Un Michele Santoro ringalluzzito dal risultato elettorale di Milano apre la nuova puntata di Annozero con una polemica contro Vittorio Sgarbi, una promessa di risposta su Ciancimino junior a Giuliano Ferrara e, con tono accorato e persuasivo, la reiterata richiesta di pagare il canone televisivo della Rai.

una serata di festa per il guitto del talk show televisivo più seguito e più a sinistra dellintero Occidente. I suoi eccitati speciali sono sguinzagliati in tutta Italia, a cominciare da Napoli, dove il trionfo della legalità, a cominciare dalla raccolta sulla spazzatura, è un esempio illuminante. Dalla trasmissione di Annozero il dibattito sulla spazzatura a Napoli è quasi come una sceneggiata di una commedia di De Filippo, ma non per qualità.­ Ma sono gli ospiti in studio che sono di prima grandezza, come se fossero liberati dal grande incubo.



Cè innanzitutto il premio Nobel per la pace, Al Gore, e poi un redivivo Paolo Mieli che stabilisce che il tappo è saltato, cioè la fase storica del berlusconismo è in agonia irreversibile. Ma gli ospiti sono veramente di notevole peso: Vittorio Feltri in collegamento, Maurizio Belpietro in pedana.­ Anche lelenco di Feltri sui mali della maggioranza a Milano è lungo. Non è messo male solo Berlusconi, secondo questi osservatori, ma anche la Lega Nord di Umberto Bossi. Poi Enrico Mentana: Cè la sensazione della stanchezza nella maggioranza e cè anche la speranza del cambiamento, ma non è ben tangibile. il massimo che esce dalle meningi del grande conduttore televisivo.



Lo spettacolo ha interpreti migliori, ma il canovaccio è sempre lo stesso. Un desolante dibattito politico italiano da Seconda Repubblica, sedicente. Arriva anche il turno di Al Gore. Sembra un pesce fuor dacqua, ma certamente fa chic per la Rai di questi tempi. Fa una sorta di lezione di giornalismo che fa un po ridere, anche se viene da uno dei paesi più liberi del mondo. Gli manca solo la lettura del suo grande connazionale Walter Lippmann, quello che scrisse Lopinione pubblica. Ma è solo un dettaglio in questi tempi sventurati.

Interviene subito Marco Travaglio, dove precisa che su Berlusconi non ha mai parlato né di fascismo, né di dittatura, ma solamente di regime pluto-mediatico. Ma lastuto Travaglio dice: A volte Davide riesce a battere Golia. Riceve i suoi applausi e lascia la parola a Belpietro. E nasce subito una rissa palabratica con Travaglio dove non si capisce nulla. Quindi Belpietro deve cominciare da capo. Ma Travaglio continua a interrompere. Alla fine Belpietro riesce a tirare palle infuocate anche ai presenti e si limita a invitare allattenzione nel dire che il tappo è saltato e Berlusconi è finito.



Ma dagli Stati Uniti arriva la voce di Vittorio Zucconi e prima si scivola sull’affaire Dominique Strauss Kahn, che è tornato in libertà per una cifra di sei milioni di dollari, per poi tornare al “non paragonabile caso” del premier italiano. Secondo Zucconi si può parlare di “viale del tramonto” per Berlusconi e condivide l’analisi di Paolo Mieli.

Dopo il lungo proemio, si ritorna al “quadro” dei rifiuti a Napoli. Ricomincia la concitazione. Al Gore osserva annichilito. Feltri sostiene che “qualche cosa non funziona a Napoli”. Mentana dice che di fronte ai problemi di Napoli, Berlusconi si è dimostrato “impotente” e quindi diventa “perdente”. Mieli: “Nel Paese c’è voglia di essere ascoltati, in un gioco impazzito che dura da troppi
anni”. E ripete: “Il tempo di Berlusconi è finito”. Il problema è fare attenzione, secondo Mieli, a che “si eviti il tempo della violenza”. Poi Mieli conclude: “Se Milano cade e Berlusconi è saggio, si va verso un nuovo governo”.

In tutti i casi c’è un fatto clamoroso che si nota, è sparito il caso Ruby e invece si profila una sorta di guerra mediatica, dove sullo sfondo compare anche Rupert Murdoch e la sua Sky. Quindi si ritorna al vecchio “conflitto d’interessi” dove Berlusconi calpesta tutti i crismi della libera informazione. Ma la sostanza sarebbe il business del digitale terrestre dove Murdoch e Berlusconi entrano in concorrenza. E qui può rivelarsi qualsiasi scenario. Il ragionamento appare troppo sofisticato e molto differente dalle “sparatorie” a cui è abituato Annozero. Ma, nel saliscendi continuo della trasmissione, arriva il “memento travagliesco”.

Il guru parte da Strauss Kahn, ma poi fa tutta una metafora con le vicende berlusconiane, che sembra una lunga barzelletta dal sapore falso goliardico. Per fortuna che Santoro aveva presentato la “travagliata” come una delle storielle più divertenti dell’anno. Il caso Ruby rispunta, ma solo di
striscio. Si discute un po’ a vanvera su sistema giudiziario americano e italiano. La sensazione è che in questi giorni di attesa per il ballottaggio a Milano si sprechino analisi a casaccio. Si aspetta solo il risultato.

La sensazione è che nessuno abbia ancora compreso che l’Italia, comunque sia il risultato di Milano, abbia scoperto di essere nel più profondo buio politico. Nemmeno Annozero lo ha compreso.