Botta e risposta tra il Tg1 e il Tg3, dopo lintervista a Berlusconi andata in onda mercoledì nelledizione delle 20 del telegiornale della prima rete, considerata da alcuni «sdraiata.
Il due febbraio, nel corso delledizione del Tg1 delle 20, va in onda unintervista al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi considerata da molti sdraita. Il giornalista Michele Renzulli viene accusato di porre delle domande al premier che, più che domande, appaiono come un invito a decantare le lodi del proprio operato. Domande come «Presidente, negli ultimi due anni lItalia ha tenuto alto l’argine della stabilità e dei conti, come hanno riconosciuto lEuropa e il Fmi. Ora è il momento di tornare a crescere, in che modo? o «Molti analisti sostengono che l’Italia è ancora un Gulliver, ovvero un gigante bloccato da lacci e lacciuoli. Lei è sceso in politica nel 1994 promettendo la rivoluzione liberale. Per dare una scossa alla nostra economia è arrivato il momento di andare fino in fondo?.
Dopo le polemiche, sollevate tra gli altri da Il Fatto quotidiano, nell’edizione delle 13,30 di venerdì, il Tg1 recupera uno spezzone di unintervista del 2007 a Romano Prodi, allora premier, fatta dal vicedirettore del Tg3, Pierluca Terzulli. Anche in questo caso il telegiornale avrebbe avuto un atteggiamento piuttosto ossequioso ma «Ma nessuno ebbe nulla da dire commenta il Tg1. Immediata la replica del direttore del tg della terza rete, Bianca Berlinguer, che parla di «grave scorrettezza e di «una battuta estrapolata nel tentativo di dimostrare che “siamo tutti uguali”, cioè incapaci di fare i giornalisti, di porre domande vere ai membri dell’esecutivo.
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Per la Berlinguer si è trattato di «un comportamento a dir poco sleale perché rischia di scatenare un conflitto intestino tra testate della stessa azienda e perché fondato sull’estrapolazione di un frammento di pochi secondi da un contesto di un’intervista ben più ampia, compiendo così un atto di vera e propria falsificazione». Il sito del Tg3, inoltre, pubblica – per confermare la propria tesi – la versione integrale dell’intervista a Prodi. A quel punto, giunge la contro-replica della segreteria del Tg1, che smentisce le accuse di «killeraggio mediatico» contro Terzulli.
Il servizio, spiegano, voleva semplicemente rappresentare un «esempio delle decine di volte in cui un tg Rai ha intervistato il capo del governo. O forse il Tg3 si vergogna delle interviste che ha fatto?». Non solo: scopo del servizio, spiega ancora il Tg1, non era quello di attaccare il «giornale cugino», ma di rispondere alle accuse del giornale di Padellaro. Duro, in ogni caso, il commento del presidente della Rai, Paolo Garimberti, che ha definito l’episodio come caratterizzato da una «totale assenza di buona creanza aziendale». E ha aggiunto: «Trovo inaccettabile il "fuoco amico" di una testata su un’altra. Da giornalista e presidente di un’azienda di servizio pubblico, credo che sia mio dovere richiamare tutti al rispetto della buona creanza. Parafrasando un testo sacro mi verrebbe da dire: sarebbe opportuno pensare di più alla trave che è nel proprio occhio. Meglio preoccuparsi dei risultati piuttosto che delle polemiche».
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Non la pensa così, invece, il consigliere Rai Verro. Che, in difesa del direttore del Tg1, commenta: «Non era certo intenzione del Direttore Minzolini screditare un collega! Il servizio andato in onda voleva, chiaramente, mettere in evidenza solo la scarsa obbiettività di chi, fuori dalla Rai, oramai sempre più spesso, pretende di giudicare il lavoro di validi e apprezzati giornalisti del servizio pubblico».
«Credo infine occorra comunque abbandonare questo tipo di discussioni, che di certo non giovano alla nostra immagine, e preoccuparci più dei risultati dei nostri telegiornali piuttosto che delle polemiche».