Accade, a volte, che lelemento migliore di un film sia la colonna sonora. la sensazione che travolge quando, alla fine de Lultimo dei templari, non si aspetta nemmeno che scorrano lenti e sinceri i titoli di coda. Come piace fare a ogni affezionato spettatore cinematografico.
La voglia di alzarsi e andarsene è tanta che in fin dei conti si decide di sacrificare anche quelle ultime, piacevoli note pur di uscire allaria aperta. Nella speranza che, nel frattempo, la peste che invase i tempi delle Crociate non si sia diffusa anche fra le strade del XXI secolo. Questo sì, in effetti, che darebbe una svolta alla serata.
Che il film sia inutile lo si è già capito. E dispiace, perché è unoccasione persa, dato il potenziale narrativo che gli aficionados del genere conoscono bene. Crociate, cavalieri armati in difesa della Fede, streghe, misteri e intrighi che in questultimo film di Dominic Sena – noto ai più per Codice Swordfish – si perdono nella foresta del nulla. La stessa che i Crociati Behmen (Nicolas Cage) e Felson (Ron Perlman) devono attraversare per condurre una giovane donna, accusata di essere la strega responsabile di una violenta pestilenza, dallultimo villaggio infetto sino a un monastero in cui sarà sciolto il suo anatema.
Il film non è una ricostruzione storica e mescola idee e suggestioni in un minestrone di genere. La pellicola ondeggia tra lazione e la fantasia, passando dallo scorcio reale delle Crociate. questo, il problema. Non si capisce di che cosa si voglia parlare. Della stregoneria? Delle Crociate? Del sangue di cui le spade dei combattenti si sono macchiate in nome della Fede? O forse di tutti e tre, ma sceneggiatore e regista non sono stati in grado di trovare lincastro magico.
Il che rende tutto superficiale e abbozzato, rivestito di parole pompose quali Fede, Liberazione, Diavolo, ma vuote nella sostanza. Perché Behmen e Felson disertano il campo di guerra, colpiti dall’uccisione – per loro mano – di una giovane donna dopo aver scoperto che i loro fendenti sacri in nome della Fede avrebbero potuto mietere vittime innocenti. E dire che erano dieci anni che indossavano il manto dei Crociati. Ma le vie del cielo sono infinite e i due fuggiaschi trovano lungo il loro cammino una ragazza da salvare.
Bella, sporca e dagli occhi suadenti, la giovane si nasconde dietro lunghi capelli neri che velano uno sguardo malefico ai più, ma dolce e impaurito a Behmen. Che, desideroso di riscatto, le concede il beneficio del dubbio. Peccato che le docili e femminee fattezze non celino nulla di buono. E il sacrificio per la liberazione è quasi d’obbligo per un finale trionfale. Preparato, lungo tutto il film, da duelli al massacro, atmosfere cupe e pericolose, circostanze da effetti quasi speciali. E l’espressione, immutabile nel tempo e nei film, di Nicolas Cage, che si immola in nome di non si capisce che cosa. Patetico.