Amici è come una torta che viene spacciata per leggera e salutare, mentre allinterno nasconde burro e zucchero in quantità industriali. Il talent show più famoso dei nostri tempi è arrivato alla decima edizione e non mostra cedimenti: Maria de Filippi continua a regnare sovrana sugli aspiranti cantanti e ballerini, gli insegnanti litigano sempre come adolescenti permalosi, i ragazzi si attaccano a vicenda in nome dellarte.



Stessi ingredienti delle passate edizioni con piccole varianti, come la decisione (positiva) di togliere potere al televoto a favore di una giuria specializzata, o la scelta di proclamare due vincitori, uno per il canto e uno per la danza.

Guardata con occhio critico, la trasmissione intriga, non cè che dire: dà una certa soddisfazione decifrare i meccanismi alla base del programma, gli ingredienti usati perché la torta risulti saporita e ben glassata.



Gli allievi della scuola sono divisi ormai da svariate edizioni in due squadre che si sfidano in diretta e, votate dal pubblico a casa (cui rimane solo il potere di decidere che squadra vince), cercano di ottenere la pole position per poter mandare a casa un rivale. Già questo garantisce una buona dose di competizione tra i ragazzi; ma, se anche non avessero niente contro i compagni e fossero interessati solo a farsi gli affari loro, la sceneggiatura del programma offrirebbe qualche appiglio per attaccarsi a vicenda.

Fa quasi tenerezza vedere questi ventenni che parlano male dei compagni davanti alle telecamere per poi giustificarsi dicendo che era uno scherzo, o si lamentano degli insegnanti che non capiscono il loro talento, o sfidano i rivali scegliendo le canzoni o le coreografie in cui hanno maggiori difficoltà.



Le telecamere non sono finestre oggettive sulle loro giornate; uno schema autoriale ben preciso si nasconde dietro le pareti della scuola, portando i ragazzi esattamente dove devono andare, in nome dell’audience. Si sa, la gara pura e semplice senza qualche lacrima, insulto e vittimismo non farebbe gli stessi ascolti.

 

Ormai siamo verso la fine del serale e i concorrenti rimasti in gara sono riconoscibili, “personaggi” ben definiti con gradazioni diverse di talento. I cantanti schierano la ragazza seria, laureata e sensibile, che si strugge perché qualcuno la considera fredda; il suo opposto è l’adolescente scatenata, che si presenta con la cresta, usa un italiano che farebbe svenire un letterato, cambia umore come cambia il tempo e se la prende con il bravo ragazzo dalla voce melodica, che piace agli insegnanti e al pubblico.

 

Sul versante danza abbiamo la ballerina moderna, che assomiglia a Valentina di Crepax ed è presa di mira dalla “tremenda” maestra Alessandra Celentano. Chiudono la rosa dei sopravvissuti alle prime sei puntate i due maschietti, bravi ballerini che (ovviamente) si beccano tra loro come da copione, anche se il motivo non è poi così chiaro.

 

L’annosa diatriba tra danza classica e moderna continua a tener banco, in nome del nobile intento di aiutare i teatri e avvicinare i ragazzi al balletto classico (che non è sbagliato). Quest’anno, però, abbiamo assistito anche a uno scontro tra i coreografi del moderno, dopo aver visto certe coreografie giudicate (a ragione) in stile “Tinto Brass”. Domanda: è proprio necessario che in una “scuola” si insegni a questi ragazzi a ballare in modo esplicitamente sexy e ammiccante, da videoclip americano? È evidente la voglia di provocare, di suscitare reazioni per fare – in ultima analisi – spettacolo. È tutto studiato, niente è lasciato al caso.

E spettacolo fa anche l’inedita coppia Platinette/Mara Maionchi (approdata ad Amici direttamente da XFactor), spassosissima e quasi surreale. Con i suoi modi diretti e senza filtri, la Maionchi sdrammatizza certi momenti di pesantezza, mentre Platinette… è Platinette, con i picchi di follia cui ci ha abituati (si è spogliata in diretta quando la sua favorita è stata eliminata…).

 

C’è da dire che, almeno, qui il gioco è scoperto, come a Zelig, mentre ciò che accade dietro le quinte della scuola è vicino al meccanismo del reality, per cui gli allievi finiscono per diventare marionette davanti a una telecamera che finge di riprendere la realtà. E così si va avanti, curiosi di vedere chi la spunterà quest’anno, sempre rimpiangendo un po’ i ragazzi della prima edizione, che sembrano ormai appartenere a un’altra (migliore e perduta) epoca.