sempre affascinante quando il cinema, compreso quello in animazione, va a pescare nelle tradizioni dei paesi lontani. Nonostante qualche critica da parte del governo cinese, che non ha apprezzato lidea di sfruttare la cultura locale, con Kung Fu Panda la Dreamworks è riuscita a scalare la vetta e a produrre un film che non ha nulla da invidiare ai rivali della Pixar. Il sequel è stato affidato alle mani esperte di Jennifer Yuh, già reduce dal primo capitolo in cui aveva lavorato alla storia e messo la firma alla sequenza iniziale, una delle parti migliori del cartoon. Per amore di continuità, Kung Fu Panda 2 si apre su una parte in 2D che riassume la back story, centrata sullo sterminio dei panda e sulla cacciata dal palazzo del perfido pavone Shen. Un elegante gioco di ombre cinesi che incanta lo spettatore, trasportandolo subito nel mondo straordinario dellOriente e delle arti marziali, in lotta contro la moderna tecnologia.

Shen, il figlio dei reggenti, è il simbolo dellera industriale. Ha usato la polvere dei fuochi dartificio per costruire i cannoni e, in esilio, trama nellombra per formare un esercito con il quale distruggere per sempre le arti tradizionali. I maestri kung non possono combattere contro la sua potenza micidiale e, imprigionati, si arrendono alla fine della loro era. Ma una vecchia indovina avverte il pavone: una forza bianca e nera (lo yin e lo yang, uniti nellimmagine del tao) arriverà a sconfiggerlo, in un prossimo futuro.

Come nella tragedia greca antica Shen cerca di sfuggire al destino, che però lo insegue nelle sembianze del panda Po. Il giovane esperto di kung fu non conosce le sue vere origini e conserva soltanto dei vaghi ricordi della triste vicenda che ha portato i genitori ad abbandonarlo, per salvargli la vita. Tormentato dal suo passato, il simpatico e golosissimo panda affronta un viaggio alla ricerca della verità e della vendetta, arrivando invece alla comprensione che solo conquistando la pace interiore e sconfiggendo i propri demoni si può trovare la serenità. E persino trionfare sui cannoni.

Kung Fu Panda 2 centra lobiettivo di raggiungere un pubblico vasto e di unire i modelli occidentali e quelli orientali, senza dimenticare naturalmente la musica, lironia e la comicità caratteristica del genere. I combattimenti tipici della tradizione orientale si fondono con la danza, come accade nei capolavori live action quali La foresta dei pugnali volanti. Le forme e i paesaggi riproducono latmosfera cinese, con la nebbia che avvolge le montagne, la presenza simbolica dellacqua e del fuoco, la minaccia delloscurità e, naturalmente, la ricostruzione delle cittadine, dei palazzi, della sfilata di barche sul fiume.

Il tema della ricerca dei genitori ha radici antiche e non è certo originale, ma funziona bene in una storia di formazione centrata sul viaggio del protagonista alla ricerca di se stesso. Ma non della persona che era, bensì di quella che intende diventare: “quello che conta è cosa voglio essere ora” dice Po all’amica tigre. Come in Harry Potter, sono le scelte individuali che contano, più che il destino tracciato dalle profezie. Con la crudeltà e la sete di potere, Shen ha attirato a sé il panda in grado di sconfiggerlo, perché in fondo siamo noi stessi a creare i nostri nemici.

La strada per diventare un guerriero non è facile per Po, che deve vedersela con le sue fobie, le sue ingenuità e la difficoltà a mettere in atto il principio teorico del suo maestro, la ricerca della pace interiore. E in effetti è comico il contrasto tra il ritmo elevato del film, la continua spinta all’azione del panda che non sembra mai fermo e il tema del predominio della mente sul corpo.

La nuova veste 3D condiziona la storia, che rispetto al primo film moltiplica le scene action e punta sugli elementi atmosferici, resi con una precisione tecnica sorprendente. Ma la rievocazione del passato rimane bidimensionale, come se il 2D fosse ormai destinato a rappresentare il tempo che fu, proprio come la mitica era delle arti marziali. Sotto la veste comica e la proliferazione delle gag visive, però, si scorge una profondità che spinge a riflettere su ciò a cui stiamo rinunciando nella civiltà moderna e sull’eredità del passato, che non deve affossare il presente ma darci la forza per andare avanti.