Un commissario di polizia siciliano, ex criminale, accanito lettore e dal fascino misterioso, indaga su un caso di omicidio che nasconde molti segreti. Per la gioia delle donne, il nostro detective ha il volto di Riccardo Scamarcio.
Ecco la novità del palinsesto settembrino di Rai Uno: una miniserie gialla in sei puntate che racconta le indagini del commissario Angelo Caronia in una Palermo assolata e pigra, dove i ritmi sono rilassati come su una spiaggia in piena estate.
La prima puntata comincia a passo lento, con il ribelle Angelo che pecca di egocentrismo e non collabora con i suoi superiori perché è convinto di lavorare meglio di loro. Si rifiuta di chiedere scusa e, per punizione, è spedito a Palermo, una città in cui Angelo ha molti conti in sospeso. Con il padre, il boss mafioso Ruggero Santocastro, che voleva plagiarlo a sua immagine e somiglianza. Con il fratello, che non vede dai tempi della scuola. Con se stesso.
Angelo è un tipo che parla poco e che ti fissa con quei suoi occhi azzurri, per poi nascondersi in un libro. Attraverso dei brevi flashback sintravede qualche sprazzo del suo passato, che comincia a emergere quando il commissario arriva in Sicilia. Scopriamo che è stato cresciuto da uninsegnante di nome Adele e che il padre è ancora vivo, anche se Angelo non ha il coraggio di bussare alla sua porta.
Il nuovo commissariato riserva più di una sorpresa. La prima è che nessuno sembra avere voglia di lavorare. Scordatevi leroismo e lefficienza dei poliziotti modello delle altre serie gialle italiane: questo è il graffiante ritratto di un gruppo indolente che stacca alle 18 per andare a casa, e chi se ne importa se un pescatore africano è stato ucciso. Ormai è morto.
La seconda sorpresa ha il volto di Valentina Lodovini, si chiama Daniela ed è la collega più in gamba di Angelo, lunica davvero dedita alla sua professione. Tra lei e il nuovo commissario esplode subito unattrazione fatale: fin troppo, visto che le indagini sul caso al centro della storia non sono ancora cominciate quando già assistiamo a un esplicito momento passionale. Ma un tempo la prima serata di Rai Uno non censurava le scene di sesso?
Naturalmente la situazione è molto più confusa di quello che sembra. Tanto per cominciare, la bella Daniela è fidanzata e sta per sposarsi. Non solo: il futuro marito è il fratello di Angelo, anche se lei non lo sa. Ci sono tutte le premesse per uno scontro tra consanguinei, un modello classico del cinema e della letteratura, che porterà avanti la linea sentimentale nel corso delle sei puntate. La leggerezza con cui è affrontato il tema del tradimento, però, suscita molte perplessità sull’idea dell’amore che emerge dalla storia. Come se cedere alla tentazione e poi fare finta di niente fosse assolutamente normale.
Intanto, Angelo si trova a indagare sull’omicidio di un africano annegato in una piscina in costruzione, un caso che va a incrociarsi con le proteste per la mancanza di acqua potabile in un quartiere palermitano e che si rivelerà più complicato del previsto. Convincere gli indolenti colleghi a darsi una mossa e a lavorare non è un’impresa facile, ma offre l’occasione di alleggerire il tono della serie e di prendere in giro una Sicilia bellissima, ma inefficiente.
Lo sguardo disincantato su una regione pigra e dominata dalla mafia, però, non sconfina nella rassegnazione tipicamente italiana. Lo sgangherato commissariato è formato da gente buona, generosa, che va addestrata ad affrontare con uno spirito diverso il lavoro quotidiano, ma che ha in sé il potenziale per trasformarsi in una squadra unita contro il crimine. Insomma, un gruppo di antieroi destinati (forse) a portare un po’ di giustizia in un mondo molto imperfetto.
L’impressione è di essere di fronte a un tentativo di rivisitazione della miniserie poliziesca, alla ricerca di una formula più vicina al nuovo mondo dei canali digitali e satellitari. Nella dilagante crisi della fiction bisogna pur trovare delle strade alternative e, quando non si ha più in mano la ricetta vincente (o si vuole provare a rinnovarla), si procede necessariamente per tentativi, anche sulla tradizionalista Rai Uno.
Certo, Il segreto dell’acqua ha numerose pecche: il ritmo troppo lento, alcuni personaggi poco delineati, la storia d’amore che uccide il romanticismo (perché gli americani riescono a mantenere la tensione sentimentale per una stagione intera e gli italiani devono bruciarla nei primi dieci minuti?). Eppure, la serie sembra contenere qualche ingrediente nuovo: la psicologia, l’auto-ironia e, non ultimo, la figura di un commissario anomalo, figlio di un mafioso e appassionato di libri. Vedremo come andrà a finire.