Hic. Qui. Un pezzetto di lapide con una scritta latina semplice semplice.

Comincia così la storia di Paulus Simplicius Marone, cuoco romagnolo delletà imperiale interpretato dal comico Paolo Cevoli e portato in scena a Sesto San Giovanni per la Campagna Tende durante la serata di gala organizzata da alcuni amici di AVSI che lavorano in A2A.



Quando il monologo inizia, sono più di trecento ad ascoltarlo.

Un silenzio attento, interrotto da qualche risata di cuore, ma che vale più di cento applausi.

Perché in fondo, la storia di Paulus Simplicius potrebbe essere quella di ciascuno di noi.

Il nuovo spettacolo ha qui la sua radice: lincontro con il cristianesimo ti fa essere più te stesso.



Non più buono o più carino, ma più te stesso. E ti fa guardare agli altri in un modo nuovo.

Lo racconta lo stesso Cevoli, quando dice:«se il Signore mi ha fatto in questo modo vuol dire che aveva piacere di farmi così. Con i difetti, le mancanze, ma anche tutta la simpatia umana che ognuno porta con sé. E questo vale per tutti: per i volti stampati sul Buone Notizie di AVSI, per noi che scriviamo, per chi legge, per chi la serata di ieri lha organizzata e per chi ha deciso di aderirvi.

Orfano dei genitori, Paulus cresce nellantica Riccione insieme al nonno pescatore.

Quando il vecchio muore, lui ancora ragazzetto finisce «a brucare lerba nel cortile della villa del centurione Marone, che lo adotta. Presto arriva però il trasferimento in Palestina «il posto più brutto che più brutto, il buco del, una petraia con e poi i rovi, la polvere. Lì, a Cana, viene ingaggiato come cuoco per un banchetto di nozze, ma simbatte in un certo Gesù, un tizio che in maniera alquanto fastidiosa comincia a trasformare lacqua in vino rovinandogli il guadagno e qualche tempo dopo, a moltiplicare pani e pesci.



Da buon romagnolo, ha subito unidea imprenditoriale: «quello lì deve diventare mio socio!.

Non è solo il miracolo però ad averlo colpito. Quando il Maestro lo guarda «dritto nelle palle degli occhi qualcosa cambia. «Perché mi son reso conto che fare il cuoco è bellissimo. Cosa cè di più bello di far contenti gli altri?Quando servi gli amici vorresti dargli tutto e ancora di più!.

Così, insieme a Giuda, si accordano per una cena privata in occasione della Pasqua ebraica. Dovevano essere più di sessanta, ma si presentano solo in tredici. «Che porta pure sfiga, per dirla tutta. Da quel momento tutto va a rotoli. Giuda sparisce, Gesù viene catturato, poi la condanna e la crocifissione. Per un errore giudiziario, Paulus viene fatto schiavo e condotto a Roma. Ma non si scoraggia: meglio schiavo a Roma che libero in Palestina. Già, schiavo.«Ma a cosa serve la libertà se non può realizzare qualcosa, un destino, si chiede Paulus, mentre da cuoco è passato a dar da mangiare ai leoni del circo.

Passano trent’anni, l’imperatore è Nerone, un tizio a cui i cristiani piacciono talmente poco che ordina al nostro di tenere le bestie digiune per farle scendere nell’arena affamate più che mai. «Guardavo i loro occhi spaventati tra le sbarre e ripensavo a Gesù. Dicevano che era risorto. L’unico problema della vita è la morte, ma se Lui è risorto il resto son pataccate».  Così, in un ultimo gesto di libertà, organizza un banchetto da re per i leoni: un piatto speciale, «una roba che… una cena che così non l’avevo mai preparata». Lui, il cuoco della penultima cena di Gesù, che dà il meglio di sé nel preparare un pasto a delle bestie. Eppure, per una  volta il suo lavoro ha uno scopo ben preciso, verrebbe da dire un compito. I leoni, infatti, sono talmente sazi che, al momento di scendere nell’arena, crollano addormentati. I cristiani, quel giorno, sono salvi. Paulus viene condannato a morte ma non è disperato. «Io sono contento, lo sapevo che c’ero per fare qualcosa di importante». L’aveva capito dallo sguardo di quello là, quel giorno a Cana. Uno che moltiplicava i pesci e trasformava l’acqua in vino. Uno eccezionale, dicevano. Uno che sembrava morto invece era risorto. E la cui storia si ripropone anche oggi: nei volti che AVSI sostiene, nelle storie che cerchiamo di raccontarvi, nei progetti che portiamo avanti e che gli amici per il mondo cercano di sostenere in ogni modo e con spettacoli come questo.

 

«Io e Pino Arduca avevamo visto il monologo a dicembre» spiega Emilio Maiandi, in passato responsabile di AVSI in Libano e oggi in A2A. «Così abbiamo pensato di riproporlo ai nostri colleghi, quelli con cui passiamo la maggior parte della nostra giornata, e di farlo per sostenere AVSI e le sue opere». Un gesto che va avanti da oltre dieci anni, come spiega un altro degli organizzatori, Alessandro Salamone, e che coinvolge ogni anno persone diversissime tra loro in un’iniziativa gustosa come questa, sostenuta da Tagliabue Ingegneria Energia, DM Energie Rinnovabili, Soleto, Lombarda Condotte, Filcasa Gruppo Paletti. Gustosa per la cena di gala, ma ancor più per il monologo storico-comico-gastronomico di Cevoli, che spiega: «Paulus Simplicius sono io, il suo incontro è quello che ho fatto io. E se mi chiedete perché sono venuto stasera, è perché mi hanno chiamato, certo. Ma anche perché sono amico di AVSI, mio fratello è il responsabile di Rimini. Lo faccio volentieri!».

Forse la cifra di tutto sta qui: uno mette a disposizione i talenti che ha in nome di una storia condivisa, roba di duemila anni fa. Ma che prosegue. Hic. Qui ed ora.

 

Segui le date dello spettacolo: www.paolocevoli.com