A Ballarò si parla di debito pubblico, di evasione d anche di liberalizzazioni, insieme agli ospiti Mario Resca, presidente di Comfimprese, Gianfranco Polillo, Sottosegretario all’economia, Lucrezia Reichlin, economista, David Riley, capo analista di Fitch (una delle più famose agenzie di rating), Fabio Salviato, di Banca Etica, Enrico Giovannini, presidente dell’ISTAT, Nando Pagnoncelli, presidente della società IPSOS, e Paolo Mieli, presidente della Rcs Libri. Si parla di nuove forme di commercio, come ad esempio quanto hanno pensato alcune donne le quali provano a rivendere i loro capi di abbigliamento usati. Ma si parla anche di saldi, quelli in negozio e quelli su Internet, perché la Rete promette i saldi tutto l’anno. Ma si può acquistare una camicia virtuale senza provarla? Probabilmente no, e così qualcuno va in negozio solo per provare e poi acquista online. Per quanto riguarda invece i negozi, adesso che gli orari sono liberalizzati la vita è più difficile per i piccoli commercianti e più facile per i centri commerciali. Mario Resca, presidente di Comfimprese dice che siamo in un periodo di recessione molto grave e il nostro debito pubblico di 1900 miliardi è detenuto in gran parte all’estero: per queste ragioni rischiamo dunque molto. Resca è a favore delle liberalizzazioni e della trasparenza del mercato perché favorisce il consumo e se i negozi possono aprire a qualsiasi orario, allora forse non è necessario più andare nei centri commerciali. In una situazione di emergenza non si può aspettare troppo e l’urgenza è un elemento fondamentale. Gianfranco Polillo, Sottosegretario all’economia, viene chiamato in causa per spiegare cosa intende fare ora il governo. Spiega innanzitutto che le proteste e le manifestazioni che si sono  scatenate contro le liberalizzazioni sono probabilmente un po’ troppo esagerate. Dal 2005 l’Italia è cresciuta meno perché è cresciuta meno la sua produttività e per una scarsa attenzione alla qualità del lavoro e agli orari di lavoro. Se si fa crescere la produttività si possono pagare più salari e andare incontro alle esigenze dei cittadini. Il governo non vuole ovviamente punire nessuno, ma solo avviare un processo che durerà qualche mese. Se si dà uno sguardo a Trenitalia e alle sue offerte si vede ad esempio che da Reggio Calabria a Milano non esiste un treno diretto e così finisce che prendere l’aereo diventa una soluzione più pratica e anche economica. Del resto altre aziende che erogano il servizio non ci sono, quindi alternative valide a Trenitalia non esistono. C’è poi la questione della banda larga e il Sottosegretario Polillo dice che il ministro Passera ha già parlato di un’asta da tenersi a questo scopo. David Riley è convinto che l’Italia, così come la Spagna, sia ad elevato rischio finanziario. I tassi di interesse che l’Italia deve pagare sono molto alti. Il rischio che il nostro Paese faccia default sembra essere però al momento molto basso. A medio termine è importante cercare più occupazione e sembra che il governo voglia impegnarsi in questo. Del resto per il rilancio dell’Italia un po’ di tempo ancora c’è. Si può andare avanti per diversi mesi, forse uno o due anni, ma quello che si deve ottenere è un ritorno di fiducia nell’insieme in tutta Europa. Le misure più urgenti devono consistere nel ridurre la burocrazia e nel rendere meno costosa l’assunzione dei lavoratori. Sul fatto invece che la Grecia andrà in default non si discute più. Argomento evasione: questo si dice è il Paese dove i parrucchieri dichiarano meno di 12.000 euro, per non parlare degli insegnanti che fanno ripetizioni private e che chiedono pagamento in contanti e non rilasciano mai delle ricevute. Così su 25 euro di compenso medio per un’ora di lezione si evadono circa 14 euro di tasse. Ed una bella fetta della nostra evasione si nasconde persino nel giorno del matrimonio. La convenienza a non chiedere una ricevuta sta nella possibilità di risparmiare. Così su un costo medio di 40.000 euro, per ogni matrimonio “in nero” si evadono circa 22.000 euro. Dunque evasori siamo tutti, non solo i ricconi di Cortina. La professoressa Lucrezia Reichlin, economista, dice che gli italiani non pagano le tasse perché pensano fondamentalmente di non avere un destino da condividere. Ci sarebbe bisogno di un’opera trasformatrice dei valori che cambi questo spirito, anche se oltre alla carota serva anche il bastone. Se l’Italia andasse in bancarotta, questo non sarebbe un problema solo nostro, ma di tutti. Servirebbero delle regole più chiare dunque.



Fabio Salviato, di Banca Etica, sostiene che dovremmo cercare di avere una visione un po’ più a lungo termine e trovare delle soluzioni che siano effettivamente diverse rispetto a quanto si è fatto fino a questo momento. Solo così si potrà forse uscire da questa situazione di crisi. Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, sottolinea che una stima ufficiale dell’evasione non ce l’abbiamo e quindi parliamo di queste cose senza avere un riferimento esatto. I numeri comunque dicono che per ora prevale tra gli italiani il consenso al Governo Monti e molti non si preoccupano affatto del declassamento, perché ritengono che sia un problema più generalmente europeo e non solo italiano. Gli italiani comunque hanno capito che questo è solo l’inizio di una lunga serie di sacrifici che si dovranno fare per cercare di salvare, forse, il Paese.

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