Nella puntata di Quarto Grado in onda questa sera su Rete 4 alle 21.10, tra le nuove scottanti rivelazioni sui più recenti casi di cronaca nera, nuovi elementi relativi allassassinio di Carmela Melania Rea, la mamma di 29 anni ammazzata con 37 coltellate e ritrovata il 20 aprile, a due giorni dalla scomparsa, nel boschetto, delle Casermette di Ripe di Civitella in provincia di Teramo. In particolare, nel corso della trasmissione sarà data lettura integrale di una lettera che Salvatore Parolisi, vedovo della donna e attualmente unico indagato, ha scritto dal carcere per gridare la propria innocenza e le ingiustizie che, a sua detta, starebbe subendo.
Il caporalmaggiore e istruttore delle reclute donne del 235esimo Reggimento di Ascoli Piceno, si proclama detenuto innocente e scrive che solamente chi lo sperimenta può comprendere le sofferenze che il carcere è in grado di procurare. Il dolore, secondo Parolisi, è tanto più forte quanto vissuto da innocente. Parolisi, poi, si è definito ormai «luomo al muro, al quale non è stato perdonato nulla. Non gli avrebbero perdonato, in particolare, il tradimento e la difficoltà ad ammetterlo. Il riferimento è alla numerose incongruenze dei suoi racconti rilevate dai magistrati. Parolisi continuò per settimane a derubricare la storia con Ludovica,unex allieva, a semplice flirt. Si scoprì, dopo la morte di Melania, che i due avevano pianificato da tempo di ufficializzare la propria relazione. Parolisi la convinse a cancellare, allindomani dellassassinio i messaggi che si erano scambiati su Facebook. Tuttavia, una rogatoria internazionale consentì di recuperarli. In questi Ludovica esprimeva profonda frustrazione per le continue promesse inevase del caporalmaggiore: ripetutamente aveva giurato che, a breve, avrebbe lasciato la moglie. Altre contraddizioni nei racconti, atteggiamenti sospetti (come laver distrutto un cellulare di cui aveva negato lesistenza), e lemergere delle testimonianze di svariate reclute che avevano avuto un flirt con lui hanno fatto sì che nei magistrati si creasse lopinione che stava mentendo.
«Sono molto amareggiato – si legge nella lettera – per il fatto che devo vivere il carcere, soprattutto lontano da mia figlia Vittoria». La bambina, al momento, vive con i nonni. Sarà il tribunale a decidere se sarà affidata a loro o agli zii. «Soffro e continuerò a soffrire con la certezza, però, che la stessa Giustizia che oggi mi accusa ingiustamente, quanto prima farà il suo corso, affermando la mia assoluta estraneità ai fatti. Così tante persone apriranno gli occhi per chiedere scusa», scrive ancora Parolisi.