Un spettatrice, oggi, attraverso il blog di Pomeriggio Cinque ha aggiunto un elemento sul caso di Malania Rea, la giovane mamma uccisa con 37 coltellate il 18 aprile scorso nel boschetto di Ripe di Civitella di Teramo. Barbara DUrso ha letto la lettera nel corso della trasmissione in cui la donna ha raccontato di esser stata un allieva di Salvatore Parolisi, il vedovo di Melania, caporalmaggiore e addestratore delle reclute donne del reggimento Piceno e, al momento, unico indagato per la vicenda. Lex recluta ha raccontato cose terribili sul conto di Parolisi, affermando che luomo era «un bastardo, cattivo, nei suoi occhi c’era tanta malizia; dava comandi e insulti. A quanto si apprende, la donna ha lasciato il suo cellulare per essere contattata dalla redazione del programma e confermare quanto scritto. Secondo la produzione che ha deciso di contattarla, la sua testimonianza sarebbe risultata attendibile.



«Sono una ex allieva di Salvatore Parolisi. Nel 2009 l’istruttore era proprio lui e sono andata via per colpa sua: era un bastardo, cattivo e nei suoi occhi c’era tanta malizia, posso assicurarlo e vorrei giustizia per questo uomo che ci dava comandi e insulti. Adesso sarà lui a subirli. Povera Melania, avevi un mostro al tuo fianco, è il commento della donna. Nel frattempo, la madre di Salvatore, Vittoria Parolisi, si dice convinta dellinnocenza del figlio. Nella puntata di stasera di Quarto grado fa presente che una cosa sono le scappatelle, unaltra laver ucciso una persona. Vittoria non si capacita dellipotesi e spiega che Salvatore era profondamente innamorato di Melania, non avrebbe mai potuto ucciderla. Se lamava tanto, vien da chiedersi, perché la tradisse di continuo. «L’abbiamo scoperto in tv. Chissà perché l’ha fatto… Forse la moglie non c’era, si sentiva solo. Forse questa donna gli si è messa intorno, non lo lasciava stare…, è stata la reazione della madre. El frattempo, ieri sono emersi nuovi elementi indiziari che, tuttavia, sembrano complicare il quadro invece che agevolarne la risoluzione. Dalle analisi dei Ris di Roma, il sangue rinvenuto allinterno della siringa trovata conficcata nella donna non sarebbe di Melania.



Un elemento che conferma la tesi secondo la quale si sia trattato di un grossolano depistaggio. Sarebbe, infatti, stata raccolta altrove per  poi esser conficcata nel corpo di Melania per simulare una morte per droga. All’esterno della siringa, invece, sono stati ritrovati due Dna di due persone differenti ad un uomo e a una donna; fin da subito si era escluso che potessero essere d Melania o di Parolisi.

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