Torna l’affresco dell’Italia del Dopo Guerra con il sindaco e il parroco più simpatici del piccolo schermo, interpretati dall’attore francese Fernandel e Gino Cervi. Alle 21.10 su Rete 4 andrà in onda Don Camillo monsignore… ma non troppo, il quarto episodio della saga di Don Camillo e Peppone, diretto da Carmine Gallone e tratto dai racconti di Giovannino Guareschi. Sarebbe dovuto essere il capitolo conclusivo della saga, ma ebbe invece un lusinghiero successo al botteghino cosicché si decise di girarne un ulteriore episodio. Siamo nel 1960 e i superiori di Don Camillo si sono sbarazzati di lui facendolo monsignore e trasferendolo a Roma e lo stesso hanno fatto i dirigenti comunisti con Peppone, eletto senatore. I due amici-nemici però si re-incontrano dopo tre anni, nel vagone letto di un treno. Appena tornati al paese hanno nuovi problemi da affrontare, come la costruzione di una Casa Popolare a discapito di una piccola cappella votiva posta su terreno della curia, la cosiddetta Madonnina del Borghetto. Peppone vuole abbattere la cappella che, alla fine, resisterà a tutti i tentativi di abbatterla e farà parte dell’edificio. Altra questione è quella del matrimonio del figlio di Peppone, che questi vuol far celebrare nella sola forma civile, mentre la moglie vorrebbe per il figlio un matrimonio come quello che ha fatto lei con Peppone, cioè in chiesa. Peppone, per aver l’assenso del padre della futura nuora – uomo “della banda del prete” e invalido – alla forma civile, gli offre un posto di usciere in comune. Don Camillo, invece, promette all’uomo la gestione di una pompa di benzina: alla fine, come sempre, si arriverà a un compromesso dettato anche dal fatto che Peppone ha vinto una grossa somma al Totocalcio che non sa come ritirare e inoltre, sarà ricattato con foto giovanili che lo ritraggono mentre si appresta a fare la Comunione. Sarà Don Camillo a riscuotere la vincita per lui, ma chiederà che il matrimonio si celebri in forma religiosa: le cerimonie, alla fine, saranno due. La prima in una piccola cappella in forma privata mentre la seconda in pompa magna in municipio sotto gli occhi della Brescello comunista.  



Alla fine, Don Camillo ritira anche la vincita di Peppone e, la notte precedente alla consegna del malloppo viene persuaso dalla moglie che se al parroco dovesse accadere qualcosa, il denaro vinto andrebbe irrimediabilmente alla parrocchia. Peppone torna, quindi, in canonica a ritirare la vincita. Tutto questo causerà il richiamo dei superiori sia al sindaco di Brescello, sia a Don Camillo.

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