Stasera la fiction Il restauratore sarà in onda su Rai Uno, alle 21.30. La serie tv, con Lando Buzzanca, racconta la coinvolgente vicenda di Basilio, artigiano dal passato misterioso, con un dono particolare: prevede fatti che accadranno e riesce così a evitare gravi crimini. Anche la fiction Rai affronta il tema del paranormale, come sta facendo il comparto fiction di Mediaset con Il tredicesimo apostolo. La serialità televisiva sta affrontando nuovi temi, prima inesplorati. Sarà questa la nuova frontiera di questo genere tv? Labbiamo chiesto a Martina Colombari, protagonista femminile di Il restauratore, che regala qualche anteprima della fiction e racconta in esclusiva a Il sussidiario.net la sua esperienza di solidarietà ad Haiti



Il restauratore affronta il tema del paranormale, un tema molto in auge nelle serie tv attuali, come Il tredicesimo apostolo. In che direzione sta andando la fiction dal punto di vista della forma e dei contenuti? Percorre nuove strade?

Credo che il pubblico desideri un nuovo approccio con cui realizzare le fiction: si affrontano temi nuovi, che tuttavia non vengano sviluppati con arroganza. E questo è stato fatto ne Il restauratore che è un prodotto televisivo né troppo moderno, né eccessivamente legato ai soliti contenuti, e recitata con qualità da tutti gli attori. Racconta di misteri, delle luccicanze, riuscendo anche a colorare di sentimento la trama della serie.



Ci può parlare del personaggio che lei interpreta,  Maddalena?

Maddalena è un personaggio concreto, sfacciato, una donna che si è realizzata da sola attraverso il suo lavoro di restauratrice, lasciando poco spazio alla sua vita privata. Lincontro con Basilio cambia la sua vita. Loro due si somigliano e fra loro nasce un rapporto bellissimo, in cui Basilio che diventa un vero compagno di viaggio per Maddalena.

Ci può raccontare qualche anticipazione delle prossime puntate? In particolare relative al suo personaggio

In realtà non posso dirvi molto. Non so proprio cosa mi farebbero. Posso solo anticiparvi che Maddalena vivrà una situazione drammatica che la coinvolgerà direttamente.



E ci può raccontare anche qualche aneddoto che è successo del backstage durante le riprese di questa fiction?

Abbiamo girato un mese a Roma, poi due mesi e mezzo a Belgrado, infine un altro mese a Roma. A Belgrado è stato ricostruito alla perfezione con un lavoro magistrale tutto il quartiere di Trastevere. Lì abbiamo dovuto recitare anche in serbo, visto che molti degli attori presenti in questa fiction erano proprio di quella nazionalità. Non è stata una cosa facile, perché questa lingua è veramente difficile, non conosce sfumature. Belgrado è una città bellissima che sembra però rimasta al periodo della fine della guerra in Jugoslavia. Una città, un paese che deve trovare la forza per rilanciarsi, per trovare un futuro. Siamo stati accolti benissimo, con unospitalità eccezionale.

Ci può raccontare qualcuno degli episodi più significativi delle sue esperienze artistiche, da Quello che le ragazze non dicono a Carabinieri, ai Cesaroni, aAl di là del lago?

Forse la prima che mi viene in mente è che quando ho recitato in Quello che le ragazze non dicono, non avevo mai seguito alcun corso di recitazione.  Ma tutto è andato benissimo, è stata unesperienza straordinaria, di quattro ragazze protagoniste di questa storia.

Ha lavorato molto con Carlo Vanzina, come sono state queste esperienze dal punto di vista professionale?

Carlo Vanzina è una persona squisita, un vero signore con il gusto del bello, delle donne, che sa trattare tutta lequipe di un film, attori, personale, tecnici allo stesso modo, non si fa condizionare per niente dal ruolo e dallimportanza delle persone.

Si è cimentata anche in altri ambiti artistici. Ci può anche raccontare della sua attività di fotografa con la mostra fotografica Martina invisibile e del suo lavoro di modella. In che senso la moda può definirsi arte?

In due mesi ho fatto 4000 foto. E’stata quasi una seduta di psicanalisi, attraverso cui è scaturito questo libro. In realtà penso che tutto ciò da cui viene alla luce emozione può diventare arte. Anche mio figlio di 7 anni può farlo.

Lei è molto impegnata anche in ambito sociale. Si è messa in prima linea per i bambini di Haiti e ha dato un’incredibile testimonianza di solidarietà. Ci racconta qualcosa di questa esperienza. Come l’ha vissuta da donna, da professionista e soprattutto da mamma?

Tutto è iniziato quattro anni fa. Sono andata in questo paese, Haiti. Poi ci sono stati diversi viaggi. Mi hanno cambiato la vita. Mi sono trovata di fronte a una situazione drammatica, dove non c’era niente. Sono stata ad Haiti prima e dopo il terremoto che ha colpito questa nazione. Ho dato il mio contributo. E’stata un’esperienza che mi ha cambiato profondamente perché ho vissuto a contatto col dolore in una terra con tanti problemi, dove anche la situazione politica è difficile. Adesso sento sempre il bisogno di andare ad Haiti, per dare il mio impegno sociale. Lo faccio attraverso La Fondazione Rava, che mi permette di realizzare tutto questo.

Quali saranno i suoi impegni prossimi impegni professionali?

Sarò sul set del film “2 agosto 1980, i giorni della collera” di Giorgio Molteni che racconta della strage di Bologna. Il film uscirà in primavera. Io faccio recito nel ruolo di una giornalista che indaga sulla morte di un’amica e vuole fare luce su questa tragica scomparsa.

(Franco Vittadini)