucciso Simonetta e qualcuno che aveva le chiavi sarebbe entrato subito dopo nell’appartamento, avrebbe visto Simonetta morta e prima di chiamare la polizia avrebbe cercato di ragionare sul da farsi ed avrebbe iniziato a fare qualche telefonata. Poi, inorridito da ciò che avrebbe visto, l’uomo avrebbe deciso di coprire in parte il corpo di Simonetta con il corpetto. Poi egli avrebbe sentito arrivare la sorella di Simonetta con il suo fidanzato e il datore di lavoro e così sarebbe scappato. (continua alla pagina seguente)

Montella prova a parlare di nuovo con Vanacore e gli dice chiaramente di aver capito che non sta dicendo la verità, chiedendogli di raccontare ciò che sa. Il portiere gli dice però che questa storia per lui non finirà mai, perché ormai tutti vedono in lui il colpevole del delitto. L’uomo vuole gridare la sua innocenza, perché quella sera stava dormendo dall’architetto Valle e non ha visto nulla. L’ispettore è convinto che il problema sta proprio nel fatto che Simonetta sia stata trovata proprio lì dentro. La diffusione della notizia avrebbe infatti portato ad un vero e proprio scandalo e qualcuno avrebbe deciso dunque di coprire la cosa.

Muore anche il padre di Simonetta e prima di morire non è riuscito neanche a vedere in faccia l’assassino di sua figlia. Paola chiede all’Ispettore di non mollare, di farlo per suo padre, di non lasciarli soli.

Passano gli anni e le indagini sono ancora in corso. L’Ispettore va a recuperare il reggiseno e i calzini di Simonetta e dalle tracce di DNA si risale a Busco. La notizia della riapertura del processo arriva anche a Vanacore, il quale decide di suicidarsi (almeno così pare).