Massimo Bernardini è un bravo autore e conduttore televisivo. Conosce non solo la Rai, dove lavora da anni, ma soprattutto conosce il messaggio e il linguaggio televisivo come pochi. Lo si può vedere su Rai Tre, che ospita Rai Educational, dove Bernardini conduce “Tv e talk”. Curioso, realista, attento al marketing televisivo, refrattario a ogni inclinazione ideologica, Bernardini parla, in esclusiva a IlSussidiario.net, del nuovo programma di Michele Santoro, o meglio del nuovo “piano” di Santoro nel mondo dei media.
E’ stato alla “Versiliana”, Bernardini, alla festa de “ Il fatto”. Che impressione ne ha avuto ?
Che quel giornale, che non volevo neppure in rassegna stampa, di fatto, ha intercettato l’opinione di un elettorato vasto e trasversale. E’ un elettorato ampio e molto incazzato, se si può usare questo termine. Non entriamo nel merito dei giudizi. Guardiamo alla realtà e consideriamo che lì, intorno a “Il fatto”, ci sono migliaia di persone che condividono quel linguaggio e quella protesta.
A un certo punto è arrivato Michele Santoro ed è stato il personaggio chiave della festa.
Santoro ha partecipato all’incontro pomeridiano e ha fatto un monologo di circa un’ora e dieci minuti. E’ partito difendendo la sua trasmissione “Annozero”, come una parte alternativa dell’opinione pubblica che non ha voce, che non può avere voce, secondo lui, in questa Rai berlusconizzata.
Ha fatto degli esempi ?
Certo, è partito dall’attualità della ricorrenza dell’11 settembre, sostenendo che non permettendo ad “Annozero” di andare in onda è venuta a mancare quella parte di opinione pubblica pacifista che si è battuta contro la guerra in Afghanistan e in Irak. Santoro difende con molta decisone questo suo ruolo: noi siamo lo spazio dove un’altra opinione pubblica può parlare. Attenzione, comunque, che se anche Santoro se ne è andato dalla Rai, sembra che parli sempre come uomo Rai. A dire il vero non c’è nessun cenno di rottura con la Rai, nemmeno un attacco alla nuova direzione generale di Lorenza Lai, e solo una battuta ironica sul precedente direttore Mauro Masi: “Ci faceva ridere”. Santoro invece ha i cannoni puntati su Silvio Berlusconi, sulla Rai di Berlusconi. Non è un caso che Santoro sarà il promotore di un’associazione dal programma “Servizio pubblico”.
Scusi Bernardini, ma la trattativa non era per Santoro di andare a “La
Andiamo con ordine. Santoro tratta a lungo con “La 7” e arrivano praticamente alla firma. Quindi Santoro andava ad aggiungersi agli “acquisti” di personaggi come Gad Lerner ed Enrico Mentana. Secondo Santoro, quando si è saputo che stava firmando con “La 7”, Telecom Italia, il proprietario de “La 7”, ha fatto un balzo di venti punti in Borsa. Parliamo d’inizio luglio. Ma improvvisamente la trattativa sfuma proprio in dirittura d’arrivo. L’amministratore delegato Giovanni Stella sottopone a Santoro delle clausole in cui viene stabilito che i programmi e gli ospiti vanno comunicati prima di ogni trasmissione. Stella dice che è una sorta di pro-forma, che sia Lerner che Mentana hanno già accettato, che è un dettaglio, garantendogli piena libertà. Ma Santoro è irremovibile e rifiuta. Su questo deve aver giocato la tensione, la pressione che in questi anni è stata esercitata su Santoro a ogni trasmissione di “Annozero”.
Allora, a questo punto che cosa succede ?
Si forma una sorta di sindacato in cui hanno una parte rilevante Davide Parenzo (Telelombardia e Antenna Tre), Telenorba, Videolina, Primo Canale, Telefriuli, cioè un gruppo di emittenti regionali molto forti e radicate che offrono uno spazio al giovedì a Michele Santoro. Non basta, ci sarà parallelamente un canale di Sky e poi il seguito del web. Insomma satellite, tv locali e web, saranno la piattaforma per la nuova trasmissione di Santoro, una sorta di “Annozero” in prima serata con grande spazio, ospiti e probabilmente un format con toni più accesi. Il tutto a partire da fine ottobre. Lui alla “Versiliana” ha presentato la sua vecchia squadra: Travaglio, Ruotolo, Vauro. Non ci sarà Formigli perché ha firmato una trasmissione con “la 7”. Il titolo della trasmissione di Santoro si ispira a Pier Paolo Pasolini, “Comizi d’amore”. Sarà un programma di ben 25 puntate.
Che conseguenze avrà la trasmissione di Santoro sulla Rai ?
Noi non possiamo parlare sempre di contenuti politici sulle trasmissioni di Santoro. Proviamo a parlare per un attimo di marketing. Santoro era una fortuna in termini di share e di pubblicità per Rai Due. Al di là di quello che si possa pensare di Santoro, ci si trova di fronte a un grande professionista che cura montaggio e ambientazione televisiva con grande professionalità. Non c’è dubbio che è uno degli ultimi grandi uomini della scuola Rai. La Rete Due, che già va male, si indebolirà ulteriormente. In più c’è un problema per la Rete Tre, che pare destinata a essere sostituita, per toni e contenuti, da “La 7”.
Ripeto che sto parlando di marketing e di un personaggio che faceva tutti i giovedì sera uno share del 20 percento, sollevando le sorti precarie di Rai 2. Non vedo altri in giro che possono fare una simile performance.
Ma il seguito che Santoro aveva sulla Rai sarà lo stesso anche sulla nuova piattaforma ?
Qui bisogna ragionare e azzardare un pronostico. Io penso che un dieci percento sicuro, di quel 20 di cui parlavamo, se lo porterà dietro. Sono i lettori de “Il fatto”, sono l’area di opinione pubblica di cui si parlava prima. Il restante dieci per cento dovrebbe fare uno sforzo in più per cercare di sintonizzarsi con le nuove emittenti. Chissà chi c’è in questo dieci per cento ? Magari gente che non condivide la linea di Santoro, ma lo ascolta ugualmente perché è bravo o perché vuole incazzarsi. Gente che magari per pigrizia seguiva un appuntamento settimanale. E’ difficile indovinare il risultato finale. Si potrebbe fare un paragone con il percorso di Gianfranco Funari, che ha scelto spesso le emittenti locali, poi è approdato in Rai, poi è tornato alle locali. E’ indubbio che alla fine il suo impatto era meno forte. Ma è difficile valutarlo per Santoro. Non ha solo un’audience militante.
Bernardini, lei parla di una perdita per la Rai. Aggiungiamo anche la fuoruscita di Paolo Ruffini, che anche lui passa a “La 7”
Certo. Ruffini porterà a “La 7” tutta la sua esperienza di Rai 3 e Santoro il suo ruolo di “tribuno”, a cui, se mi è consentito dire, è stato in parte costretto e ingabbiato. Che cosa avrebbe fatto una televisione con uomini intelligenti alle spalle, con capacità politiche di gestione ? Lo avrebbe magari usato in un’altra maniera, non lo avrebbe ingabbiato in quel “ruolo”. La Rai è un’azienda con i conti che non vanno bene, perché perdere ancora ? Perché rischiare una emorragia di telespettatori, di share, di pubblicità ? Ettore Bernabei, ne sono sicuro, avrebbe sistemato le cose in un altro modo.