Ad un passo dal riabbracciare loro figlia Chiara (Benedetta Gargari), Claudio Valle (Claudio Amendola) e sua moglie Sabina (Serena Autieri) vedono sfumare ancora una volta la possibilità che la ragazza torni a casa. Un attimo – quello sbagliato – in cui arriva la polizia e lo scambio che i rapitori pretendono per la libertà di Chiara va in fumo. (riassunto ultima puntata qui)
È solo l’ennesimo colpo di scena che ha accompagnato lo spettatore nel corso delle prime tre puntate della fiction Mediaset Dov’è mia figlia, il cui ultimo capitolo andrà in onda questa sera in prima serata su Canale 5.
Dramma familiare travestito da thriller, i segreti personali e gli affari sporchi che insabbiano la presunta serenità della famiglia Valle si snodano attraverso un ritmo intenso e mai banale. Le prime due puntate, indubbiamente più dense di avvenimenti, lasciano il passo ad una terza, trasmessa domenica 18 settembre, maggiormente focalizzata sul personaggio di Claudio Valle – in fuga dalla polizia poiché sospettato di omicidio – sulla sua strategia per trovare Chiara e sulla sua psicologia di padre. Cos’è pronto a fare un genitore per salvare la vita di un figlio? Quali rischi è disposto a correre sulla propria pelle? Non esiste amore più grande, probabilmente. Un amore cieco e senza confini rispetto a cui tutto il resto vale nulla. Anche se, almeno in questo caso, sembra che i pericoli cui Claudio sta andando incontro siano una pena da scontare per gli errori commessi.
Si, perché la scomparsa di sua figlia è solo la punta di un iceberg retto su rischiosi segreti personali. Un’amante, il matrimonio in crisi e la richiesta di separazione alla moglie Sabina fanno crollare il castello dorato di una famiglia apparentemente perfetta.
Ottima posizione sociale, bellissima casa, due figli splendidi. Cosa manca, allora, perché tutto questo sia veramente perfetto? Ci sono vuoti, in quella famiglia. Distanza create dal tempo, non detti incancrenitisi nella polvere. Lei, con il sogno ormai rimosso di esercitare la professione di architetto, ora è moglie e madre, psicologicamente succube del marito. Claudio, forse bisognoso di sentirsi di nuovo vivo di fronte alla calma dolce, ma glaciale, della moglie, cerca evasione altrove. Come se pensassero che i loro segreti e le parole nascoste non venissero udite, invece, dai figli.



Giulio (Andrea Pittorino) è troppo piccolo per sapere, ma Chiara ha sedici anni, un’anima ed un cuore troppo sensibili per non soffrire davanti agli sguardi vuoti dei genitori. E, come se non bastasse, ci si è messa anche quella dannata sera nel parcheggio in cui l’unica verità – il tradimento del padre – è venuta a galla. Le certezze che rendono solida l’adolescenza di una sedicenne svaniscono in un colpo. Si vorrebbe, a quell’età, credere nella perfezione dei genitori, contemplati dall’alto sull’altare dorato dell’idillio familiare. A volte succede. Altre no. E lo scontro con la realtà è violento. Perché ci si chiede di crescere tutto in un colpo, smettere di credere nelle favole per affrontare il duro suono della realtà. Chiara decide di scappare – segno premonitore, in qualche modo, dell’imminente rapimento di cui sarà vittima –, di rinviare il momento in cui dovrà guardare i genitori con occhi diversi, non più quelli di una bambina. Comprensibile la fuga, ma forse non la soluzione migliore. A commettere l’errore più grosso, però, sono Sabina e Claudio. Troppo concentrata, l’una, sull’ormai inesistente rapporto con il marito. Totalmente assorbito, Claudio, da altre distrazioni. Al punto da non cogliere nello sguardo di loro figlia il dolore per una consapevolezza non ancora maturata, ma prossima ad essere svelata.



Ecco perché Dov’è mia figlia resta in primis un dramma familiare. Perché apre un mondo di fine sensibilità su cosa significhi famiglia. Sull’intimo rapporto tra marito e moglie, tra genitori e figli. Senza urlare le risposte più ovvie e vestite di retorica, ma creando un realistico mondo di sentimenti in cui tutti sappiamo riconoscerci.

Resta un fatto. L’amore per chi è sangue del proprio sangue è infinito e porta a scoprire una forza ed una determinazione forse sconosciute in circostanze normali. È così che nell’arco delle tre puntate scorse Sabina e Claudio si ritrovano, a loro modo.



Divisi da circostanze che ora, nell’arco delle indagini, li separano anche fisicamente, rimangono uniti nell’amore per Giulio e Chiara, riscoprendo, forse, ciò che li lega da sempre.

Profondità alla storia, mai banale o scontata nemmeno nella dimensione thriller, è data anche dall’interpretazione degli attori. Il cast riscopre un Amendola drammatico, che non cade nel tranello di rivelare la sua più leggera prova nei panni di Giulio Cesaroni. Forse la Autieri convince di meno, un po’ troppo algida nel dolore di una madre cui è appena scomparsa la figlia.

C’è da dire che il rischio di sporcare di retorica questa storia, eccedendo anche solo nel complesso intreccio di affari loschi in cui la ditta di Claudio si trova coinvolta, c’era. Ma la regia di Monica Vullo è riuscita a schivare questo pericolo. Con sguardo pulito, trasparente e realistico.

(Laura Venturini)