Ancora pochi giorni e i fan di Harry Potter, il ragazzo che è sopravvissuto, dovranno dire addio alla saga fantasy che per un decennio ha spopolato sugli scaffali delle librerie e nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. Siamo giunti allepilogo, allultima tappa delle avventure del maghetto con la cicatrice sulla fronte, dei suoi amici Ron e Hermione e di tutti i personaggi che ruotano intorno alla scuola di magia e di stregoneria di Hogwarts. Ma dove eravamo rimasti?
Già nella prima parte di Harry Potter e i doni della morte si respirava unatmosfera da resa dei conti. Secondo la profezia di Sibilla Cooman Harry è il prescelto, leroe destinato ad affrontare il perfido Lord Voldemort, il mago più crudele che il mondo abbia mai conosciuto: nessuno dei due può vivere, se laltro sopravvive. Spingendosi oltre ogni limite, nella brama di diventare immortale Voldemort ha diviso la propria anima in sette parti (commettendo altrettanti omicidi), ora racchiuse in oggetti per lui significativi: le Horcrux. Tocca ad Harry trovarle e distruggerle, per sconfiggere infine colui che gli ha ucciso i genitori e che minaccia di trasformare il mondo della magia in un regno nazista dominato dal terrore e dalle arti oscure.
Nella ricerca delle Horcrux, però, Harry simbatte in un altro mistero. Indagando sul passato di Silente, il suo mentore a Hogwarts, scopre lesistenza dei Doni della Morte, che secondo unantica leggenda sono tre oggetti magici regalati a tre fratelli dalla Morte in persona e in grado di rendere un mago invincibile: la pietra della resurrezione, il mantello dellinvisibilità e la bacchetta di sambuco. Harry deve scegliere tra due strade, decidere se cedere alla tentazione del potere o restare fedele al dovere. Inseguirà i Doni della Morte, per diventare più forte del suo nemico, o eseguirà fino in fondo il compito assegnato da Silente, cercando le Horcrux? Il gran finale comincia da qui.
E quando il sipario calerà su Harry Potter, chi sarà il suo erede? Per ora, nessunaltra storia per ragazzi sembra poter reggere il confronto.
Il mondo creato da JK Rowling è così ricco di dettagli, di connessioni, di personaggi, di richiami letterari (i Dissennatori ricordano gli Spettri dell’anello di Tolkien, Voldemort richiama Sauron e la mitologia greca torna continuamente) e di invenzioni originali che è riuscito a catturare l’attenzione non soltanto dei bambini, ma anche degli adulti.
Il fascino della magia con il suo repertorio di oggetti e di leggende, di incantesimi e di calderoni è potenziato dalla profonda connessione con la realtà, perché la società dei maghi rispecchia la nostra. Esistono un Ministero, una prigione, un sistema scolastico ben strutturato, uno sport nazionale, un programma di Erasmus e una politica di discriminazione dei cosiddetti “mezzosangue”.
La storia del ragazzino orfano (con un chiaro riferimento alla tradizione letteraria di Charles Dickens) catapultato in questa dimensione straordinaria ci ha dimostrato che, quando arriviamo a scoprire la nostra vera identità, diventa possibile controllare gli eventi intorno a noi, invece di subirli.
Alla Rowling, però, va riconosciuto un altro merito. Sfidando la convenzione che il Buono e il Cattivo sono diametralmente opposti, ha creato una profonda connessione tra l’eroe e l’antieroe, tra Harry e Voldemort, che rivelano molti e inquietanti tratti in comune. Entrambi orfani, entrambi talentuosi, hanno la possibilità di compiere delle imprese straordinarie nel segno del Bene o del Male. E non è il destino a costringerli su una strada o su un’altra, ma le loro scelte.
Voldemort ha abbracciato la via del Male assoluto, che calpesta la vita umana e ambisce al potere e al dominio della morte; Harry, sopravvissuto grazie al sacrificio della madre, combatte per difendere l’amore, l’amicizia e la libertà.Il regista David Yates aveva promesso che il finale sarebbe stato esplosivo, con una vera e propria battaglia senza esclusione di colpi (di bacchetta) e di lacrime (di commozione). Prepariamo i fazzoletti.