Avete notato che negli ultimi tempi Diego Della Valle ce lha proprio con tutti? Mica solo con Sergio Marchionne. Anzi, come ha titolato il giornale economico-finanziario più letto dai calzaturieri, La Soletta 24 Ore: Della Valle ce lha con Tods quants gli amministratori delegati italiani. Sarà che NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori) lascia spesso i passeggeri a piedi (cosa non del tutto disdicevole per il nostro: raggiungere una destinazione a piedi, con relativo consumo di suole, non è poi così riprovevole per chi vuol dar le scarpe al prossimo); sarà che si è ritrovato escluso dal patto di sindacato della Rcs (che per lui è lacronimo di Rizzoli, Calzature, Sottopiedi); sarà che qualcuno allinterno dei salotti buoni vuole fargli le scarpe (proprio a lui, capite? Come parlare di corda in casa dellimpiccato), sta di fatto che limprenditore marchigiano non sta esitando a polemizzare con chiunque gli capiti a tiro.
Bersaglio preferito dei suoi attacchi resta comunque lamministratore delegato di Fiat. Dopo aver cercato di mettere alla berlina (si tratta pur sempre di automobili!) la Fiat, a suo dire colta con le mani nella marmellata perché se ne voleva andare, con gli uffici stampa che lavorano più degli uffici-progettazione, il carattere impulsivo lo ha portato ad incalzare (DDV tratta pur sempre scarpe!), semmai ce ne fosse bisogno, con toni probabilmente sopra le righe: Questi improvvisati della Fiat ci vogliono raccontare perché non fanno automobili in Italia. Alla banalità si aggiunge lindisponenza di chi ci vuole prendere in giro con argomenti tuttaltro che convincenti.
Immediata la replica di Marchionne: Non parliamo con gente che fa borse, noi facciamo vetture. Con quello che lui investe in un anno per la ricerca e sviluppo, noi non realizziamo nemmeno la minima parte di un parafango. La smetta di rompere le scatole! (sottinteso: che poi non sa più dove mettere le scarpe!).
E invece DDV non solo non ha desistito, anzi, ha incrementato le polemiche. Che hanno raggiunto lo zenit in unincredibile sarabanda di interventi pubblici. Al Micam Shoevent (la fiera milanese internazionale delle calzature) ha incontrato, tra gli stand della collezione primavera-estate 2013, gli amministratori delegati di Car Shoe (rinomato marchio che produce il classico mocassino driving) e di Diesel (multinazionale italiana dellabbigliamento) e li ha attaccati con veemenza, convinto, dai nomi delle due aziende, che lavorassero anche loro per la Fiat.
Intervenendo, poi, a un incontro pubblico sul tema Mettete in contatto chi cerca lenti a contatto, a una domanda sulla Luxottica, azienda leader nella produzione di occhialeria, Della Valle, ancora accecato dalla stizza, ha risposto: Mi chiedete della Luxottica? Vi dico schiettamente come la penso: sulla presunta qualità dei loro prodotti non ci vedo chiaro, mi sembrano però una gran montatura. E poi, la produzione ristagna, le vendite sono in forte ribasso: in una parola, sono lenti. Al che, lamministratore delegato Andrea Guerra, fedele al cognome che porta, ha dato battaglia, rispondendo prontamente: Non parliamo con chi si limita a fare un Tods di calzature allanno, quando noi produciamo milioni di occhiali. La smetta di tirare troppo la stringa, pardon, la corda.
Ma non è finita qui. In una lunga intervista, incentrata sull’attuale realtà industriale italiana, concessa al giornalista italo-americano Tom Aia – esperto di industria calzaturiera e caporedattore della rivista americana di settore “He wore Wimbledon’s shoes” (in italo-meneghino si potrebbe tradurre con: “El purtava i scarp de tennis”) – Della Valle si è letteralmente scatenato. In rapida successione, ha infilzato in un personalissimo spiedo prima l’amministratore delegato di Generali (“Si comporta spesso da caporalmaggiore, salvo poi fare signorsì con la moglie”), poi quello di Enel (“Un tipo spento, la cui frequentazione mi intristisce e rabbuia”), non scordandosi di Trenitalia (“Arriva puntualmente in ritardo agli appuntamenti”), né tantomeno di Alitalia (“Ha una considerazione esagerata di sé; ama, quando interviene a quei rari convegni a cui viene invitato, parlarsi addosso; mentre dovrebbe volare un po’ più basso”). DDV non ha risparmiato proprio nessuno: dall’a.d. di Amadori (“Quanto è ingenuo: fa sempre la figura del pollo”), a quello di Bialetti (“Non gliene frega un baffo della sua azienda. Dovrebbe produrre macchine da caffè, e invece i suoi stabilimenti fanno acqua da tutte le parti!”), dal diretto concorrente Geox (“Quando interviene nel CdA, tutti trattengono il fiato: nessuno respira, neppure le loro scarpe”), a Bulgari (“Una persona con un gran brutto carato”), da Lottomatica (“Gratta gratta non ci trovi niente di interessante”), a Pirelli (“E’ un muro di gomma”), passando per Seat Pagine Gialle (“E’ pesante come una guida del telefono”), ai responsabili di Telecom Italia (“…chiami e trovi sempre occupato”). Un pensiero è andato persino all’amministratore delegato di Autostrade d’Italia (“Ogni volta che chiedo un appuntamento, devo mettermi in coda come uno qualsiasi…”), di Benetton (“Troppe volte ho provato a parlargli: ma perde sempre il filo del discorso”), di Italcementi (“Un management duro, poco malleabile”), di Elica (“Ha un difetto enorme: è facilmente suscettibile. Infatti gli girano velocemente le balle”) e di Amplifon (“Irritante, su tante questioni non ci sente proprio e ti fa ripetere le cose mille volte”).
Arrivato a questo punto dell’intervista, con l’irritazione alle stelle e l’umore sotto i tacchi, il bravissimo Tom Aia ha pensato bene di porgli una domanda più tranquillizzante. “Dottor Della Valle, lei ha ancora un sogno nel cassetto?”. La risposta, in perfetto DDV style, è stata quantomeno imprevedibile: “Sì, mi piacerebbe produrre guanti, così da poter finalmente usare uno slogan inventato da me molti anni orsono: Metti i tuoi piedi in buone mani!”. Ma il mio amministratore delegato dice che è un’idea che non può fare tanta strada. Come vede, ho proprio ragione ad avercela con Tod’s quants gli amministratori delegati!”.