Gli Schettino e i De Falco d’Italia. A Servizio Pubblico non poteva mancare il momento “cult” dell’editoriale di Marco Travaglio, che ha dedicato il suo monologo al commento sul naufragio della nave Costa Concordia, focalizzandosi in particolare sui comportamenti, agli antipodi, del comandante Francesco Schettino, che ha abbandonato la nave che affonda, e il comandante De Falco, che ha duramente richiamato il collega a fare il suo dovere. Schettino e De Falco sono la rappresentazione del comportamento degli italiani? Marco Travaglio ha voluto sottolineare quanto sia normale trovare in Italia personaggi simili a Schettino piuttosto che come il comandante De Falco che, solo per aver fatto il suo dovere, ci appare come un eroe. Ogni tanto, ha affermato il giornalista, c’è la necessità di trovare un mostro, oggi il mostro è Schettino, che tutti vogliono in galera, compresi quegli stessi che una settimana fa affermavano, a proposito di Cosentino, che non si può condannare nessuno a priori. Eppure sicuramente il comandante non poteva reiterare il reato visto che nessuno gli avrebbe affidato più neanche un pedalò. In Italia c’è l’abitudine di affidare tutto ad un solo uomo, lasciandolo senza nessun controllo, creando una sorta di super uomo, un “bullo” che crede di poter far tutto e poi ci fingiamo sorpresi e siamo pronti a scaricare tutta la responsabilità su di lui. Nello stesso tempo, abituati come siamo, continua il giornalista, a sentire nelle intercettazioni gente corrotta che collude con chi sbaglia, ci meravigliamo del piglio di De Falco che striglia il comandante: ci sembra un marziano e lo assurgiamo ad eroe. Travaglio, ironico e tagliente, descrive il comandante bullo che abbandona la nave, pronto a salire in taxi, comprare i calzini nuovi, farsi portare in albergo e telefonare alla mamma che, guarda caso è mamma Rosa.. . E qui si ferma, per evitare che a qualcuno venga in mente qualcun altro che amava, come Schettino, circondarsi da donne, che ha abbandonato la nave uscendo dalla porta posteriore del Quirinale e lasciando la nave che affonda nelle mani di altri.



Del resto l’Italia, commenta Travaglio a Servizio Pubblico, è il paese di chi compie illeciti senza esserne a conoscenza, come ad esempio Tremonti con le case e Malinconico con le vacanze, ma il principe di questo modo di fare è, afferma Marco Travaglio, Formigoni.  Ma sembra che quella di Formigoni sia una sorta di maledizione, chi gli sta vicino finisce in carcere ovviamente ad insaputa del presidente lombardo. Infatti la lista che fa Travaglio è lunga e comprende Prosperino, Nicoli Cristiani il vice presidente della Lombardia arrestato per gli affari legati alle cave e ai rifiuti tossici sepolti sotto le autostrade e Panzoni, l’assessore di Formigoni accusato di bancarotta.
Ma Formigoni, continua sarcastico il giornalista, è morigerato, solo per caso si trovava sullo yatch di Marco Giulio Mazzarino De Petro, braccio destro di Formigoni, amico di Saddam Hussein al quale il rais ogni tanto mandava un barile di petrolio. Travaglio cita inoltre il caso di Nicole Minetti igienista dentale del San Raffaele che, sempre a sua insaputa, Formigoni si è trovato nella sua lista elettorale, poiché, evidentemente il consiglio regionale aveva proprio bisogno di un igienista dentale. A proposito di Don Verzè, Formigoni, non ha potuto dire di non sapere e infatti non ha detto nulla.
Ecco, conclude Travaglio, in 15 anni Formigoni è stato sempre fortunato non ha mai incontrato un De Falco che gli abbia detto ” Ma che fai?” Il giornalista affida la chiusura a Enzo Iannacci riprendendo i versi di “Faceva il palo nella banda dell’ortica”. Il video alla pagina seguente.



 

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