Poche idee e confuse sopra il cielo della Libia. Guerra, intervento umanitario, azione militare ma senza bombardamenti, aerei che sorvolano il territorio nemico, ma solo per impedire lattività dei radar dellesercito libico Ieri sera ad Annozero, intitolato provocatoriamente Larmata Brancaleone? è andata in onda la confusione che domina la nostra scena politica in questi giorni di drammatica emergenza. Ma, soprattutto, seppure sfumati, sono andati in onda limbarazzo, la scarsa lucidità, la paura di perdere voti: soprattutto la latitanza di un criterio con il quale orientare lazione. Nemmeno Santoro si è esposto con la faziosità che gli è proverbiale quando tratta altri argomenti.
Esclusi il pacifismo un tantino dogmatico di Gino Strada, che ha fatto lo spot per la manifestazione del prossimo 2 aprile, e la posizione anche questa un tantino fideistica di Luttwak, che ha avuto buon gioco nellannunciare in diretta laccordo della Nato sulla No Fly Zone, Veltroni e La Russa hanno stentato a uscire dalla palude di ragionamenti fumosi, troppo ripiegati nel ginepraio della politica interna. Dallalto della sua astrattezza, Strada laveva detto: la difesa della pace non è questione di centrosinistra o di centrodestra. La prima guerra lha portata DAlema nella ex Jugoslavia; poi ci ha pensato il centrodestra a partire per lAfghanistan; per quella contro lIraq erano tutti daccordo appassionatamente, mentre ora contro la Libia la sinistra spinge per affrettare i tempi.
Focalizzando i rapporti della diplomazia italiana con Gheddafi, Travaglio ha rincarato la dose, documentando un coinvolgimento bipartisan dei nostri leader. La prima visita nella tenda del raìs dopo gli anni di rottura che seguirono alla strage di Lockerbie la fece DAlema. Poi arrivò quella di Berlusconi, senza dimenticare lossequio di Prodi. Tutti costretti in qualche modo a una real politik. Ma al governo italiano, ha sottolineato da Washington Edward Luttwak, nel rapporto con Gheddafi si rimproverano critiche estetiche più che etiche. E a tutti è venuto in mente il famoso baciamano di Berlusconi durante lultima trasferta in Italia del raìs.
In un contesto così ambiguo e intricato, è più che mai difficile scegliere una linea chiara di comportamento e andare oltre le piccole beghe di casa nostra. Senza accorgersene, sottolineando i ritardi dell’Onu, dei pacifisti, dell’Europa, del governo italiano, Veltroni ha confermato la diagnosi di Strada sulla fretta della sinistra a imbracciare le armi. Gheddafi va abbattuto perché, a differenza di Ben Alì in Tunisia e Mubarak in Egitto, ha cominciato a sparare sui ribelli. E perché amico di Berlusconi. Il quale non parla e non si presenta in Parlamento perché è in imbarazzo…
Pronta la replica di La Russa, il ministro della Difesa apparso paradossalmente meno guerrafondaio di Veltroni, invece più in difficoltà durante i collegamenti con Lampedusa dove la situazione dei profughi rischia di sfuggire di mano alle autorità. Né Sarkozy, né Obama si sono presentati in Parlamento a discutere la risoluzione dell’Onu. Se Berlusconi non parla ora probabilmente è perché si riserva uno spazio diplomatico dopo il cessate il fuoco. Poi, rivolto a Strada, ha detto che oltre la guerra, l’unico spazio possibile di manovra non è il moralismo, bensì la diplomazia e la trattativa. E che l’Italia è il Paese con le maggiori possibilità di dialogo con il governo libico. C’è da sperare che sia davvero così. E che il dialogo superi anche i balbettii di questi ultimi giorni.