In occasione degli 80 anni di Umberto Eco, il sociologo della comunicazione Guido Vitiello si è chiesto: Quando penso a Umberto Eco, non mi viene in mente nulla. Possibile?. Sì, è possibile, anche se Eco ha scritto tantissimo. Lultimo esempio? Per festeggiare i suoi 80 anni, anziché accendere le 80 candeline sulla torta, come fanno tutte le persone normali, Eco – avendo esaurito i fiammiferi che aveva in casa – ha pensato di scrivere un agile pamphlet di 80 pagine dal titolo Come si accendono le candeline sulla torta per festeggiare il proprio genetliaco quando non si trovano più le bustine di Minerva conservate sotto il pendolo di Foucault nel cimitero di Praga vicino allisola del giorno prima.
Del resto, il professore-romanziere-semiologo-medievista-flautista-editorialista-polemista-ecceterista-ecceterista, è abituato così. A ogni problema che gli si presenta, lui risponde scrivendo. Ha cominciato prestissimo, a soli cinque anni, con il breve romanzo a fumetti La calligrafia di Calimero, il pulcino tutto nero: come fare le aste in prima elementare pur avendo una scrittura da zampe di gallina, ha proseguito il giorno in cui ha dovuto sostenere lesame per la patente di guida con il libro Come si fa linversione a U partendo da un punto X per arrivare a un punto Y dopo essere stati presi per il Q dal proprio istruttore di guida a causa della propria sbadataggine e ha chiuso trionfalmente la sua trilogia di guide pratiche con il famosissimo Come si fa a fare quello che fanno le Giovani Marmotte.
Comunque a chi vuole ricordarsi qualcosa di veramente significativo di Umberto Eco, non resta che sfogliare le voci del dizionario online WEcopedia.
AustralopitEco. Il primate da cui gli studiosi fanno discendere la stirpe degli Eco.
E passato alla storia per aver trascritto i primi rudimenti di semiotica, attraverso piccole incisioni su pietra ritrovate in una caverna nei pressi di Alessandria (non quella dEgitto, ma della sua città natia). Ha inciso (prima su pietra, successivamente su cd, tanto per rimarcare levoluzione della specie, la sua naturalmente) due capolavori: La fenomenologia di Mike: il Bongiorno si vede dal mattino e Storia figurata delle invenzioni. Dalla selce scheggiata alla clava (e ritorno).
CEco. Il cugino slovacco di Umberto Eco, vive a Praga, naturalmente nelle vicinanze del cimitero. Lo ha aiutato a scrivere la storia universale della Cecoslovacchia, divisa in due capitoli: Gli anni bui della Repubblica Ceca e Una slavina slovena in Slovacchia.
DEcoder. Apparecchio in grado di trasmettere 24 ore su 24 le lezioni di semiotica tenute da Umberto Eco. Di questa invenzione si parla nel romanzo Pippo Baudolino, che racconta la storia di un presentatore tv ossessionato dalla sua bassezza (fisica e morale).
DEcollo. E il tipico atteggiamento di Umberto Eco quando trova lispirazione, ma anche quando non la trova: lui, infatti, ha sempre la testa sopra il collo e tra le nuvole. Spesso decolla, non sempre poi atterra.
DEcorrenza. Il compleanno, o come lui preferisce chiamarlo, il genetliaco dellUmberto.
DEcoubertin (Pierre de). E un suo lontano zio francese. Si vantava di aver inventato le Olimpiadi moderne. Amava imbucarsi a feste e banchetti. Sua la celebre frase: Limportante è partecipare. Gratis.
Echeggiare. Tipico rumoreggiare del ventre di Umberto Eco dopo aver mangiato un bel piatto di fagioli con le cotiche. Umberto pratica poco le umane passioni, ma ama ricordare a se stesso limportanza di avere i piedi per terra e di tenere lo stomaco sopra lintestino.
Ecofobia. E la paura che attanaglia ogni persona sensata prima di approcciare i suoi libri di semiotica, tipo Mein verrücktes Italien (Le mie verruche), oppure Gesammelte Streichholzbriefe (Raccolta di Stracchino di Holzbriefe).
Ecografia. Già nella pancia di sua mamma teneva una biblioteca (di discrete dimensioni). Alla sua prima ecografia i medici lo hanno immortalato con un volume di Huizinga in mano, mentre alle sue spalle campeggiava lopera omnia di Barthes e sul comodino era appoggiato Il superuomo di Nietzsche. Al momento del parto, la sua ostetrica, Rosa Ilnomedella (a cui Eco in non più tenera età ha dedicato il romanzo Ilnomedella Rosa) ricorda che non è stato tanto complicato far uscire la testa, quanto labat-jour che Umberto utilizzava per leggere i suoi libri nellutero materno, dove ovviamente regnava un silenzio assoluto, essendoci unintera biblioteca, audiolibri e cd musicali compresi. La mamma, infatti, si chiamava Monda Dori Ghezzi.
Ecometro. Apparecchio che rileva la profondità dei fondali semantici e individua sintagmi sommersi. Lo strumento è stato inventato dallo stesso Umberto e dal suo amico di ombrellone, nelle lunghe estati capalbiensi, Jacques-Yves Ecousteau, famoso oceanologo, che ha sempre amato tuffarsi nella lettura dei libri dell’amico piemontese.
Ecopiazzola. Luogo dove di solito si raccolgono i libri di Umberto Eco, una volta letti.
Economist (The). E’ il giornale che Eco avrebbe voluto fondare, dirigere e riempire tutte le settimane con i suoi articoli tradotti in inglese.
Ecorriere della Sera (L’). E’ il giornale che Eco avrebbe voluto fondare, dirigere e riempire tutte le settimane con i suoi articoli tradotti in italiano.
Eco di Bergamo (L’). Ma s’intende l’Umberto de Hura-hura-hura o l’Umberto de Hota-hota-hota?
Ecosfera. Il pallone gonfiato con cui Umberto Eco giocava a calcio con se stesso. E vinceva sempre.
Ecosistema. La schedina di Minerva: un tredici assicurato!
GEco. Simpatico animaletto da cui ha tratto ispirazione per la trilogia “Kant e l’ornitorinco”,
“Kant che ti pass” e “Kant’en tucc lontan de Napoli se moeur, ma po’ i vègnen chi a Milan: terùn!”.
LEcoque. Umberto ai fornelli.
Mattoncini del LEco. Gioco per bambini atto a costruirsi una cultura mattoncino per mattoncino. Alcuni esempi di Mattoncini del LEco? “Vocali”, agile volumetto di 983 pagine sull’uso e sulla corretta dizione delle lettere “A”, “E”, “I”, “O”, “U”. Oppure “Ho scritto t’amo pio bove sulla spiaggia – Le formine del contenuto” (libretto erudito da ombrellone, 560 paginette fitte fitte) e il simpatico saggio sulle penitenze ludiche “Dire quasi la stessa cosa, Fare quasi sempre la stessa cosa, Baciare quasi mai la stessa donna, Lettera e Testamento”.
“Non so se mi spiEco”. Espressione dell’attore Diego Abatantuono dopo aver letto la classica rubrica settimanale sull’Espresso “La Bustina di Minerva”: “Ma la Bustina di Minerva è una piccola signora di Busto Arsizio che va dal tabaccaio a comprare i fiammiferi?”.
PEcorino. Invidioso del successo ottenuto in campo caseario dall’amico Alberto Moravia, che ha dato il nome a un formaggio duro e ben stagionato di nome appunto GranMoravia, anche l’Umberto non ha voluto essere da meno, marchiando con il suo inconfondibile nome uno dei prodotti caseari tipici del nostro Paese. La caratteristica del PEcorino è che ogni forma è caratterizzata da un titolo. Noi, per esempio, una volta abbiamo comprato il PEcorino denominato “Isotopie mandibolari transfrastiche a digestione sintagmatica”. Un sapore, a dire il vero, dal gusto indefinito, che fa il paio con l’ incomprensibile denominazione del pecorino.
REcord. E’ quello stabilito sui 100 metri da Usain Bolt quando gli hanno chiesto: “Ma lei è disposto a comprare un libro di Umberto Eco?”.
SuperEco. E’ una delle tre istanze psichiche dell’apparato mentale dell’Umberto. Le altre due sono MegaEco e ColossEco.
TEco. Espressione con cui Umberto chiudeva le sue lettere d’amore. Sta a significare: io sto bene solo con il “me” che c’è in “te”.
Vecchia cantina ProsEco di Valdobbiadene. A chi vuole vivere un giorno da Eco e vuole lasciare una eco nella storia della semantica o della semiologia, noi ComicAstri consigliamo una visita in questa cantina, dove è possibile stappare un quasi introvabile “ProsEco di Valdobbiadene”: è uno spumante brut, ma molt molt intellettual!