Gli appassionati di Dylan Dog, il noto fumetto di Tiziano Sclavi, si rassegnino: questo film non è per loro. A meno che non vogliano sorbirsi un teen movie dai toni horror, che ha ben poco da spartire con la storia originale del celebre indagatore dellincubo.
Noi italiani sappiamo che Dylan Dog assomiglia a Rupert Everett e vive al numero civico di Craven Road, Londra, UK. Indossa le Clarks chiare, non usa mai lombrello e guida un maggiolone bianco.
Vedere il film significa distruggere anche queste piccole certezze. Tanto per cominciare, siamo a New Orleans. E uno si chiede perché abbiano deciso di cambiare ambientazione. Dylan, che ha il volto dellex Superman Brandon Ruth, è rimasto sconvolto dalla morte della sua amata e ha abbandonato il mondo dellincubo, preferendo una clientela più tranquilla.
Insomma, è diventato un normale detective privato. Almeno finché una donna non gli rivela di aver visto una misteriosa creatura uccidere il padre, e il suo assistente Marcus (che dovrebbe sostituire loriginale Groucho) non si trasforma in uno zombie. Così Dylan si ritrova in azione e deve vedersela con il mondo oscuro dei vampiri e dei licantropi, con lobiettivo di impedire il risveglio di un demone antico al servizio del capo-vampiro Vargas.
Ed ecco che il film diventa un thriller mancato, che sfrutta il fascino del mondo sotterraneo delle figure mitologiche per dare valore commerciale a un prodotto che di nuovo non ha praticamente nulla. Inutile il confronto con le tavole pubblicate da Bonelli: chi cerca la trasposizione sullo schermo dei disegni e delle storie del fumetto, non può che rimanere frustrato. Il protagonista della pellicola diretta da Kevin Munroe è finito in un mondo teen, dove il tono introspettivo e la dimensione psicologica della storia originale sono svaniti nel nulla.
Nel capolavoro di Sclavi, le proiezioni degli incubi nella vita reale rappresentano le paure profonde dei personaggi, e quindi anche dei lettori che con essi si identificano. Dylan Dog stesso è un personaggio di luci e di ombre, con un passato da alcolista che contrasta (significativamente) con le abitudini salutiste del presente: è vegetariano, non beve, non fuma. Tutto questo si perde nel film, che sfrutta i mostri per rappresentare delle tipologie sociali e tenta di omaggiare il fumetto italiano con citazioni sparse: alcuni riferimenti visivi ai personaggi di Groucho e Bloch, la presenza del galeone incompleto e addirittura un personaggio dedicato a Tiziano Sclavi, che si ritrova nei panni di un vampiro millenario.
L’unico modo per tentare di vedere il film senza scandalizzarsi è non avere mai letto Dylan Dog, oppure considerare questa trasposizione alla stregua di una parodia dei cliché horror: i modelli più vicini, infatti, vanno cercati nelle saghe vampiresche giovanili, dalla trilogia di Underworld alla serie tv Buffy – L’ammazzavampiri, fino ai romanzi di Laurell K. Hamilton. E anche così, la sceneggiatura è piena di buchi come uno scolapasta, i dialoghi non sono degni di essere ricordati e gli effetti speciali fanno ridere.
E se vi state chiedendo perché l’adattamento del fumetto non l’abbiamo fatto noi, sappiate che Hollywood ha preso i diritti quindici anni fa, quando ancora non si poteva prevedere il successo dei cinecomics e l’Italia non aveva i mezzi per produrlo. La domanda è: se fossero nostri, i diritti, vedremmo mai l’investigatore dell’incubo sullo schermo? Mah. In ogni caso, se qualcuno non ha familiarità con Dylan Dog ed è curioso di conoscerne la storia, meglio che si rifugi nella carta stampata.